Anoressia nervosa e DNA
Ultimamente, è stato scoperto un legame tra anoressia nervosa e genetica. È stato trovato un punto preciso del DNA sul cromosoma 12, chiamato “rs4622308”. Si tratta di un locus genico (un determinato punto su un cromosoma contenente un gene o una precisa sequenza genetica) associato alla malattia.
Oltre al locus genico, bisogna ovviamente prendere in considerazione i fattori ambientali, sociali, psicologici e via dicendo. Quindi lasciamo perdere luoghi comuni come i media e la vanità. È tutta una questione di DNA, ma non solo.
Anoressia nervosa e gemelli
Secondo uno studio condotto in Svezia, i gemelli sono più inclini a sviluppare l’anoressia. Lo studio ha seguito oltre 2 milioni di bambini dalla nascita fino all’età adulta: i bambini appartenenti a coppie o triplette di gemelli avevano il 33% di possibilità in più di ammalarsi di anoressia.
Come già detto, i disturbi alimentari hanno una predisposizione genetica. Dunque i gemelli, condividendo gli stessi geni, hanno maggiori possibilità di sviluppare un disturbo alimentare rispetto ai figli unici.
«Se un gemello ha un disturbo alimentare, l’altro gemello ha alte probabilità di avere anche lui un disturbo alimentare» sostiene Nicole Siegfried, direttrice di un programma sui DCA di Birmingham in Alabama. Vi sono varie teorie a riguardo. La più quotata riguarda i gemelli monozigoti. Se i gemelli sono identici, ognuno vede l’altro come il proprio riflesso allo specchio: un possibile rivale. In caso di DCA, questa competitività può portare ai casi più gravi.
Samantha e Michaela Kendall
Era il 1994 quando la storia delle gemelle inglesi Samantha e Michaela Kendall fece il giro del mondo. Soffrivano di anoressia nervosa da più di dieci anni, e la loro malattia era arrivata a livelli molto pericolosi. Tutto era iniziato come un gioco: perdere qualche chilo per potersi finalmente liberare dalle prese in giro dei compagni di scuola, che le tormentavano per il loro sovrappeso.
Tra le due, Michaela era quella con il carattere più forte e Samantha tendeva a seguirla anche nei comportamenti più distruttivi.
«La competizione peggiora la situazione. Se Michaela dice che non vuole una tazza di tè, allora nemmeno io la voglio, anche quando sono disperata per la fame. Quando le dico ‘Per favore, Michaela, mangia un po’ di più, sembri uno scheletro’, lei mi risponde ‘Sei solo invidiosa’» dichiarò Samantha durante un’intervista.
Nell’aprile del 1994, Michaela morì. Disperata per la morte della figlia e decisa a non lasciare che anche l’altra la seguisse, Suzy Kendall, la madre delle gemelle, decise di giocare la sua ultima carta. Samantha fu mandata nella Clinica Montreaux in Canada, dove degli specialisti si occuparono della sua malattia. La giovane tornò a casa visibilmente migliorata, ma non aveva completato il programma.
Nell’ottobre del 1997, Samantha si suicidò. Aveva 30 anni. Nonostante i buoni propositi, non poteva più stare senza la sua amata Michaela. I gemelli hanno un legame fortissimo, simbiotico, e Samantha doveva sentirsi persa senza la sua gemella.
Clare e Rachel Wallmeyer
Geelong (Australia), 2004. Rachel e Clare Wallmeyer avevano 34 anni. Erano due gemelle identiche e soffrivano di anoressia nervosa da quando ne avevano 14. Niente adolescenza, per loro, né un lavoro, un fidanzato. Niente. Una vita vissuta interamente in funzione dell’anoressia.
E pensare che la loro vita era così promettente… Carine, vivaci, ottime studentesse con una grande passione per gli sport: tutto questo è stato spazzato via da un disturbo alimentare. Le due donne erano consapevoli di dover morire.
«La gente continua a dirci ‘Provate a guarire’. Ma cosa vuol dire guarire? L’anoressia è diventata una parte importante della nostra identità e noi ci siamo arrese. Quello che deve succedere, succede. Abbiamo paura di morire, ma abbiamo anche paura di continuare a vivere così. Se morissi, Clare non resisterebbe nemmeno un minuto senza di me, e per me sarebbe lo stesso se accadesse a lei»: queste le terribili parole di Rachel.
Nel 2012, le due gemelle sono morte, ma non a causa dell’anoressia. Un incendio ha posto fine alle loro vite tormentate. In un’intervista, le due donne avevano detto che persino la morte non sarebbe stata così terribile se fossero state insieme. Ed è così che è finita la loro vita simbiotica: insieme.
Non solo competitività
Tra i gemelli, soprattutto monozigoti, vi è una grande competitività. Ma – le storie di Samantha e Michaela e Clare e Rachel ne sono un esempio – tra di essi vi è anche un forte attaccamento.
Concludiamo con le parole della psicologa Dana Harron: «Le dinamiche che hanno rafforzato il disturbo alimentare possono anche aiutare a guarire. I gemelli possono tirar fuori il peggio l’uno dall’altro, ma anche una forza straordinaria».
Veronica Suaria