Gaetana Stimoli “sono stato strogati”
Era il 12 ottobre del 1895 quando la contea di Adernò (Catania, Sicilia) venne sconvolta dall’arresto di Gaetana Stimoli, infanticida che collezionò circa 25 vittime tra i bambini del luogo. La Stimoli aveva 33 anni, era sposata e aveva perso pochi anni prima i suoi due figli a causa di una pestilenza. I figli di Gaetana Stimoli erano molto piccoli e morirono velocemente a pochi giorni di distanza l’uno dall’altro. All’epoca era più frequente recarsi da qualche presunto/a stregone o strega al posto di affidarsi alla medicina tradizionale, questo perché la medicina tradizionale era costosa e spesso i medici non riuscivano a fare diagnosi complete, né risolvevano dubbi.
Alla ricerca di una nuova speranza
Ci si affidava dunque alla superstizione, l’omeopatia e riti magici tramandati di generazione in generazione da centinaia di anni. Così Gaetana Stimoli, prima che diventasse una terribile infanticida, era una donna piena di dolore e rabbia per aver perso i suoi bambini a causa, secondo lei, di una maledizione commissionata dalla famiglia della sorella a un potente stregone. Quando fu interrogata, dapprima si dichiarò innocente, ma poi capì di non avere scampo e confessò tutti gli omicidi. Spiegò ai gendarmi che i suoi bambini “erano stato strogati” (“erano stati stregati” in siciliano) e che lei voleva vendicarsi del malvagio incantesimo subito dalla sua famiglia.
Il suo obiettivo era chiaro: voleva portare via a tutte le madri del paese i loro bimbi, tutti dovevano provare la stessa rabbia e lo stesso viscerale dolore che provava lei. Davanti a lutti così orribili, come la perdita dei figli molto piccoli, dopo la fase della rabbia si trova la fase del dolore, un dolore profondo, radicato, che non ti lascia quasi respirare: un dolore difficile da affrontare e a cui non sempre si sopravvive. Allora Gaetana Stimoli iniziò a uccidere, per non arrivare a quel dolore, per scaricarlo su altri, restando nel limbo della rabbia vendicativa che le diede la spinta per divenire una tra le serial killer italiane più efferate (insieme a Leonarda Cianciulli).
Gaetana come la strega di Hansel e Gretel
Le sue vittime avevano sempre tra i 4 e i 6 anni, erano bambini di un altro tempo, che giocavano per le strade del paese e si fidavano di qualche compaesano che voleva offrirgli la merenda, qualche dolce magari. Gaetana Stimoli iniziava il suo perverso gioco così: offriva gentilmente dei dolci al piccolo malcapitato, lo rimpinzava cosicché al pargoletto venisse una gran sete, abbastanza da finire un bicchierone di latte. La Stimoli però, offriva una bevanda il cui colore e consistenza erano gli stessi del latte ma il sapore e gli effetti ben altri. Il bambino che si salvò, raccontò agli agenti di questa bevanda simile a un vino dolce: un cocktail letale a base di fosforo bianco e linfa di euforbia di Bivona.
Una pianta malefica
L’euforbia di Bivona è una specie di euforbia presente in Sicilia e in nord Africa che produce un lattice bianco molto velenoso se ingerito. I bambini, dopo aver bevuto quel cocktail, tornavano a casa in preda a vomito e contorsioni muscolari, dolori atroci e, a volte, allucinazioni per poi morire senza apparente spiegazione. Inizialmente, fu contattato un medico dalla comunità di Adernò che però non aveva chissà quale competenza (all’epoca i mezzi della medicina erano di meno e spesso fallimentari), secondo questi nella contea si era sviluppata una terribile epidemia che colpiva solo ed esclusivamente i bambini dai 4 ai 6 anni della zona.
