Numerosi autori tedeschi, con origini, storie e stile di scrittura diversi, si ritrovano, soprattutto di recente, uniti da esperienze comuni legate al razzismo e al sessismo.
Una di queste voci, che ha già fatto parlare di sé in Germania, è quella di Shida Bazyar, che con il suo secondo romanzo, “Fuoco”. Edito da Fandango, il libro racconta dell’ipocrisia del nostro mondo, cieco di fronte alle ingiustizie e alle violenze.
Compagne
Saya, Hani e Kasih sono le protagoniste di questo racconto, il cui titolo originale è “Drei Kameradinnen”, letteralmente “Tre compagne”. Quello che lega le tre ragazze, infatti, è più di un’amicizia. Saya, Hani e Kasih si conoscono dall’infanzia, sono cresciute insieme. Sono arrivate in Germania da profughe. Si sono integrate nella società tedesca, circondate da un razzismo più o meno velato. Con il tempo, ognuna di loro ha imparato a reagire in modo diverso. Ma quello che non è cambiata è proprio la loro unione. Sono delle sorelle, delle compagne di lotta, che restano insieme qualunque cosa accada.
Saya, tenace e furiosa, organizza workshop nelle scuole e insegna ai govani come affrontare i pregiudizi. Hani, più propensa all’adattamento e a trascurare un problema finché è possibile, lavora sodo in un’agenzia che combatte per i diritti degli animali nonostante sia mal pagata. Kasih, che deve affrontare la separazione dal suo ex ragazzo e la costante lotta per la ricerca di un lavoro, è la narratrice di questa storia:
Questa città di sicuro non era piena di persone che avevano lottato tra i miei boschi e che nonostante questo erano arrivate qui piene di speranza.
Tutto inizia con una notizia drammatica: Saya viene accusata di aver dato fuoco a un palazzo per colpire un rappresentante di estrema destra. E in una notte, Kasih racconta tutto quello che è avvenuto prima di questo evento. Dei loro incontri, della quotidianità, degli sguardi, dell’odio, della paura.
Un viaggio
Nella voce di Kasih, che racconta un punto di vista interno a questa contraddizione di impotenza, rabbia, speranza ed empatia, si legge tutta la provocazione che l’autrice fa alla Germania.
Le tre protagoniste sono incatenate all’esperienza comune dell’esclusione e delle minacce.
Di norma ascoltavamo queste storie terrificanti solo nelle nostre famiglie, per questo fin da piccole avevamo preferito prendere come punto di riferimento la realtà degli altri, come se la nostra non esistesse.
Kasih si rivolge direttamente al lettore in quello che a volte prende la forma di un vero e proprio sfogo, che passa da un dato giorno a un altro, più lontano o vicino nel tempo. La narrazione si sposta tra realtà e finzione, senza permettere al lettore di staccarsi o perdersi. Pagina dopo pagina, “Fuoco” si rivela un viaggio negli abissi della politica identitaria tedesca.
In questa notte di scrittura, Kesih riscostruisce un mondo che è tedesco, europeo, che è popolato da persone “non bianche”, come le definisce lei stessa, contrapposte ai “bianchi” tedeschi. E intanto permette all’angoscia per la sorte di Saya di crescere.
Kesih è una narratrice particolarmente ruvida, che alla fine del romanzo avrà tutta la comprensione e simpatia di chi l’ascolterà.
Adesso smetto di scrivere. Non ha senso, visto che provo a immaginarmi in continuazione chi siete voi, mentre voi provate a immaginarvi chi siamo noi. Non siamo diverse da voi. Lo pensate solo perché non ci conoscete.
Ascoltare
Dopo aver letto “Fuoco”, ogni lettore proverà il desiderio di parlare con Kasih, per conoscerla meglio e per parlare dell’integrazione, del razzismo.
Shida Bazyar ci fa capire che basterebbe ascoltare persone come Kasih per aiutare, per iniziare a cambiare.
L’autrice confezione un romanzo severo e toccante, sull’alleanza di tre donne e sull’unica cosa che rende possibile vivere in una società che non tollera il diverso: l’amicizia.