L’esperienza del Gaza Freestyle Festival propone un nuovo punto di vista sull’oppressione israeliana nei confronti dei gazawi. In Rompere il muro di Prospero Editore si intrecciano le storie delle centinaia di persone che hanno dato vita ad un’alleanza solidale tra Gaza e l’Italia.
Ripercorrendo la geopolitica di una Terra martoriata dalle bombe, gigantesca prigione a cielo aperto in un chiaro insulto alla vita – come sottolineato nella prefazione a cura di Meri Calvelli – le storie di speranza e libertà testimoniate dal progetto Gaza Freestyle offrono a chi legge la possibilità di osservare il conflitto con gli occhi delle giovani e dei giovani che sperano solo di sopravvivere al giorno successivo.
Dal 2015 al 2025, tutte le storie che hanno cercato di Rompere il muro dell’oppressione attraverso le arti circensi, l’hip-hop e lo sport, per un popolo che merita la vita.
Rompere il muro: lo scambio culturale tra Gaza e l’Italia nonostante l’oppressore sionista
La vita a Gaza non è mai stata facile, anche prima del 7 ottobre 2023, quando l’escalation di Israele ha dato il via a un massacro senza fine. In un contesto sociale in cui l’emergenza è la normalità e le violazioni dei diritti umani sanciti dalle Convenzioni internazionali sono la quotidianità, l’esperienza del progetto Gaza Freestyle e delle carovane solidali nella Striscia testimonia la voglia di libertà di una popolazione che merita la vita e che la furia genocida sta cercando di annientare.
Attraverso le testimonianze di chi ha partecipato alle carovane, nel nome di Vittorio Arrigoni (Vik), l’attivista italiano dal cuore gazawi, ucciso da un gruppo di terroristi affiliati jihadisti nel 2011 e figura che più di tutte testimonia il fortissimo legame solidale tra l’Italia e la Striscia di Gaza, in Rompere il muro si assiste all’incrocio di culture che sembrano distanti, ma che in realtà non lo sono. L’ospitalità dei gazawi, la voglia di imparare delle nuove generazioni e la forza delle donne nella Striscia sono solo alcuni degli aspetti che emergono dall’intreccio delle storie di vita e resilienza presenti nel libro.
Gaza Freestyle, perché nella Striscia è essenziale saper improvvisare, soprattutto se sei giovane
Nell’hip-hop, il freestyle è la capacità di improvvisare con stile in una delle discipline principali del genere, come il rap o il breaking. In un contesto come quello di Gaza “Freestyle è il termine più calzante. Bisogna avere la capacitò di improvvisare quando si presenta un problema a Gaza”, come ha evidenziato il writer Davide Smake, autore con LaFranz del capitolo sull’esperienza del writing con le bambine e i bambini che hanno partecipato al progetto in questi anni.
Eppure, alle pesanti difficoltà imposte dall’oppressore, si è contrapposto l’amore per l’arte e i colori; macerie e cemento sono stati ricoperti da messaggi di speranza e libertà che oggi potrebbero sembrare distrutti, ma che in realtà non lo sono perché i legami invisibili creati grazie alle carovane solidali sono più forti del genocidio.
Scegliere di colpire la popolazione più giovane e vulnerabile è scegliere di far crescere una generazione smembrata in un impeto di disumanità: se a Gaza sopravvivi, lo fai senza uno o più arti, continuerai la tua vita con la mancanza di una parte di te ed è per questo che l’hip-hop, il circo, lo skateboarding e il calcio sono veri e propri atti di resistenza, perché danno la possibilità di mantenere il controllo sul proprio corpo. Tutto ciò che hanno portato le carovane solidali è espressione di sé, uguaglianza e cultura, in netto contrasto con la violenza, le oscenità e i crimini perpetuati dagli occupanti:
Freestyle, ovvero: potete toglierci tutto, anche la vita, ma non la voglia di manifestare la nostra libertà. Anche se a Gaza non dovesse restare in piedi nemmeno un edificio, il ponte di cultura e solidarietà che abbiamo costruito resisterà.