Caccia alle streghe
Davanti a una risposta di questo tipo la superstizione ha avuto la meglio, così cominciò a girare la voce che una strega malvagia e molto potente rapisse le anime dei bambini del paese. Per un po’ di tempo -troppo per tutte queste morti- nessuno sospettava che Gaetana Stimoli fosse un infanticida. In questo modo come si pensava che fosse la magia a uccidere, la comunità si rivolse alla magia per provare a risolvere il problema. Naturalmente senza ottenere nessun risultato: i bambini continuavano a sparire e quelli che non sparivano, morivano tra atroci sofferenze nelle braccia di genitori disperati. Gli omicidi proseguirono finché, come in tutti i casi, il -in questo caso la- killer non commette un errore.
Anche i migliori commettono qualche sbaglio
L’errore di Gaetana Stimoli fu di quantità, un errore banale, forse inaspettato dopo tutti quegli omicidi andati a buon fine. Al malcapitato di turno diede una dose di veleno minore del solito, non abbastanza per ucciderlo: il bimbo tornò a casa soffrendo le stesse pene degli altri ma non morì. Una vita quel giorno venne risparmiata, per sbaglio, per caso: un caso che permise di scoprire la verità sulla storia di una “strega” assassina. Gaetana Stimoli fu subito accusata dall’unico testimone, il bambino sopravvissuto. Venne visitato da un medico che riconobbe l’avvelenamento da fosforo, allora il bimbo raccontò quanto accaduto con la donna. Subito gli agenti si recarono alla sua abitazione e arrestarono lei e il marito.
Dubbi, confessioni e condanna
Non fu facile, tuttavia, portare Gaetana Stimoli a Catania in prigione per essere interrogata: mentre la allontanavano dalla sua abitazione la folla inferocita tentò un linciaggio. La comunità di Adernò voleva la strega, voleva la strega morta. I gendarmi furono costretti a spostarla nel carcere di Catania di nascosto, nella notte, per evitare la terribile vendetta dei compaesani. Davanti al giudice la donna provò a negare, per poi confessare ogni omicidio. Inizialmente l’accusa credette che Gaetana Stimoli fosse inferma mentalmente, pensarono che un processo non sarebbe stato necessario -secondo le leggi del tempo-.
Vennero fatte delle perizie psicologiche e risultò che la donna non era affatto malata di mente, anzi: era perfettamente cosciente di ciò che aveva fatto e ne parlava con un fare -così è riportato- sadico. Nei successivi interrogatori gli investigatori le chiesero più volte dove fossero i bambini che erano scomparsi, lei indicò le posizioni di solo 10 corpi, degli altri nessuna traccia. Insieme a lei e il marito vennero arrestate altre 7 persone, presunti complici e stregoni aiutanti della Stimoli. Fu condannata a 30 anni e morì in carcere. Non mostrò mai segni di rimorso per ciò che aveva fatto, non si pentì mai.
Una storia d’odio come d’amore
Una storia, quella di Gaetana Stimoli, che racconta dei crimini violenti ed efferati, un odio profondo e una rabbia sempre pronta ad esplodere. Una storia che racconta come l’amore più forte che esiste -quello di una madre per i suoi figli- può diventare un profondo odio verso chiunque altro. Una storia, la sua, di una donna fragile, che in un momento così buio si è affidata alla superstizione, alle menzogne vendute a caro prezzo di chissà chi. Menzogne che hanno convinto questa donna, giovane donna, a uccidere 25 bambini credendo che fosse l’unico modo per vendicare i suoi figli, che pensava di aver perso per una stregoneria, per cui non aveva spiegazioni.
Una tragedia nella tragedia
Questa storia però, non è solo la storia di Gaetana Stimoli, è anche la storia della comunità di Adernò, la storia di 25 madri che hanno perso i loro figli, la storia di come una presunta magia può sovrastare la scienza, di come è bastata la superficialità di un medico per lasciare che continuasse una strage. Forse, se i tempi fossero stati diversi, se la medicina tradizionale fosse stata più pronta a rispondere, se la stessa Gaetana Stimoli non fosse stata convinta di essere la prima vittima di questa storia, le cose sarebbero andate diversamente. Ma noi sappiamo che la storia non si fa con i “se” e allora preferisco pensare che oggi, questa storia, sarebbe andata diversamente -o forse no.
Virginia Maggi