Un’isola semideserta nel Mediterraneo è diventata un approdo dei migranti provenienti dal Nordafrica

Da gennaio la minuscola isola greca di Gavdos è diventata uno dei luoghi d’approdo di centinaia di migranti provenienti dalle coste della Libia. Con i suoi soli 70 abitanti e nessuna struttura ricettiva adatta le operazioni di accoglienza e soccorso risultano essere molto complicate.

Gavdos: Migranti in mare al largo della Grecia

Gavdos: l’Isola dimenticata travolta dagli sbarchi

Gavdos, o Gozzo, è una piccola perla del Mar Mediterraneo. Situata a sud di Creta è celebre per essere il punto più a sud dell’intero continente europeo. Questo angolo di paradiso incontaminato è identificato nel mito greco come Ogigia, l’isola leggendaria in cui, secondo l’Odissea, Calipso trattenne Ulisse per sette lunghi anni.

La tranquillità di questo micromondo è stata bruscamente interrotta da una serie di sbarchi di migranti dall’inizio di quest’anno. L’isola, infatti, è la più prossima alle coste della Libia, rendendola un punto di sbarco privilegiato per coloro che cercano rifugio in Europa. Secondo i dati raccolti dall’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), in soli tre mesi sono sbarcati a Gavdos 1.186 migranti; nell’anno precedente non si era registrato alcun arrivo.

Sebbene questo numero possa sembrare relativamente modesto, specialmente se confrontato con le cifre registrate su altre isole centrali nelle rotte migratorie come Lampedusa o Lesbo, assume un significato diverso se si considera lo stato dell’isola. Gavdos conta circa 70 residenti permanenti, prevalentemente anziani, e il turismo, a differenza di altre isole dell’arcipelago greco, è poco sviluppato; sono dunque poche le strutture adatte ad accogliere un afflusso così repentino di persone.

La mancanza di strutture adeguate all’assistenza mette a dura prova sia i migranti che i residenti locali. Come raccontato da Efsevios Daskalakis, l’unico agente di polizia presente sull’isola, le strade strette e sterrate rendono difficile il primo soccorso. Inoltre, i luoghi di approdo spesso non sono collegati ai centri abitati per cui l’unico modo per soccorrere i migranti è via mare, ma ciò non è sempre possibile per via delle condizioni metereologiche.

Gli sbarchi sembrano essersi fermati dal 17 marzo, data in cui l’Unione Europea ha firmato un accordo da 7,4 miliardi di euro con l’Egitto. Il piano stipulato mira a contenere i flussi migratori attraverso l’intensificazione della sorveglianza delle frontiere e il potenziamento delle capacità di ricerca e soccorso in mare. La logica dietro lo stanziamento risulta simile a quelli già stipulati con Tunisia e Mauritania; tuttavia, ha fatto sorgere diversi dubbi tra esperti e associazioni umanitarie dal momento che dall’Egitto non partono imbarcazioni dirette verso le coste europee.

Per questo motivo le autorità greche temono che gli arrivi possano riprendere presto e che Gavdos possa diventare stabilmente uno dei principali siti di approdo dei migranti.

La posizione della Grecia nel Mediterraneo

Sullo sfondo di questa situazione resta il rischio di una tragedia umanitaria, come quella verificatasi il 14 giugno 2023, quando un peschereccio proveniente da Tobruk si è capovolto in circostanze controverse al largo di Pylos causando la morte di oltre 500 persone.

La Grecia insieme all’Italia è il paese europeo che per via della sua posizione geografica ha un ruolo centrale quanto complesso nella gestione dei flussi migratori. Essendo lo storico crocevia tra oriente e occidente si trova oggi al centro di due tratte, quella della Rotta Mediterranea e della Rotta Balcanica, e di altrettante crisi umanitarie ad esse legate. I flussi migratori verso le isole greche, in particolare, sono stati amplificati dalle crisi umanitarie in corso in Medio Oriente e in Africa settentrionale. Le isole di Lesbo e Chios sono diventate icone di questa realtà, con migliaia di persone che cercano di attraversare il Mar Egeo in cerca di una vita migliore in Europa.

Nonostante il delicato compito, le autorità greche si sono spesso macchiate di crimini e violenze. Report di diverse ONG come Medici Senza Frontiere hanno denunciato numerosi casi di maltrattamenti ai danni di migranti. Malgrado le prove il governo greco non ha mai ammesso le sue responsabilità pur continuando a portare avanti una politica migratoria finalizzata a disincentivare in ogni modo le partenze e le traversate dell’Egeo e del Mediterraneo.

 

Alessio Ricciuto

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