Gary Oldman in odore di Oscar per una lezione di retorica e politica al cinema

Gary Oldman nei panni di Winston Churchill in l'ora più buia. Fonte: mondofox.it

Nonostante il leggero ritardo rispetto all’uscita italiana, è giusto scrivere due pensieri sul film L’ora più buia visto il successo che sta riscuotendo in America e l’odore di Oscar che aleggia sulla pellicola ed il suo protagonista Gary Oldman.

Joe Wright fu scelto dalla Universal Pictures per rendere in immagini la sceneggiatura di Anthony MacCarten, basata sui fatici giorni che precedono la disfatta di Dunkirk ed il ritorno in patria dei soldati inglesi, terrorizzati dallo scontro con il nuovo nemico tedesco.

Sta proprio in questo sfumatura la prima falla del film: Wright non ha tra le sue corde il politico. Si è fatto un nome attraverso uno stile elegante, fluido, leggero nell’adattare dei classici della letteratura ma senza una vera e propria energia capace di catturare ed imprimersi.

Non è per niente falso dire che chi non è forte tende ad essere elegante e questo film ribadisce ulteriormente il concetto. Il testo da cui partire è intriso di discorsi, parole, miscele di citazioni storiche e politiche ed i dialoghi serrati intrappolano la narrazione nella loro vanità.

Avrebbe avuto molto più senso rendere la sceneggiatura alla radio, in assenza di immagini, senza l’ausilio di un’eventuale sciatteria estetica da cinema classico già vista, pervasa dal sospetto assillante del dejà-vu.




L’atmosfera fumosa, cupa è resa quanto meno dai toni sottili e sfumati della fotografia di Bruno Delbonnel, collaboratore di Jean-Pierre Jeunet in Francia e che con Il favoloso mondo di Amélie si è fatto conoscere presso i cineasti anglofoni.

Per quanto riguarda gli attori, Oldman non ha bisogno di altri elogi che non siano stati già espressi. Lui è un interprete di razza, degno del più alto riconoscimento possibile (che si spera possa ricevere nella cerimonia degli Oscar di quest’anno).

Attorno a lui si fanno notare Stephen Dillane nel ruolo del nemico politico Halifax, Kristin Scott Thomas nel ruolo della moglie Clementine a cui purtroppo tocca veramente poco da fare, anche se fatto con quel suo inconfondibile fascino e perfetto senso dell’immedesimazione.

Diva nascente del cinema inglese già vista in Baby Driver di Edgar Wright, Lily James è quella che tra i comprimari spicca di più, con un perfetto aspetto anni ’40.

 

Antonio Canzoniere

 

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