In questi giorni, tra l’8 e l’11 luglio, Venezia si è trovata ad ospitare alcuni eventi cardine del G20 italiano 2021. In particolare, in città si sono svolti il vertice dei ministri dell’economia e delle finanze e dei governatori delle banche centrali, il Global Forum on Productivity dell’OECD, l’International Taxation Symposium e la conferenza G20 sul clima.
Per protestare contro gli eventi del G20 programmati a Venezia, centinaia di persone si sono riunite nell’organizzazione di manifestazioni, cortei, simposi e flash mob di opposizione a seguito della nascita spontanea dell’assemblea collettiva We are The Tide, You are Only (g)20, che si è presto tradotta in una piattaforma aperta a tutti i manifestanti. A far sentire la propria voce sono intervenute diverse realtà, da quelle locali come il Comitato No Grandi Navi e La Società della Cura – Venezia, a delegazioni di carattere nazionale e internazionale come Friday For Future, Extinction Rebellion, Emergency e Rifondazione Comunista, oltre a sindacati di base, centri sociali e svariati collettivi, movimenti e associazioni riuniti nella piattaforma comune.
Gli eventi di mobilitazione tra conferenze, performance e cortei di protesta
Nel corso della prima giornata di contestazioni è stato organizzato un sit-in davanti alle porte dell’Arsenale, dove si stavano svolgendo i primi incontri del G20. I manifestanti hanno esibito striscioni e cartelli di protesta per denunciare il fallimento dei 20 paesi più potenti al mondo nell’affrontare l’emergenza climatica e la sesta estinzione di massa della storia. Nella serata del 9 luglio, alla vigilia della mobilitazione nazionale in riva delle Zattere, si è tenuto al Sale Docks di Venezia il dibattito “La vita a valore: lotte sociali, ecologiche, transfemministe contro la finanziarizzazione della vita”, primo appuntamento delle due giornate di mobilitazione contro il G20 della finanza organizzate dalla piattaforma We are the tide, you are only (G)20. Al simposio sono intervenuti: Andrea Fumagalli (Università di Pavia, Effimera), Federica Giardini (Università di Roma Tre), Alioune Badana Diop (Fiom), Simone Ogno (Re Common), Paola Canonico (Assemblea Antispecista).
Nel pomeriggio del 10 luglio ha avuto luogo l’evento centrale di contestazione, ovvero il corteo di mobilitazione nazionale, che si è riunito in riva alle Zattere alle 14.30 e al quale hanno partecipato diverse centinaia di persone costruendo una lunga catena umana fino alla punta della dogana. Si è trattato di una manifestazione di carattere inclusivo e plurale, che ha accolto i temi, le performance e le pratiche di tutti i partecipanti, dai movimenti ambientalisti e animalisti ai collettivi sociali e politici, i quali hanno avuto modo di prendere la parola e distribuire materiale informativo. Nonostante il carattere pacifico del corteo si sono verificati scontri e tensioni con le forze armate, abbondantemente schierate contro i manifestanti, che si sono risolti in una decina di minuti di colluttazione, diversi feriti non gravi e un arresto.
Durante tutte le giornate di manifestazione il movimento Extinction Rebellion ha animato diversi luoghi simbolici della città con performance artistiche e provocazioni con lo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica rispetto rispetto ai cambiamenti climatici, all’inquinamento atmosferico, della terra e delle acque e alla lotta per la giustizia sociale.
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Contro il G20 per la giustizia sociale e climatica
Il messaggio portato avanti dalla marea di manifestanti è chiaro e condiviso: viviamo in un mondo ingiusto, un mondo violento, che sembra aver fatto del profitto la propria unica ragione di vita e che si ostina imperterrito, pur davanti all’accavallarsi di crisi mondiali, a perpetrare il modello capitalista fautore di quelle stesse crisi, che amplia e alimenta, ogni giorno di più, disuguaglianze e povertà. Di fronte a tali crisi sistemiche, ultima delle quali la pandemia mondiale, sintomo della più vasta crisi climatica, il G20 si rivela come uno strumento illegittimo attraverso il quale le grandi potenze economiche del mondo intendono perpetrare le regole neoliberali del mercato globale e, in poche parole, impiegare ogni mezzo possibile affinché si ritorni a fare come si è sempre fatto o, perlomeno, si mantenga lo status quo. Per far sì che ciò avvenga, gli attori sociali più influenti del mondo dal punto di vista economico e politico, dagli Stati alle lobby e multinazionali più inquinanti del pianeta, hanno messo in moto una macchina perfetta di ingiustizia sociale, che nasconde i propri veri intenti dietro becere operazioni di greenwashing e specchietti per le allodole come la formula “transizione ecologica“.
Nonostante la pesante militarizzazione del centro storico di Venezia e il confinamento degli eventi di protesta in zone limitrofe, la consapevolezza che il necessario cambio di rotta debba partire dell’auto-organizzazione e dalla presa di posizione e di parola della popolazione attiva ha prevalso su uno scenario che voleva la città intera in zona rossa, bella ma passiva spettatrice del consumismo e del turismo di massa, bella ma silenziosa vetrina all’interno della quale confezionare un G20 che dei veri problemi di Venezia, e del resto del mondo, se ne frega.
Marta Renno