Gender gap: nel mondo mancano 142 milioni di donne

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Gender gap alla nascita: nel mondo mancano 142 milioni di donne; a dirlo il rapporto sulla popolazione del 2020. La causa è tutta “maschile”.

Il report

Secondo un dossier di Terre des Hommes, al mondo mancherebbero 142 milioni di donne non nate o non cresciute. La denuncia arriva anche dall’UNFPA (Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione), che si occupa anche della salute sessuale e riproduttiva. Il rapporto fa luce su 19 violazioni dei dritti delle donne, analizzandone principalmente tre: l’aborto dei feti di sesso femminile, le mutilazioni genitali e il matrimonio infantile. Tutte pratiche messe in atto per rendere economicamente sostenibile il “peso” di una donna in famiglia.
Le cause sono le politiche discriminatorie messe in atto in paesi in cui nascere donna non è economicamente conveniente.

Nel corso degli anni il gender gap alla nascita è aumentato, toccando principalmente Cina e India che, insieme, coprono il 95% delle mancate nascite femminili.
Le pratiche maggiormente usate, per scoraggiare una nuova presenza femminile in famiglia, sono molteplici: dall’aborto selettivo all’infanticidio, fino ad una vera e propria mancanza di cure verso la nascitura, che viene lasciata morire. In India, ad esempio, si è registrato un aumento del 25% di nascite maschili, portando a 43 milioni di uomini in più rispetto alle donne.

La sitauzione in Asia

Avere una figlia femmina è come innaffiare il giardino del vicino

(proverbio indiano)

Essere donna in India è una condizione discriminante e le donne sono spesso scoraggiate a portare a termine una gravidanza se il nascituro è di sesso femminile. Perché questa pratica? Una figlia femmina rappresenta una spesa ingente per la famiglia che dovrà pagare anche solo per darla in sposa, spesso indebitandosi.
Anche qualora la gravidanza venisse portata a termine, e la ragazza data poi in moglie, la sua vita non è ancora salva. La famiglia del marito, infatti, se si ritiene scontenta della sposa può ucciderla inscenando un incidente o spingerla al suicidio attraverso pesanti pressioni psicologiche.
Anche nel caso in cui dovesse morire il marito, poi, la donna si ritroverebbe priva di qualsiasi diritto e senza averi.




Anche la Cina conosce ancora oggi pratiche simili a quelle indiane, strascico della legge del figlio unico promossa da Deng Xiaoping nel 1979 e abolita solo nel 2013. Secondo un report della Commissione della Salute, nel 2015 in Cina mancavano oltre 40 milioni di donne: uno dei gender gap peggiori di sempre, cui non si è posto ancora rimedio. Ancora oggi, infatti, nascere donna nel paese asiatico non è sempre economicamente sostenibile.

Il gender gap rappresenta un problema, non solo in ambito di diritti civili, ma ha conseguenze su tutta la società. Sempre in Cina, è difficile per un uomo sposarsi e trovare una donna proprio a causa di questo squilibrio. Questo, dal punto di vista culturale, rappresenta un ulteriore problema e spinge molti giovani uomini ad affittare una ragazza da presentare ai loro genitori per non subire uno stigma sociale e famigliare.
Un ulteriore danno, poi, viene arrecato all’economia del Paese: a causa del gender gap, la popolazione attiva e in età lavorativa diminuisce, con il conseguente aumento di anziani aventi diritto alla pensione.

In Occidente

Il gender gap alla nascita non riguarda solo i paesi asiatici, ma tocca anche l’occidente. Negli Stati Uniti, ad esempio, comincia a rilevarsi un importante divario tra nascite maschili e femminili; il picco lo si è avuto tra il 2014 e il 2018 con 122 maschi per 100 femmine. Anche in questo caso, però, si tratta di famiglie indiane e cinesi, ma anche ispaniche, emigrate negli USA.
Lo stesso discorso tocca quasi tutta l’Europa e anche l’Italia non ne è immune; qui l’aborto selettivo è praticato principalmente da comunità di origine cinese o albanese, anche se ben integrate da tempo.
Questo fa capire come tale pratica sia prima di tutto un retaggio culturale che perdura al di là delle condizioni economiche, di istruzione o di inserimento nella società.

Le conseguenze della pandemia

A peggiorare le cose, entra in gioco anche la pandemia da Covid-19. Con questa situazione d’emergenza, infatti, per molte donne è difficoltoso recarsi in ambulatorio o in ospedale, per paura del contagio o per mancanze economiche. In questo modo le pratiche contraccettive vengono interrotte, arrivando a gravidanze non sempre desiderate che potrebbero essere “risolte” con infanticidi e aborti selettivi.
Un pericoloso effetto domino da non sottovalutare.
Anche nascere, quindi, è un privilegio di genere.

Marianna Nusca

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