Con l’ultima Presidenza Lula i minatori in cerca d’oro, detti garimpeiros, sono sempre più minacciati nei territori yanomami e una parte di loro non cede al bando, scatenando forti tensioni.
Da quando Lula si è insediato per la terza volta al potere, cacciare i minatori nei territori yanomami è divenuto di fondamentale importanza. I garimpeiros vanno a devastare terre minacciando l’ambiente e degenerando le relazioni tra le popolazioni indigene che le abitano. Il che non è ammissibile per l’Esecutivo.
Il Brasile ha fatto notevoli progressi nella lotta contro i mininatori, ma la resistenza messa in atto dai garimpeiros rimane considerevole. Le ostilita’ stanno causando problemi tra le stesse popolazioni indigene yanomami e potrebbe trattarsi di una situazione di fondo, che vede coinvolti anche altri paesi.
Garantire la totale espulsione dei minatori dalle terre yanomami appare quindi un obiettivo dal raggiungimento non affatto scontato.
Yanomami e garimpeiros: chi sono e che cosa fanno?
Gli Yanomami sono un popolo tribale composto da circa 38mila individui, che abitano dei territori tra il Venezuela e il Brasile, costituenti nel loro insieme la maggiore area forestale indigena del mondo. Vanno ad occupare inoltre un’area ricca d’oro.
Per questo, negli anni Ottanta, 40mila cercatori d’oro brasiliani, detti garimpeiros, invasero la loro terra, provocando immensa distruzione e sofferenza: gli invasori spararono agli yanomami, rasero al suolo villaggi e diffusero malattie a loro letali. Di questo passo hanno potuto instaurare miniere e insediarsi lungo i fiumi.
Dopo una lunga campagna internazionale nel 1992 l’allora Governo del Brasile decise di demarcare i territori come Parco Yanomami. In questo modo si poterono espellere i minatori dalle aree che avevano occupato. Il merito della campagna fu di David Kopenawa Yanomami, leader del popolo, di Survival International e della CCPY.
Tuttavia, i garimpeiros tentarono di riappropriarsi immediatamente dei territori yanomami. Ci furono tensioni e la situazione degenerò quando dei minatori assalirono il villaggio di Haximú e assassinò brutalmente 16 yanomami, tra cui un neonato. L’accaduto generò una protesta internazionale, che portò alla condanna di cinque garimpeiros. Due finirono arrestati, altri tre rimangono latitanti.
Ma i minatori non abbandonarono mai completamente i territori yanomami, e oggi, a più di vent’anni di distanza, i garimpeiros continuano a sfruttare queste terre malgrado tutto.
L’ultima Presidenza Lula a cosa ha portato?
Con l’ultima Presidenza Lula si è ricominciato a contrastare i minatori, dopo che l’ex Presidente Bolsonaro aveva lasciato al caso molta libertà. La repressione attuata contro i garimpeiros ha portato alla riduzione del 90 per cento dei voli clandestini che i minatori effettuavano per scavare nei territori yanomami. I dati sono stati comunicati in una conferenza stampa del 27 giugno a Boa Vista, che spiega nel dettaglio i risultati dell’operazione contro i garimpeiros Ágata Fronteira Norte.
Nello specifico per questa operazione di intelligence, 35mila km sono stati sorvegliati per identificare 70 piste d’atterraggio clandestine. La missione ha anche portato al sequestro di armamentari, materiali preziosi, veicoli e vari attrezzature. Sono state inoltre effettuate visite mediche e distribuzione di alimenti tra la popolazione, e lo sminamento lungo i territori yanamami.
A seguito dell’operazione, la notte del 3 luglio un attacco a fuoco, ipotizzato da parte dei garimpeiros, nella comunità Parima ha ucciso un bambino yanomami e altri cinque indigeni. Le informazioni sono state diffuse dal Ministero dei Popoli Indigeni, che ha inviato squadre al sito. Successivamente il Presidente del Consiglio distrettuale di Salute della regione degli Yanomami ha dichiarato che i feriti sono un leader indigeno di 48 anni, una donna di 24, sua figlia di 5 e due ragazze di 15 e 9 anni. La bambina morta aveva invece 7 anni, è stata getta in un fiume e il suo corpo risulta ancora disperso.
