“Fuori i nomi!” è il suo libro-intervista edito da Fandango. Uno scambio di battute con alcuni dei pionieri che hanno dato vita al movimento lgbt+ in Italia. Quando al termine transgender si sovrapponeva il termine ‘travestito’, quando queer era una parola ancora ignota ai più e quando il virus HIV era raccontato come il ‘cancro gay’.
Non lasciatevi ingannare, però, il libro non vuole essere un manuale di storia né tantomeno una glorificazione adulatoria sotto forma di intervista. E’ più che altro un piccolo faro di luce la cui direzione si capisce sin dalle prime “istruzioni per l’uso”, raccomandate dall’autore stesso. Istruzioni da leggere ed interpretare come una vera e propria dichiarazione di intenti. E mai prefazione fu più necessaria. Perché sin dalle prime pagine Alliva vuole mettere in chiaro l’intento del suo lavoro e ci avverte di ciò che proveremo nel leggerlo.
Questo è un libro di vite. Di incontri, scontri, coincidenze. […] Starà poi a chi legge decidere se il ritratto corrisponde all’intervistato. Nessuno di loro è stato avvertito, del resto, di questo ritratto. è quindi molto probabile che molti non si ritrovino. Irriterà qualcuno, compiacerà qualcun altro. […] E’ molto probabile che l’associazionismo Lgbt non apprezzi questo libro. I professori della storia dei movimenti forse lo detesteranno. Ma spero che le persone fuori dai circoli, dalle tessere, dalle trame ormai totalmente sfilacciate lo accettino. E’ un omaggio giornalistico a un tempo scivolato via.
Alliva non sbaglia
Perché i ritratti-interviste degli attivisti e delle attiviste che hanno fatto la storia del movimento non possiedono un tono oggettivo e impersonale. E neppure il compiacimento di chi vuole ostentare il proprio operato e i propri meriti. Bensì, lo sguardo esperto e disincantato di chi ha costruito le fondamenta di un movimento e ne ha poi visto i cambiamenti. Imparando a conoscere forza, limiti e contraddizioni della propria comunità – sebbene alcuni, come Angelo Pezzana, non amino questo termine.
Vite di attivismo tra passato e presente del movimento LGBT+
Come ogni cosa umana, anche il movimento lgbt+ presenta una storia fatta di sfaccettature, di idee coraggiose, provocatorie e talvolta persino contraddittorie.
E ciò che più rimane dalla lettura delle pagine di Alliva è la consapevolezza che nessun movimento è davvero unitario. Neanche se il suo obiettivo principale è quello di battersi per la libertà ed i diritti. Ma se la sua compattezza fosse davvero monolitica, probabilmente non sarebbe neppure così affascinante da conoscere.
Fuori i nomi: Angelo Pezzana, Enzo Cucco, Giovanni Minerba, Felix Cossolo, Biagio Campanella, Beppe Ramina, Graziella Bertozzo, Franco Grillini, Titti De Simone, Porpora Marcasciano, Vladimir Luxuria, Deborah Di Cave, Imma Battaglia
Sono solo alcuni dei nomi che si sono raccontati dinanzi alla penna di Simone Alliva. Esseri umani le cui vite si sono incrociate dentro e grazie al mondo dell’associazionismo lgbt+. E oggi, dopo un’esistenza di attivismo e militanza, non risparmiano all’autore del libro opinioni accorte e parole mai banali.
Dalle domande incalzanti e scelte con cura di Alliva, infatti, nascono una serie di riflessioni sulle principali questioni che – ieri come oggi – interessano la comunità lgbt+. Dalla genitorialità, che Enzo Cucco (fondatore del LAMBDA, associazione per le persone lgbt di terza età) definisce come “il terreno su cui compiere tutte le riforme per raggiungere la parità formale” al pregiudizio stigmatizzante dell’opinione pubblica verso l’AIDS. Ma c’è spazio anche per alcune critiche spinose. Come quella mossa da Felix Cossolo (attivista ribelle e storico titolare di un locale nella prima gay street di Milano) al movimento di oggi. Un movimento nel quale riconosce in molti il titolo di arrivisti più che attivisti.
La differenza tra noi militanti degli anni Settanta e Ottanta e quelli di oggi è che un tempo, seppur squattrinati, frikkettoni, tra di noi c’era un forte senso della comunità.
Viaggiavamo e venivamo ospitati e ospitavamo a nostra volta, partecipavamo con i sacchi a pelo a convegni, congressi, manifestazioni, campeggi a nostre spese e tutto l’impegno era volontario, nessuno percepiva contributi o rimborsi. Oggi i nostri “rappresentanti” se non viaggiano in prima classe e hotel 5 stelle, a nostre spese, non sono contenti. Molti dei nostri leader sono arrivisti, aspirano al posto
in Comune, in Regione o in Parlamento ma non mi sento rappresentato da loro.
– Felix Cossolo
Pareri scomodi con i quali molti si sentiranno in conflitto
Ma che permettono di addentrarci nei meccanismi del movimento e scivolare lungo il corso delle sue evoluzioni mentre scorriamo tra le pagine del libro.
Non mancano inoltre critiche sferzanti al cosiddetto femminismo separatista, all’attualissima scissione trans-escludente creata dalle TERF. Una fra tutte, quella della fondatrice di Arcilesbica, Titti De Simone, associazione che oggi rivela di non riconoscere più.
Parlare di Arcilesbica vuol dire parlare del nulla. Non esiste più. è finita quella associazione da diversi anni. Si sono sciolti tutti i circoli. è rimasta solo Milano. Stiamo parlando del nulla. Dopodiché questo nulla è utile a fare polemica,
con la complicità di qualche pseudo intellettuale.– Titti De Simone
C’è chi tende ad idealizzare il passato. E chi difende a spada tratta la propria comunità pur non condividendone gli intenti. Non è il caso dei protagonisti della “rivoluzione gentile”. Questo è un libro tra le cui pagine vita personale e vita di comunità si fondono rivelando onestà intellettuale e schiettezza. Due prerogative, queste ultime, che non tutti hanno il coraggio di avere.
Carola Varano