Dopo avere spento i timori relativi al futuro di Game of Thrones (per approfondire: GoT: il Brexit minaccia i sette regni?), finalmente abbiamo tutti potuto goderci il tanto atteso finale della sesta stagione.
Le premesse per una decimo episodio da fuochi d’artificio c’erano tutte e i fan sono stati immancabilmente accontentati. Già il nono aveva stupito per l’intensità e la macabra bellezza della messa in scena, facendo gridare molti al capolavoro.
Ma mentre la 6×09 aveva alcuni punti deboli, questo finale è una vera e propria cavalcata che riesce in ciò che ha sempre caratterizzato la serie targata HBO: sconvolgere il pubblico con la morte dei personaggi principali e con incredibili colpi di scena.
Questa volta, ancora più che in passato, gli autori hanno fatto il tutto con un’eleganza magistrale. Dalla scrittura, passando dalla regia, fino ad arrivare alle musiche, tutto compone un mosaico di scene efficacissime posizionate in un crescendo straordinario.
Si inizia con musiche sacre e un montaggio lento e riflessivo per arrivare all’epicità di un finale che chiude il cerchio, alludendo a una resa dei conti ormai prossima.
In sostanza, questo episodio conclude come meglio non si potrebbe una sesta stagione che ha avuto tanti momenti alti e pochi bassi. Nel corso dei dieci episodi, ce ne sono stati almeno tre che hanno sorpreso tutti, pubblico e critica, andandosi di diritto a posizionare tra i migliori in assoluto di tutta la serie. Oltre agli ultimi due, infatti, c’è da ricordare l’episodio 6×05, intitolato The Door (Il tempo è giunto in italiano), nel quale si scoprono le drammatiche origini del personaggio di Hodor.
Ma quali sono stati gli elementi che rendono questa stagione, se non migliore delle altre, comunque qualcosa di leggermente diverso nel mondo composito di Game of Thrones? La risposta, a mio avviso, è semplice. Gli showrunner David Benioff e D.B. Weiss, a seguito dell’esaurimento del materiale tratto direttamente dai libri scritti da George R.R. Martin, hanno deciso di velocizzare il tempo del racconto aumentando il ritmo in maniera forsennata. Questo comporta aspetti positivi, come un finale di stagione pieno zeppo di momenti molto intensi, e anche aspetti negativi, come l’eccessivo numero di linee narrative in alcuni episodi e la frettolosità nel raccontare alcune dinamiche.
Ma l’effetto complessivo è in generale molto soddisfacente. In questa sesta stagione Game of Thrones si è liberata di un gran numero di antagonisti secondari, mettendo in scena tantissime vendette e omicidi. Ormai sono sopravvissuti quasi soltanto i personaggi principali, che stanno tutti irrimediabilmente per convogliare nel momento tanto atteso in cui tutte le linee narrative si intrecceranno in un unico punto.
Restano con ogni probabilità da guardare soltanto altri 13 episodi, che si preannunciano essere davvero imperdibili. Ormai tutti i nodi stanno per venire al pettine e gli spettatori potranno godere delle risoluzioni così lungamente attese. Perché non dimentichiamoci che finalmente, dopo ben 60 episodi, “Winter has come”.