Galla Placidia, il suo Mausoleo, Patrimonio UNESCO, è la gemma più preziosa di Ravenna.
Esternamente è molto semplice e modesto, mentre all’interno risplende di mosaici prevalentemente con le sfumature nella gamma del blu.
L’esterno, volutamente povero, contrasta con la sontuosa ricchezza dell’interno, probabilmente con un significato simbolico.
L’esterno rappresenta il nostro corpo mortale.
L’interno simbolizza l’anima immortale che è la luce prigioniera in noi.
Le più importanti basiliche ravennati sono così, mattoni fuori, tappeti di luce mosaicata all’interno.
Forse hanno influenzato il carattere stesso dei cittadini, in quanto gli abitanti della città sono assai “scorbutici” e “bizantini”.
Solo all’apparenza, per poi aprirsi affabilmente quando avviene una buona conoscenza.
Le centinaia di stelle dorate, su uno sfondo mosaicato e sfaccettato di intenso e profondo blu, della cupola, hanno colpito nel corso dei secoli la fantasia e la sensibilità dei visitatori.
Si narra che Cole Porter, in viaggio di nozze a Ravenna, rimase talmente colpito dalla volta e dalle sue stelle, da comporre la sua famosissima canzone Night and Day… “Questo tormento non passerà/ Finché non mi lascerai passare la vita a far l’amore con te/ Giorno e notte/ Notte e giorno”.
Quest’edificio emana un’atmosfera ammaliante, come magica e stupefacente fu la vita di Galla Placidia.
Come Cleopatra per un soffio non riuscì a unificare l’Oriente con l’Occidente, Galla Placidia per pochissimo mancò l’unione politica fra Barbari e Romani.
Di Galla Placidia non si hanno immagini certe, se non in monete.
Si sa, che la madre, la quale si chiamava come lei, era considerata la donna più bella dell’Impero.
Galla Placidia doveva essere pudica ed impudica, come dimostrò con la sua vita, fu regina di cuori dal polso di ferro.
La raffigurazione più famosa del Mausoleo, è un vaso o una fontana a cui si avvicinano due colombe per abbeverarsi.
La scena simboleggia le anime alla ricerca della pace eterna che si dissetano alla fonte della salvezza divina.
Ma come al solito le immagini che più conosciamo, non le guardiamo attentamente, perché crediamo che non abbiano più niente da dirci. Le colombe sono disposte in modo che una pare che parta e l’altra che si sia appena posata, quasi come le colombe della Venere Ericina.
Le sacerdotesse di Venere Ericina praticavano la prostituzione sacra.
Venere Ericina ha come simbolo una spiga ed è rappresentata accanto ad un cane e ad altri animali.
E’ la “Signora degli animali”.
A lei erano sacre le colombe.
Un particolare rito prevedeva il loro volo da Erice verso le coste africane con il ritorno.
Portovenere, in Liguria, ha tale nome proprio per la dea Venere.
Sulla punta estrema della scogliera, sorgeva il Tempio di Venere Ericina, eretto dai romani.
Il simbolo della colomba è legata ai Catari, gli eretici che finirono al rogo.
Montsegur, nel Sud della Francia, nella rocca che fu l’ultimo baluardo della resistenza catara.
Dove la grande Esclarmonda, si narra, si tramutò in colomba portando con sé il tesoro nascosto nel castello,
Si racconta che fosse il favoloso graal.
Paola Tassinari