Quando la notizia della morte di Ataulfo giunse a Costantinopoli, in città si fece grande festa. Era stato sventato il pericolo che l’Occidente si barbarizzasse e sfuggisse definitivamente al controllo orientale.
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Costanzo, nuovo generale di Onorio, imperatore dell’Impero romano, scambiò Galla Placidia per seicento moggi di grano, dato che i Barbari stavano quasi morendo di fame.
La andò a prendere, con una buona scorta, e così la vide per la prima volta.
E si innamorò di lei… ma cosa aveva di speciale questa donna?
Bella sì, ma aveva qualcosa in più, era inafferrabile, era sempre un po’ più in là.
Ravenna era una cittadina chiusa e sonnacchiosa, umida e nebbiosa d’inverno, afosa d’estate, oppressa dalle zanzare.
Galla Placidia, dopo l’amore con Ataulfo, la perdita del figlio, forse ritrova in questa corte sonnolenta un po’ di pace.
Ma il fratello Onorio, un farsa di imperatore non la lascia stare.
Questo imperatore, per motivi dinastici, diede in sposa la sorella al suo generale.
Quel Costanzo che le sbavava dietro.
Costanzo, non le piaceva proprio, ma lo sposò, che poteva fare?
Nacquero due figli, una femmina, Onoria, e un maschio, Valentiniano.
Da allora in poi Galla Placidia non visse che per preservare il trono al figlio, che si rivelerà peggio dello zio Onorio.
Nel 421, Galla Placidia divenne Augusta e Costanzo fu associato da Onorio all’Impero.
Costanzo però non era più il soldato di una volta, dato che l’ambiente di Ravenna l’aveva alquanto imbolsito.
Cominciò a mostrare comportamenti bizzarri.
Affidandosi a un portentoso mago asiatico che si diceva in grado di far ritirare spontaneamente i Barbari dai territori romani ai loro paesi d’origine.
Costanzo era deciso a mettere alla prova il mago.
Ma Galla Placidia si oppose minacciando il divorzio, e il mago fece una brutta fine.
Chissà se Galla Placidia osteggiò Costanzo, per amore dei Barbari, credendo alle capacità del mago, o se aveva più buon senso del marito.
Forse Galla Placidia non aveva perso la speranza di attuare il graal: l’unione di Barbari e Romani.
Paola Tassinari