Il circo, il calcio, lo skateboarding: lo sport sotto l’assedio
L’esperienza delle carovane solidali riportate in Rompere il muro evidenzia tutte le difficoltà nel raggiungere Gaza City. L’ambiente descritto è distopico e surreale, i controlli infiniti sotto le vessazioni dei soldati di guardia al valico di Erez simboleggiano quanto l’oppressione di Israele sia una minaccia ai valori più umani, che sembrano ricomparire solo quando le procedure di controllo si concludono e si va incontro all’ospitalità dei gazawi, tra caffè al cardamomo e falafel.
Il calore della popolazione di Gaza, contrapposta alla durezza dei controlli dei coloni, è un atto di libertà e, quando centinaia di persone si incontrano, si conoscono e giocano insieme, ballano insieme e fanno arte insieme grazie alle carovane solidali, quella voglia di libertà pura non può che essere rivendicata. In guerra le scuole circensi possono sembrare superflue, ma in realtà sono uno strumento per l’espressione del sé, per sfogare tutte le ingiustizie subite e per rivendicare la libertà del corpo, oltre ogni forma di inaudita violenza.
Nelle carovane solidali nessuno è lasciato indietro, ogni partecipante è parte attiva del progetto e contribuisce all’evoluzione dello stesso con le proprie idee. Le storie di Rompere il muro legate allo sport ci regalano un’immagine potentissima, custodita nella forza di un ragazzino che, senza una gamba, palleggia felice sulle macerie, in un inno alla vita che con resilienza si contrappone all’insulto alla vita, allo scempio perpetuato dai sionisti.
Il fondamentale ruolo delle donne di Gaza e la triplice oppressione: Israele, Hamas e il patriarcato
Se essere donna è già di per sé una condizione difficile, essere donna a Gaza significa combattere ogni giorno contro più oppressori. Nella guerra tra Israele e Hamas, le donne vedono solo oppressione, non importa chi sia il vincitore ma, in un contesto sociale in cui gli uomini vengono arrestati, uccisi o emigrano per motivi economici, le donne assumono i ruoli considerati come socialmente fondamentali.
Da questa consapevolezza sono nate molte associazioni nella Striscia dedicate all’empowerment femminile e il legame solidale con l’Italia emerge anche in questo aspetto. In Rompere il muro si viene a conoscenza delle storie dedicate alle donne di Gaza che lottano per i propri diritti, per l’emancipazione, l’autodeterminazione e l’indipendenza economica. La lotta al patriarcato e alla violenza di genere non ha confini, così come la lotta per l’emancipazione femminile. In questo contesto, lo scambio culturale con le donne di Gaza ha portato alla luce la straordinaria forza con cui “Combattono per la liberazione della mente, del corpo e della Terra nella più grande prigione a cielo aperto nel mondo“.
Le donne di Gaza non hanno mai chiesto aiuto alle cooperanti italiane, non assistenzialismo, ma mutualità. Con grandissima dignità, le gazawe perseguono con passione l’obiettivo di vivere in una società senza discriminazioni nei confronti delle donne e per questo spesso incontrano delegazioni esterne, con cui fano vita a un confronto diretto e a uno scambio collettivo che vadano oltre le barriere imposte alle donne di Gaza.
Rompere il muro è tutto questo e molto altro, è uno sguardo completo sulla situazione geopolitica nella Striscia, è resistenza contro chi usa anche l’acqua come arma, chi umilia, svilisce, espropria e uccide, ruba e opprime. Le storie delle centinaia di persone che hanno partecipato alle carovane solidali del progetto Gaza Freestyle, l’unione, la condivisione e la resilienza provate durante le attività convergono in una raccolta che lascia una fiammella di speranza, nell’attesa che l’umanità prenda consapevolezza sui crimini di guerra di cui è vittima la popolazione di Gaza, per la Palestina libera nonostante la crudele indifferenza del mondo intero.
Aurora Colantonio