Siamo nel 2017 ed essere gay ormai non dovrebbe più essere motivo di vergogna o causa di discriminazioni. Anche tra le celebrities, in molti hanno fatto outing rivelando al mondo intero la propria omosessualità. In Italia, volendo citare solo i più famosi, troviamo Gianna Nannini e Tiziano Ferro, ma anche gli stilisti Dolce e Gabbana (da sempre dichiaratamente gay).
Sulla scena internazionale, invece, mostrano con orgoglio la propria omosessualità star del calibro di Cara Delevingne, nota modella e attrice britannica, e Ricky Martin. Anche l’attore e show man Neil Patrick Harris non ha mai fatto mistero del proprio orientamento sessuale, mostrandosi spesso in pubblico con suo marito e i loro bellissimi figli. Persino le cantanti Adele e Lady Gaga hanno più volte dichiarato di essere bisessuali.
Tornando all’Italia, basti pensare che anche il talk show pomeridiano di Maria De Filippi ha avuto per protagonisti tronisti e corteggiatori gay. E vedere su Canale 5 un bacio tra fidanzati gay in fascia protetta, senza che nessuno gridi allo scandalo, è senz’altro un traguardo e un esempio di civiltà per il nostro Paese. O almeno così sembrerebbe.
Se sei gay non puoi fare l’educatore: quando la Chiesa diventa fonte di discriminazione e pregiudizi
In realtà, l’Italia è meno avanzata di quanto si potrebbe pensare sul tema dell’omosessualità. Proprio ieri, infatti, è trapelata la notizia di un parroco che ha chiesto ad un capo scout di dimettersi perché gay. Il fatto è accaduto in provincia di Gorizia, nel Friuli Venezia Giulia.
Uno dei capi scout del piccolo comune di Staranzano, Marco Just, ha sposato sabato scorso il compagno Luca Bortolotto, un consigliere comunale. La cerimonia con rito civile si è svolta sabato scorso. E proprio in seguito al matrimonio il parroco avrebbe invitato il capo scout a lasciare il suo incarico, in quanto non ci sarebbero più “le condizioni per svolgere il ruolo di educatore“.
Il parroco don Francesco Fragiacomo ha voluto persino informare dell’accaduto l’arcivescovo di Gorizia, Carlo Maria Redaelli. In un bollettino parrocchiale don Francesco si è sfogato spiegando che
“Nella Chiesa tutti sono accolti, ma le responsabilità educative richiedono alcune prerogative fondamentali, come condividere e credere, con l’insegnamento e con l’esempio, le mete, le finalità della Chiesa nei vari aspetti della vita cristiana. Sulla famiglia la Chiesa annuncia la grandezza e bellezza del matrimonio tra un uomo e una donna. Un messaggio che percorre tutta la Bibbia e che la fede in Cristo rende possibile. Come cristiani, dunque, siamo chiamati ad annunciare il modello di famiglia indicata da Gesù: quella fondata nell’amore tra un uomo e una donna uniti nel sacramento del matrimonio”.
Chiesa e omosessualità: rispetto e tolleranza valgono per tutti?
Una reazione come quella del parroco di Staranzano era forse prevedibile, per quando non condivisibile. Non va dimenticato, infatti, che in Italia la presenza del Vaticano rende difficile l’accettazione, soprattutto in termini giuridici, di temi importanti quali matrimonio gay, aborto o eutanasia. Per quanto riguarda l’omosessualità, però, è stato proprio Papa Francesco ad esprimersi attraverso un discorso forse inaspettato e lungimirante.
Lo scorso anno il Santo Padre ha spiegato la sua posizione al riguardo con le seguenti parole
“Ho accompagnato nella mia vita di sacerdote, vescovo e anche di Papa persone con tendenze e pratiche omosessuali. Le ho avvicinate al Signore. E mai le ho abbandonate. Le persone – esorta infatti Papa Francesco – si devono accompagnare come le accompagna Gesù. Quando una persona con questa condizione è davanti a Gesù, Gesù non la manda via perché è omosessuale“.
La speranza, dunque, è che gli uomini di chiesa prendano spunto da queste parole. Primo fra tutti il parroco friulano. Perché i valori della tolleranza e del rispetto per il prossimo non dovrebbero far parte solo della predica domenicale, ma della vita di tutti i giorni.