Leonardo, 53enne gay torinese, è ricoverato con prognosi di 30 giorni per lesioni multiple, ecchimosi e fratture al setto nasale.
“Brutto ricch…, ti ammazziamo!” Così lo hanno aggredito un gruppo di persone, mentre Leonardo si trovava nel suo cortile di casa, dove abita con il compagno. Ma non è stata solo violenza verbale. Leonardo è stato preso a calci, a pugni, derubato del borsello e delle chiavi di casa. L’unica colpa? Il non avere con sé una sigaretta. O sotto c’è dell’altro? Magari un sentimento discriminatorio, un odio represso e ingiustificato, un’avversione insensata verso qualcuno di orientamento sessuale diverso dal proprio?
“Quando la provocazione deve scuotere le coscienze.
Ho deciso di pubblicare la violenza, non abbassiamo la guardia.
Quando l‘ omofobia ti colpisce ma non ti spezza”.
Le intenzioni degli assalitori erano davvero serie. Non volevano limitarsi a massacrarlo di botte fino alla morte, no. L’idea era di accoltellarlo e di buttarlo giù dalla finestra. Lo racconta lo stesso Leonardo in un video, poco dopo l’accaduto.
Al fianco di Leonardo
“Assume i contorni di un autentico linciaggio e di un pessimo inizio d’anno per la città – spiegano dal Torino Pride – I rapporti con il vicinato non sono mai stati semplici ma il due gennaio scorso sono arrivati a un punto di non ritorno. È folle, ingiustificabile e gravissimo essere aggrediti in casa propria, non è concepibile che varie persone del condominio tra cui ragazzi e madri di famiglia arrivino a gridare a Leonardo “r… di merda scendi che ti ammazziamo, le persone come te vanno bruciate”.
“Ho potuto parlare a lungo con lui, che ho trovato davvero molto provato sia fisicamente che moralmente», spiega Giziana Vetrano, coordinatrice del Torino Pride che si è attivato per fornire assistenza. «Vorrei tanto ringraziare anche a nome dell’interessato il personale medico e infermieristico del 118 e del pronto soccorso per la professionalità con cui hanno trattato il caso e il presidente Atc Marcello Mazzù che grazie all’interessamento del consigliere Torino del Pride, Alessandro Battaglia, ha dato la disponibilità a collaborare per affrontare e risolvere il problema che da subito si configura come emergenza sociale complessa. Ora aspettiamo un segno importante da parte della politica. Chiediamo che seguano i fatti concreti“.
Anche la portavoce di Arcigay Torino, Francesca Puopolo, ha voluto dire la sua. “Un gesto che, come il caso del luglio 2018, si cela dietro la sicurezza del gruppo, composto da una decina di giovani condomini, nei confronti di un’unica persona, ritenuta colpevole della sua visibilità. A peggiorare la situazione, l’indifferenza dei vicini, che hanno assistito al pestaggio senza intervenire”.
Puopolo porta l’attenzione anche sul momento storico italiano: “L’attuale clima politico nazionale, che mostra altrettanta e più assordante indifferenza per l’agire violento nei confronti di chi è reputato diverso e, in questo caso, sbagliato, legittima violenze di questo tipo. Le violenze sono ulteriormente aggravate dal clima minaccioso che si è creato intorno a Leonardo dopo l’aggressione: risulta urgente e necessaria una sensibilizzazione. A Leonardo va la nostra solidarietà e la nostra vicinanza, mettendo a disposizione i nostri servizi di ascolto, sostegno “legale e psicologico”.
Risposte dalla politica
Anche Monica Cerutti e Marco Giusta, assessori regionali e comunali alle Pari Opportunità e Diritti, sono intervenuti prontamente per commentare l’accaduto. “Voglio esprimere innanzi tutto la mia solidarietà al signor Leonardo – dice la prima in una nota – Credo sia fondamentale far sentire a lui e al suo compagno la vicinanza delle istituzioni. Auspichiamo che la giustizia intervenga celermente e mettiamo a disposizione il Fondo regionale anti-discriminazioni nell’iter giudiziario a difesa della vittima. Dobbiamo sempre di più contrastare il clima di odio verso il diverso, che tende a legittimare atti come questo. Purtroppo il non rispetto delle differenze ha assunto anche veste istituzionale. La Regione Piemonte invece ha scelto di stare dalla parte dei diritti a 360 gradi, in modo netto, poiché la condanna degli atti discriminatori non può essere a corrente alternata, in base al tipo di differenza”.
“Seriamente preoccupato” si mostra invece l’assessore comunale ai Diritti, Marco Giusta. “Ho già scritto alla persona aggredita e al nucleo di prossimità della polizia municipale per offrire la mia disponibilità e quella dell’assessorato per fare fronte alla situazione– spiega – So che le associazioni si stanno già muovendo per dare il loro supporto, tramite gli sportelli accoglienza e legali e l’assessorato sarà disponibile a qualunque azione si voglia costruire”.
Ilaria Genovese