Acqua radioattiva Fukushima, il Giappone pensa al rilascio in mare

acqua radioattiva Fukushima

Rilasciare 1,23 milioni di tonnellate di acqua radioattiva proveniente da Fukushima nell’Oceano Pacifico. A questo pensa il governo giapponese in risposta all’esaurimento dello spazio in cui è contenuta l’acqua usata per raffreddare l’impianto nucleare di Fukushima. Quest’acqua viene conservata in 1.044 serbatoi, i cui limiti, continuando così, verrebbero raggiunti nel 2022.

Possibili soluzioni

Il problema non è di poco conto e il tempo per trovare una soluzione non è molto. Come liberarsi di quest’acqua? Il governo giapponese ha valutato diverse possibilità e una decisione arriverà a breve. Tra le ipotesi, l’evaporazione o l’uso di serbatoi più capienti. L’ipotesi più probabile sarebbe, però, quella del rilascio in mare. Va precisato che il filtraggio dell’acqua, che già si realizza, estrae 62 dei 63 elementi radioattivi. L’unico a rimanere presente è il trizio, dannoso per l’essere umano in grandi quantità.

Per un rilascio in mare, il governo giapponese dovrebbe realizzare strutture per il trasporto dell’acqua radioattiva di Fukushima. Secondo il quotidiano Yomiuri Shimbun, l’intero processo, che partirebbe non prima del 2022, richiederebbe trent’anni per essere realizzato. Altre fonti parlano di dieci anni. Sarebbe, comunque, necessaria anche una diluizione dell’acqua contaminata per rendere meno concentrata la presenza di sostanze contaminanti.



Le proteste dei pescatori

Se il governo ritiene il progetto realizzabile, la pensano diversamente i pescatori della zona. Oltre ai danni ambientali per gli ecosistemi dell’Oceano Pacifico, questa soluzione creerebbe danni economici non indifferenti.

Già l’incidente nucleare del 2011, dovuto al terremoto di magnitudo 9 e al successivo tsunami, infatti, ha portato un calo della richiesta dei prodotti marittimi della zona. Il calo ha riguardato sia il mercato interno che quello estero. Paesi come la vicina Corea del Sud, infatti, vietano tuttora l’importazione di pesce dalla regione. I pescatori, dunque, temono che allo sversamento dell’ acqua radioattiva di Fukushima faccia seguito un calo della reputazione dei propri prodotti e, per questo protestano di fronte alla probabile decisione del governo. Il premier Suga e l’esecutivo nipponico hanno provato a rassicurare i pescatori garantendo di tenere conto di queste preoccupazioni. Il governo ha, inoltre, promesso una promozione dei prodotti di Fukushima.

Simone Guandalini

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