Un calcio al catastrofismo, una spallata alla noia atavica che accompagna da sempre la battaglia ambientale, un confronto diretto e concreto su un argomento complesso e di difficile percezione. Il film Domani, vincitore del Premio César come miglior documentario del 2016, riesce ad evitare errori che spesso tradiscono progetti di questo tipo e tratteggia un’idea di futuro sostenibile senza cadere nel didascalismo.
L’idea della produzione francese nasce nel 2012, dopo la pubblicazione sulla rivista Nature di uno studio sull’emergenza climatica. In quel documento c’è tutto ciò che la stragrande maggioranza della popolazione non vuole sentirsi dire: aumento delle emissioni di gas serra, innalzamento delle temperature, sovrappopolazione, riduzione di cibo, acqua e risorse naturali sul nostro pianeta. Campane a morte per la Terra, la fine dell’umanità dietro l’angolo.
La prospettiva di un futuro incerto per i propri figli spinge il regista francese Cyril Dion e la compagna e attrice Mélanie Laurent ad occuparsi del problema. Vogliono aumentare la consapevolezza del problema e presentare vie d’uscita, ma sanno che è difficile risultare credibili, ottenere attenzione: “Come facciamo a dirlo alla gente, che è già stufa di sentir parlare di catastrofi? E come dirlo a milioni di persone?”, si chiede Cyril in apertura del film.
I due partono allora per un viaggio alla ricerca di possibili alternative, piccole vittorie ecologiche, esempi di efficienza produttiva, comunità sostenibili e coese. Lo fanno attraversando l’Europa e l’America e arrivando fino in India, accompagnando l’inchiesta e i dialoghi con una regia frizzante e una colonna sonora capace di infondere entusiasmo. Il sottotitolo del film riassume bene la loro posizione: “Ovunque nel mondo esistono delle soluzioni”.
Nella loro visione positiva e colma di speranza non cadono però in facili semplificazioni. Il documentario non minimizza un problema complesso come quello ambientale, ma lo tratta in tutti i suoi aspetti senza sconti intellettuali. Vengono affrontano temi molto specifici come le politiche monetarie, l’urbanistica, la bioagricoltura e i sistemi politici internazionali.
Alla fine non vengono proposte ricette miracolose, ma un’idea di società del futuro: “Quello che è emerso dal nostro viaggio è una nuova visione del mondo in cui tutto è collegato, interdipendente”. Il messaggio che viene lanciato è molto chiaro: il problema climatico è per sua natura globale, riguarda tutti gli ambiti della nostra vita e per questo richiede azioni organiche su tutti i fronti.
Ecco perchè dopo una breve e spietata sintesi della critica situazione ambientale del nostro pianeta, la conversazione fuori campo tra Cyril e Mélanie si sviluppa attorno a cinque argomenti strettamente legati al clima e al nostro futuro: alimentazione, energia, economia, democrazia e istruzione. Ogni parte viene trattata facendo ricorso a spiegazioni tecniche di specialisti del settore ed esempi di soluzioni concrete: dalla coltivazione urbana che ha risollevato la città di Detroit alla mobilità sostenibile di Copenaghen, dalla moneta complementare inventata dalla città inglese di Totnes all’esempio di democrazia diretta islandese, fino ad arrivare al sistema educativo finlandese.
Tutte queste storie sono legate da un’idea di fondo: l’emergenza ambientale ci impone cambiamenti radicali e l’unico modo per metterli in atto è concedere maggiore autonomia alle singole comunità. Solo restituendo ai cittadini la possibilità di decidere come gestire il territorio in cui vivono e organizzare la propria società si possono ottenere risultati tangibili su larga scala.
Salvare l’ambiente dunque non è solo una necessità di sopravvivenza, ma uno strumento per creare un società più democratica, più equa, più giusta. Il clima può trasformarsi da problema a soluzione, diventando la chiave di volta per ridurre le diseguaglianze più profonde del mondo globalizzato, siano esse sociali, economiche, politiche o ambientali.
Stefano Galeotti
DOMANI – Trailer Italiano Ufficiale |HD