Chi ha seguito la prima edizione dei Campionati Europei appena conclusi l’avrà sicuramente notato: gli atleti più titolati nelle gare di velocità in pista sono neri, quelli in vasca invece sono bianchi. La risposta potrebbe trovarsi nella differente composizione corporea.
“Salve, il mio nome è Barry Allen e sono l’uomo più veloce del mondo. Io sono… the Flash!“.
Questa è l’affermazione con cui comincia le proprie avventura Flash, il supereroe della DC comics con il potere della supervelocità, che gli permette di andare più veloce della luce e viaggiare nel tempo. Ma nel mondo reale gli uomini più veloci non combattono il crimine ma si sfidano in gare olimpiche, cercando di superare i propri limiti.
Eppure, tra l’uomo più veloce in pista e l’uomo più veloce in vasca molto spesso vi è una differenza: il colore della pelle. Prendiamo ad esempio i risultati delle gare di velocità degli appena conclusi Campionati Europei:
- In vasca Alessandro Miressi, italiano, ha vinto la medaglia d’oro nei 100m stile libero, percorsi in soli 48 secondi.
- In pista invece il più veloce è stato Zharnel Hughes, inglese nato ad Anguilla, che ha percorso i 100 metri piani in 9 secondi e 95.
Un altro esempio ci è dato dalla storia: il più grande velocista di tutti i tempi è il giamaicano Usain Bolt, il più grande nuotatore l’inglese Michael Phelps.
La risposta della fisiologia
La differenza di velocità in pista o in vasca dipende soprattutto dalla composizione corporea, in termini di ossa, grasso e muscoli. In particolare le fibre muscolari vengono suddivise in due tipi:
- le fibre rosse, meno elastiche e ricche di mitocondri, sono responsabili di processi aerobi, ci mettono un po’ di tempo per sviluppare energia; sono tipiche degli atleti bianchi;
- le fibre bianche, elastiche e povere di mitocondri, sono responsabili di processi anaerobi, veloci/immediati ma che si esauriscono presto; sono tipiche degli atleti neri.
In vasca e in pista: le differenze
Nel nuoto in vasca gli atleti di colore sono svantaggiati: hanno ossa più dense, meno grasso corporeo in percentuale, meno fibre rosse (estremamente utili nel nuoto, producono nel tempo molta energia) e più fibre bianche.
In pista invece la situazione si ribalta: nei bianchi la minor quantità di fibre bianche (sì, i bianchi hanno meno fibre bianche) gioca a sfavore nelle gare in cui serve energia immediatamente e per poco tempo.
Marco Giglia