Di Rosanna Marani
Non si è ancora spento l’eco della questione genitore 1 e genitore 2 da apporre ai documenti, per sostituire nelle generalità dichiarate, “madre” e “padre”. Mania del politicamente corretto. Ho rimuginato allora sulla differenza tra egotismo (il considerare se stessi pari ad un dio) maschile indotto e femminile, dedotto.
L’uomo alleva il suo ego, sostenuto dalla storia, dalla società, dal linguaggio, dalla madre stessa.
E dunque il suo egotismo è un trampolino di lancio, la partenza da cui come maschio, diviene detentore di una spada di offesa e di predominio e di arroganza e di umiliazione e di possesso.
Vedesi stupro in generale e di guerra in particolare, femminicidio con complicità di una religione qualsiasi che erige altari solo per gli appartenenti al genere di cui sopra.
L’egotismo femminile per quanto assurdo sia, è un traguardo a cui arriva la donna mano a mano che acquista la stima in sé, nonostante, per esempio, i libri scolastici perpetuino le frasi fatte tipo: l’uomo lavora e la mamma canta mentre spolvera.
Nonostante tutti i nonostante che incontra nel suo percorso.
Il maschio impera. Dilaga. Ovunque. Sposa una donna e le dà il cognome. Come gesto d’amore?
Una donna dunque, sulla sua lapide potrebbe essere citata come Maria Rossi vedova Bianchi, Verdi, Gialli, Neri.
Se le muoiono poi 7 mariti di fila, per pura sfortuna, non tornerà mai al suo cognome da ragazza. Senza scordare che da ragazza ha portato un cognome di un altro uomo, il padre.
Quindi figlia di, moglie di, madre di.
Mi chiedo quando sarà se stessa?
E stiamo in giro a parlare di genitore 1 e di genitore 2. Ottimo.
Suggerisco però, prima di aprire una discussione dei genitori 1 e 2, senza specificare la tendenza sessuale che è faccenda personale e privata, di pareggiare i conti.
Ovvero di affermare e riconoscere l’identità dell’individuo donna.
Non ci dimentichiamo che mette al mondo i figli, seppur con quell’aiutino del marito, se li porta in pancia 9 mesi, se li cresce spesso da sola e se li ritrova, estranei, nello stato di famiglia.
E se puta caso, i figli hanno padri diversi, nati da matrimoni regolari plurimi, avranno anche i cognomi diversi.
Il famoso, ormai fuorviante cognome di cui sopra, che mi pare marchi o imprima una sudditanza femminile per la durata di tutta una vita, ad usi e costumi che personalmente, io, non tollero più.
In sostanza ho un desiderio: vorrei che la società permettesse la scelta tra due persone, tra uomo e donna considerati due personalità socialmente equiparate ad essere una totalità intera, ciascuna. Separata e divisa.
Altrimenti non mi rimane altro da consigliare a noi donne, come accessorio adeguato ad ogni occasione un bel pensiero piccone e non la solita borsettina a tracolla della tradizione.
Cambiare non solo si può. Ma si deve! Insieme e con il supporto di uomini di buona volontà e di buon pensiero.