Secondo uno studio americano, la salute mentale della Generazione Z è sottoposta a pressioni esterne che non hanno precedenti
Ad analizzare il caso della Generazione Z è un’organizzazione che ogni anno valuta i livelli di stress tra i cittadini statunitensi. Si tratta dell’American Psychological Association (APA), che anche quest’anno ha pubblicato il report Stress in America 2020. Una mappatura dettagliata di come i cittadini reagiscono allo stress, sia fisicamente che psicologicamente. Dal 2007, anno della prima pubblicazione, si è osservato come eventi esterni considerati negativi, possano influenzare i livelli di stress. Ad essere analizzati anche gli stressor, eventi percepiti come ragione di stress e che innescano sensazioni negative.
Potevamo ben immaginarlo, eppure lo studio sottolinea che lo stressor per antonomasia quest’anno è la pandemia
Il Covid19 infatti, oltre ad aver attanagliato l’economia mondiale, bloccandone lo sviluppo, ha avuto un impatto emotivo molto importante nella vita degli americani (e non solo). Un virus che ha paralizzato le nostre vite, diventando un vero e proprio trauma collettivo.
A subirne le conseguenze non solo chi, purtroppo, è stato contagiato dal virus oppure ha vissuto il dolore di una perdita, ma anche chi del virus ne sente solo parlare. Ma come reagiscono i giovani?
La Generazione Z
Mentre gli adulti riescono ad affrontare, in generale, la situazione attuale con positività, ripetendosi che “andrà tutto bene”, i giovani adulti della Generazione z (tra i 18 e i 24 anni) non sono della stessa idea. Questi ragazzi, nati tra la fine degli anni 90 e i primi anni 2000, si avvicinano all’età adulta in un momento estremamente critico, di incertezza e fragilità. In un’epoca in cui la sorte dell’umanità, su più livelli, appare oscura, la Generazione Z si ritrova senza un appiglio e con molto stress da gestire. Il report mostra che su una scala da 1 a 10, il livello di stress della Generazione Z arriva a 6,1.
Un dato significativo se paragonato a quello di altre generazioni: 5,6 per i millennial ( 24-41 anni), 5,2 per la Gen X (42-55 anni), 4,0 per i boomer (56-74) e 3,3 per gli anziani (75+). Una generazione più aperta, che proietta la propria vita in un’ottica multiculturale e globale. Ma è anche una generazione che, per gli anni in cui è cresciuta, è schiacciata dall’ansia per il futuro, per le diseguaglianze sociali ed economiche.
La goccia che fa traboccare il vaso
Sebbene l’importanza della salute mentale passi ancora in secondo piano in molti paesi, la generazione Z rappresenta una fetta cospicua della popolazione (in Italia sono circa 8 milioni). In futuro ci si preoccuperà di più della salute mentale dei giovani. O saranno questi ultimi, in totale autonomia, a dover trovare una soluzione per essere tranquilli se non di più, almeno quanto i propri genitori?
Maria Cristina Odierna