Il Ministero dei Popoli Indigeni ha comunicato che gli aggressori sono fuggiti e la situazione sembrerebbe essere tornata sotto controllo.
I garimpeiros alla base dell’attacco
Nello stesso giorno la polizia federale brasiliana ha dato conferme sugli autori dell’attacco ai Parima. Si tratterebbe di indigeni Whaputa e Castelo che hanno deciso di attaccare la comunità rivale.
Non è ancora nota la motivazione, ma la polizia federale brasiliana sottolinea come spesso i garimpeiros siano accusati di arruolare altri indigeni per l’estrazione illegale di oro nella terre yanomami.
Non è l’unica sparatoria registrata lungo il territorio. La prima di quest’anno è avvenuta ad aprile, dove un indigeno Yanomami morì e altri due furono uccisi da minatori della comunità Uxiu.
È da decenni che le terre yanomami, il più grande territorio indigeno del Brasile, sono vessate da attività illegali. L’invasione delle miniere predatorie, oltre ad avere un impatto sull’aumento delle malattie nel territorio, provoca conflitti armati e devasta l’ambiente, tra deforestazione e inquinamento dei fiumi a causa dell’uso di mercurio. I danni ambientali influiscono inoltre sulle attività di caccia e pesca, risorse naturali essenziali per la sopravvivenza delle popolazioni indigene nella foresta.
Dal 20 gennaio, inoltre, le terre yanomami vivono una situazione di emergenza sanitaria pubblica. Da gennaio il governo federale agisce per fermare la crisi con l’invio di professionisti della salute e forze per la contrastazione dei minatori. In prima linea nel territorio troviamo Ibama, istituto per l’ambiente brasiliano, la polizia federale, Forza Aerea Nazionale, e Federal Highway Police, la polizia stradale.
L’obiettivo rimane quello di debellare i garimpeiros e le speranza sembra molta
«Abbiamo l’opportunità di mostrare lo sforzo che lo stato brasiliano ha fatto per risolvere, risolvere i problemi che la Terra indigena Yanomami e, soprattutto, come lo facciamo in modo coordinato, in modo impeccabile con le agenzie, con le agenzie federali. Tutto questo ci garantisce una sinergia di sforzi, che è fondamentale per noi per soddisfare con successo le prossime attività».
Sono le parole del generale dell’esercito brasiliano Ricardo Augusto, pronunciate nella conferenza stampa del 27 giugno. Indicano e ribadiscono la necessità di contrastare una volta per tutte i garimpeiros, un problema che si trascina da troppo tempo.
Tuttavia, come dice la Ministra per i Popoli Indigeni in una conferenza del 10 giugno:
«Un problema che si trascina è cronico e non si può pensare che sia un problema di Roraima, perché questa realtà esiste in altre terre. Penso che sia una questione di politica pubblica nei popoli indigeni. Quindi è anche un problema internazionale. Chi compra questo oro estratto? Questo oro va dove? Va negli Stati Uniti, va nel Regno Unito, oro, legno. Quindi è un problema politico, un problema internazionale».
Il problema di Roraima è quello riguardante il contrasto dei garimpeiros nei territori yanomami. La Ministra sottolinea come bisogna agire in cooperazione con le autorità internazionali perché un problema cronico non può essere affrontato solamente a livello nazionale. L’oro che scavano, infatti, serve a soddisfare una domanda che dev’essere fermata a tutti i costi.
Gli Indiani, tra cui gli yanomami, non avevano ottenuto adeguati diritti territoriali con lo scorso Governo. Quest’ultimo infatti si è rifiutato di riconoscere il loro diritto alla proprietà collettiva della terra nonostante abbia firmato la legge internazionale che lo garantisce. Inoltre, molte personalità all’interno dell’establishment brasiliano ancora vorrebbero vedere l’area degli Yanomami ridotta di dimensioni e aperta allo sfruttamento minerario, all’allevamento e alla colonizzazione.
Con il nuovo governo, le cose stanno cambiando e si prospetta, dalle intenzioni che Lula si è fissato nella sua campagna elettorale e negli anni passati, che le cose migliorino per loro. Ma bisogna fare ancora tanto per vedere dei risultati importanti e le opposizioni non mancano. Anche se l’82 per cento dei garimpeiros è stato definitivamente cacciato, come ha comunicato la ministra, la parte restante ha forti radici che non sarà semplice rimuovere.