Secondo il dizionario Merriam-Webster «gaslighting» è la parola più cercata dell’anno. Rispetto al 2021 è aumentata dell’1.790%
L’origine del termine
Il termine «gaslighting» è intraducibile in italiano con un singolo termine. Indica piuttosto una manipolazione psicologica attuata da un individuo o da un gruppo, con il fine di far dubitare la vittima di sé stessa e della propria percezione della realtà. Il Merriman-Websrter definisce il gaslighting come:
«la manipolazione psicologica di una persona che induce la vittima a mettere in dubbio la validità dei propri stessi pensieri, della propria percezione della realtà o dei propri ricordi. Normalmente porta confusione, perdita di fiducia in sé e di autostima, incertezza sulla propria stabilità mentale e dipendenza dal manipolatore.»
La parola “gaslighting” fu utilizzata per la prima volta nel 1938, nell’opera teatrale Gas Light di Patrick Hamilton, dal quale vennero successivamente tratti due film. Uno di questi fu Angoscia (Gaslight), del 1944, diretto da George Cukor. Nel film Charles Boyer interpreta un uomo che attua degli abusi piscologici nei confronti della moglie. La protagonista venne interpretata da Ingrid Bergman, che grazie a questo ruolo riuscì a vincere il premio Oscar come miglior attrice. Attraverso diversi stratagemmi l’uomo tenta di portare la moglie alla follia, inducendola a credere di svolgere delle azioni che in realtà la donna non ha mai compiuto. Tra le altre cose, le fa credere che l’abbassamento delle luci a gas (gaslighting) nella loro sontuosa abitazione di Londra non sia altro che un frutto della sua immaginazione.
Successivamente, il termine venne utilizzato in psicologia ed è tornato in voga negli ultimi anni. Nel 2017, una opinionista della Cnn scriveva “Donald Trump sta facendo gaslighting all’America”, in riferimento a delle dichiarazioni fatte dall’ex-presidente, il quale affermò successivamente di non averle mai rilasciate.
In che cosa consiste il gaslighting?
Il gaslighting è una forma di abuso subdola, sottile e spesso giustificata dalla vittima stessa, perpetuata principalmente tra le mura domestiche. Viene somministrata in modo continuo e a piccole dosi quotidiane, fino ad annebbiare la capacità di giudizio della vittima.
Colui che mette in atto tale manipolazione mentale, in modo consapevole o meno, viene definito gaslighter. La vittima è generalmente un partner o un parente stretto. Questa manipolazione può nascere all’interno di rapporti costruiti precedentemente sull’affetto: può accadere che una frustrazione non elaborata adeguatamente metta in crisi la sicurezza del manipolatore, che inizierà così a mettere in atto le molestie. Essendo un processo particolarmente lento, la vittima non sempre si rende conto di star subendo una sorta di “lavaggio del cervello”.
Il fenomeno del gaslighting si sviluppa in tre fasi principali: la prima è caratterizzata da una distorsione della comunicazione, nella quale la vittima non riesce a capire che cosa stia succedendo. La seconda fase consiste nel tentativo di difesa da parte della vittima, mentre nella terza subentra la depressione. La vittima si convince che l’altro stia dicendo la verità, diventando così insicura e dipendente dal suo carnefice.
Come riconoscere di essere vittime?
Come abbiamo detto, sebbene sia piuttosto frequente diventare vittima di gaslighting, non è sempre facile riconoscerlo. La vittima tende infatti a sviluppare una dipendenza nei confronti del proprio carnefice, idealizzandolo e arrivando a colpevolizzare sé stessa. Ci sono tuttavia alcune sensazioni che possono aiutare le persone ad acquisire una maggiore consapevolezza:
- Stato confusionale
- Stanchezza
- Sentirsi privi di valore, inutili
- Vergogna
- Idealizzazione e dipendenza
Un altro segnale da non sottovalutare potrebbe già essere la necessità di documentare delle azioni attraverso video, mail o foto, o di registrare conversazioni per difendersi dal gaslighter ed accertarsi di non essere in errore. Chi soffre di questo abuso, potrebbe inoltre arrivare a soffrire di ansia, depressione, isolamento e trauma psicologico.
Nonostante tutto, il gaslighting, e la violenza psicologica in senso più ampio, non vengono classificati come reati in sé, ma sono generalmente collegati ad altre forme di reato, come violenza privata, maltrattamenti, stalking e minaccia.
«Gaslighting» è la parola più cercata dell’anno
Il fatto che “gaslighting” sia stata, secondo il dizionario inglese Merrian-Webster, la più cercata dell’anno, è il segnale che qualcosa nella sensibilità collettiva stia cambiando. Questa forma di abuso infatti, sebbene sia una forma di prevaricazione che riguarda la sfera privata di un individuo, è particolarmente azzeccata per l’epoca in cui viviamo.
Ad oggi siamo immersi in un contesto comunicativo carico di negazionismi e fake news, denominato “post-verità“. In un’epoca in cui la democrazia di Internet lascia a miliardi di utenti la possibilità di raccontare la propria verità, quest’ultima diventa paradossalmente sempre più difficile da trovare. Siamo quotidianamente esposti a tentativi di manipolazione e ai complottismi più variegati. Scegliere ed orientarsi diventa sempre più complesso, mentre la verità sembra affievolirsi come la luce delle lampade a gas di Ingrid Bergman.
Margherita Buzzoni