Dopo il fallimento della trattativa tra Fca e il gruppo Renault, appare sempre più probabile la possibilità di una fusione tra il gruppo italoamericano e Psa, il gruppo automobilistico francese che produce marchi come Peugeot e Citroën.
Potrebbe arrivare domani l’annuncio della fusione tra Fca e Psa, mentre sono già state fatte dichiarazioni da entrambi i gruppi che sembrano andare in direzione affermativa. La notizia ha fatto schizzare i titoli dei due gruppi nelle quotazioni di borsa, in una giornata non troppo positiva per le borse europee. Il titolo di Fca ha avuto un balzo del 10%, mentre Psa ha guadagnato il 7%.
La fusione tra i due gruppi porterebbe alla formazione di un colosso dell’automobile con una capitalizzazione in borsa da 50 miliardi di dollari e un output produttivo che potrebbe raggiungere 8.966.347 di veicoli all’anno, situando l’eventuale “super-gruppo” al quarto posto tra i produttori mondiali, prima della General Motors, ma ancora in coda a Volkswagen, Toyota e Renault-Nissan.
L’alleanza avrà il risultato di permettere ai due gruppi di accedere a nuovi mercati, facendo leva sui punti di forza l’uno dell’altro. Fca avrebbe modo di penetrare nel mercato nordafricano, dove il gruppo italoamericano stenta ad affermarsi, mentre i francesi hanno un insediamento storico. Ugualmente, avrebbe modo di inserirsi in Cina, dove Psa ha un mercato e relazioni consolidate. L’obiettivo dei francesi sarebbe invece quello di sfondare in America, soprattutto nel nord, dove i suv del gruppo Fca hanno un mercato solido e e sostenuto da una domanda in espansione.
Passaggio obbligato verso la tortuosa transizione elettrica
Ma la priorità per Fca è quello di fare il salto tecnologico necessario per affrontare la sfida dell’auto elettrica, un campo nel quale il gruppo italoamericano è ancora pericolosamente indietro. La tecnologia di cui Fca beneficerebbe grazie alla fusione è quello delle piattaforme modulari Emp2 (Efficient Modular Platform 2) e Cmp (Common Modular Platform). Le piattaforme modulari sono pianali modulari che possono essere adoperati per montare automobili di diverso tipo e dimensione, garantendo un risparmio importante sui costi di sviluppo e dell’acquisto di componenti.
Questa tecnologia appare oggi un passaggio obbligato nella nuova sfida dell’auto elettrica, poiché permetterebbe di ridurre drasticamente i costi della conversione produttiva, uno degli scogli principali che l’industria automobilistica si sta trovando davanti, in una fase tra l’altra non troppo rosea. Lo sviluppo di simili piattaforme modulari da parte della Renault, chiamate Cmf, ha permesso di ridurre “fino al 40% i costi di sviluppo e del 30% quelli per l’ acquisto di componenti” (Sole24ore). Inoltre, il gruppo Psa ha lanciato da quest’anno una variante della Cmp adatta a veicoli elettrici , la eCmp, che verrà utilizzata per i modelli elettrici della Peugeot 208 e della DS 3 Crossback e-tense.
Francesco Salmeri