Fare il genitore è un mestiere duro e impegnativo. Internet e il Web 2.0 hanno complicato di molto le cose. Padri e madri oggi sono obbligati a conoscere le nuove tecnologie della comunicazione e dell’informazione. A loro tocca il compito di illustrare ai propri figli le potenzialità e i pericoli nell’epoca della cosiddetta “Onda net”.
Il libro Genitori digitali, scritto dalla psicologa Barbara Volpi, edizioni il Mulino, vuol essere una guida pratica e teorica, in grado di suggerire consigli validi. Perché dal 2007, con la nascita dell’iPhone, i ragazzi sono sempre ‘in contatto’, e i genitori spesso si fanno travolgere dal mondo digitale, non sapendo come affrontarne le sfide.
Genitori digitali: le difficoltà del mondo connesso
Diventare genitori consapevoli e capaci di svolgere egregiamente la propria funzione educativa nell’era touch è possibile. Barbara Volpi spiega come dialogare con la generazione dei nativi digitali, sempre armati di smartphone, continuamente presenti sui social network.
Agli innocui selfie, post, tweet, emoticon, si affiancano fenomeni preoccupanti e pericolosi quali il sexting, il cyberbullismo e il grooming. Parole entrate di forza nel vocabolario degli adulti. Destabilizzanti e foriere di paure, rivelano l’inadeguatezza dei grandi nel fronteggiare il lato oscuro della grande libertà offerta dalla rivoluzione digitale.
Se da un lato ci sono genitori che in preda all’ansia esercitano un ipercontrollo sui profili social dei figli, dall’altro ci sono quelli che non hanno tempo, e demandano alla tecnologia il compito di intrattenere e divertire i loro figli, sottovalutandone i rischi.
Vivere sempre connessi ma isolati nella propria stanza, incollati allo schermo del computer o del cellulare, può favorire solitudine e alienazione. Senza contare le forme di violenza presenti in Rete, copia digitale del mondo reale.
Ed è proprio dal mondo reale, come suggerisce la Volpi, che bisogna partire per il benessere psicologico e sociale del bambino prima, e del ragazzo poi. I genitori devono battere su un concetto base: nulla può sostituire il rapporto umano tra genitori e figli. Gli strumenti tecnologici sono un “mero mezzo d’esperienza condivisa affettivamente”. Servono ad intercettare nuove possibilità di comunicazione e relazione.
Genitori digitali: i comportamenti virtuosi
Tra teorie scientifiche ed esperienze di vita vissuta, il libro descrive in che modo introdurre il mondo digitale e la sua sana fruizione nella quotidianità dei figli. La Volpi scandisce e descrive per ogni fascia d’età, dalla prima infanzia all’adolescenza, compiti e comportamenti virtuosi dei genitori. A cui aggiunge consigli pratici su come riconoscere tempestivamente i campanelli d’allarme che segnalano il disagio webmediato, e come intervenire.
Da 0 a 2 anni, spiega la psicologa, dalla vita del bambino i dispositivi digitali vanno esclusi del tutto. In questa età hanno la precedenza lo sviluppo dell’immaginazione e dell’interazione condivisa, ricorrendo alle ‘parole di carta e non di web’.
Dai 3 ai 5 anni bisogna favorire la nascita del senso di sé. I genitori devono giocare con i propri figli, fuori e dentro casa. In modo che conoscano la realtà prima di addentrarsi in quella virtuale dei giochi digitali.
Dai 6 ai 10 anni può avere inizio l’educazione digitale. L’adulto accompagna il bambino, formandolo gradualmente ad un uso consapevole degli strumenti. Dagli 11 ai 14 anni i ragazzi possono cominciare a navigare assieme al genitore, condividendo le esperienze vissute in Rete. Percorso necessario affinché il ragazzo acquisti la propria indipendenza e la propria autonomia digitale, che arriva tra i 15 e i 18 anni. Età in cui figli e genitori possono beneficiare di ciò che la psicologa definisce “l’agire affettivo della famiglia connessa”.
Michele Lamonaca