Le tradizioni restano un dato antropologico affascinante, in quanto trainanti delle fantasie collettive.
Ogni cultura, da paese a frazione, conserva gelosamente le radici di ogni piccola celebrazione, dalla religione alla goliardia più sfrenata, ponendo un forte accento sulle profonde differenze esistenti; anche un piatto tipico, come ben sappiamo, sa fare la differenza e lasciare la sua orma.
Dal tessuto sociale, la curiosità c’è sempre stata, accompagnata spesso anche da un profondo astio; sorge spontanea la domanda: da cosa è dovuto?
Senza dilungarsi eccessivamente sul piano storico, giungiamo alla simbologia più consona all’uomo e che guida il linguaggio a noi più noto. Anche la tradizione, come una parola da vocabolario, rientra nel linguaggio: è una forma di comunicazione molto forte, schietta, che sottolinea i contrasti più decisi tra cultura e cultura. È l’energia espressiva che incentiva una comunità ad affermarsi, che rende noto l’abisso che può esserci tra Italia e India, USA e Cina, Russia e Brasile.
Quelle che reputiamo la quotidianità, magari di una volta l’anno, possiede un background storico risalente a decenni o secoli. Si potrebbe scrivere per anni su tutte le differenze esistenti, ma oggi trattiamo i fuochi d’artificio, forse una delle tradizioni più “banali”. Anch’essi, sono l’estensione di un popolo, la cui celebrazione per la conclusione dell’anno solare si esplica con il bombardamento del cielo.
Perfino qui, c’è stato da discutere e commentare, com’è giusto che sia; più che di paragoni, parliamo di dati e non troppo confortanti. La goliardia di un evento può giungere a livelli estenuanti, mettendo anche a dura prova la razionalità umana; ed ecco spiegato perché resta così complesso dar fuoco a una miccia.
Sono chiaramente noti gli incidenti con i fuochi d’artificio, dalla perdita di qualche dito alla cecità; il triste epilogo di un evento breve quanto importante, più o meno quanto possa esserlo un conto alla rovescia. I pochi secondi che seguono l’inizio del nuovo anno danno vita ad uno spettacolo pittoresco e suggestivo, fin quando non sopraggiunge il telegiornale del mattino.
Tralasciando l’importanza che possa attribuire personalmente alla scadenza dell’anno, c’è forse da fare qualche appunto.
È arrivato il momento dei numeri: secondo la NBCI (National Center for Biotechnology Information), per esempio, le statistiche olandesi riportano un elevato numero di incidenti tra il 2017 e il 2018; il governo olandese, al momento, non è stato in grado di raggiungere un accordo, tale da limitare l’acquisto dei fuochi. Sotto un certo punto di vista, come è bene ricordare, non è il caso di attribuire eccessiva responsabilità al mezzo piuttosto che al suo fruitore.
Tuttavia, il ministro della Giustizia e della Sicurezza, Ferdinand Grapperhaus e il Segretario di Stato per le infrastrutture e la gestione delle acque, Stientje Van Veldhoven, proposero di limitare la vendita dei petardi e rendere obbligatori gli occhiali di sicurezza. In effetti, una ricerca dell’OVV (Dutch Safety Board) ha registrato centinaia di persone ferite ogni anno durante la notte di Capodanno. Osserviamo i dati della notte 2017/2018:
– Cinquantaquattro pazienti. Il 93% maschile, età media di 15 anni.
Il 46% dei pazienti era a portata di tiro, il 22% contuso da fuochi d’artificio illegali;
– Cinquanta pazienti sono stati feriti da bangers o fuochi d’artificio decorativi; un totale di 79 lesioni, di cui il 37% localizzate all’estremità superiore e il 24% agli occhi.
Il 69% delle lesioni erano ustioni. Tre pazienti hanno riportato lesioni indirette legate al fuoco d’artificio.
Sono solo alcuni dei dati reperibili. Eppure siamo stati abituati più volte allo stereotipo italiano, in particolare napoletano.
Invece, anche la modernità del Nord Europa viene svilita dall’inciviltà di qualche minuto e qualche brindisi di troppo.
Il succo di questo breve articolo va ben al di là del fare un paragone, altrimenti l’incipit sulle differenze tra culture non sussisterebbe; piuttosto, tengo a sottolineare quanto il senso di umanità, nella propria genialità o stupidità, appartiene alla natura del mondo.
Forse è uno dei fattori che minerebbe la maggior parte delle conturbanti differenze tra esseri umani, quelle che bisbigliano all’orecchio e ci fanno pensare di avere un estro particolare, superiore a un nostro simile.
La realtà dei fatti è che il divertimento è puro istinto. L’istinto profondamente animale.
E su questa roccia fluttuante nell’universo, siamo tutti sulla medesima barca.
Eugenio Bianco