Un impatto devastante sull’ambiente globale si sta svelando nelle remote regioni del sud-ovest del Kazakistan, dove il tranquillo scenario delle operazioni di esplorazione petrolifera è stato scosso da un evento inaspettato il 9 giugno dello scorso anno. Durante i lavori di perforazione di un giacimento petrolifero nei pressi del Mar Caspio, un’esplosione di metano in Kazakistan ha innescato un incendio che ha bruciato incessantemente fino al 25 dicembre, rilasciando nell’atmosfera quantità spaventose di metano, uno dei principali gas serra.
L’osservazione attenta di questo disastro ecologico è stata resa possibile grazie alla tecnologia satellitare impiegata dalla società francese Kayrros. Attraverso immagini satellitari e una stima accurata, verificata da istituti di ricerca spaziale, è emerso che la quantità di metano dispersa ha raggiunto la spaventosa cifra di 127mila tonnellate. Questo evento si colloca tra le peggiori perdite di metano provocate dall’uomo, con conseguenze ambientali a lungo termine.
Nel dettaglio, è importante evidenziare come l’incidente sia avvenuto, quindi le sue cause e le sue conseguenze. A seguire, molte sono state le contestazioni delle autorità coinvolte e, soprattutto, le implicazioni ambientali che derivano da questa massiccia dispersione di metano. In un contesto in cui la consapevolezza e l’azione per contrastare il cambiamento climatico sono fondamentali, la vicenda del metano in Kazakistan solleva domande cruciali sull’industria dell’estrazione di combustibili fossili e la necessità urgente di rivedere le pratiche per evitare danni irreversibili.
Un incidente inaspettato
La tranquillità del sud-ovest del Kazakistan, nella regione del Mangistau, è stata interrotta lo scorso 9 giugno da un evento inaspettato durante i lavori di esplorazione di un giacimento petrolifero. Un’esplosione ha scosso la regione, provocando un incendio che ha perdurato fino al 25 dicembre. Ciò che preoccupa maggiormente, però, è la diffusione di una grande quantità di metano in Kazakistan e nell’atmosfera, rilevata dalla società francese Kayrros attraverso immagini satellitari.
Le dimensioni del disastro del metano in Kazakistan
Secondo le stime di Kayrros, verificate dall’Istituto per la ricerca spaziale dei Paesi Bassi e dal Politecnico di Valencia in Spagna, la quantità di metano in Kazakistan dispersa dall’esplosione ammonta a 127mila tonnellate. Un evento di tale portata non passa inosservato, poiché solo i sabotaggi ai gasdotti Nord Stream nel 2022 hanno causato una dispersione superiore, pari a 230mila tonnellate.
Dopo l’incidente del 9 giugno, le autorità kazake avevano “rassicurato” un intervento repentino con la presenza delle autorità nel contenimento della dispersione della sostanza chimica. L’intera regione, così come l’area geografica in cui si colloca lo stato asiatico, è fortemente ricca di petrolio e gas naturale, in quanto uno dei maggiori luoghi in cui avviene l’estrazione di petrolio.
La situazione drastica e il continuo monitoraggio del livello di metano in Kazakistan sono sopratutto in relazione alla condizione ambientale e la salute climatica. Il metano è presente circa al 30% nell’atmosfera e questo ha costituito un pericoloso incremento del riscaldamento ambientale.
La regione coinvolta e le azioni
Le perdite di metano hanno interessato il Mangistau, una regione del Kazakistan nota per i ricchi giacimenti di petrolio e gas naturale. Il pozzo esplorativo coinvolto, situato vicino alle coste del mar Caspio e gestito da Buzachi Neft, è ora al centro dell’attenzione. L’azienda petrolifera, interrogata da BBC News, ha negato che l’incidente abbia causato una “quantità significativa di metano”.
Il metano in Kazakistan e il suo impatto
Il metano, principale componente del gas naturale, è un gas serra le cui emissioni contribuiscono al riscaldamento globale ed è una sostanza invisibile all’occhio umano. La sua presenza nell’atmosfera, anche se di breve durata (12 anni rispetto ai 500 dell’anidride carbonica), ha un potenziale riscaldante 25 volte superiore.
Lo studio dei geoanalisti di Kayrros ha evidenziato come ci siano delle altissime concentrazioni di metano, nell’atmosfera terrestre, che potevano essere studiate ed analizzate tra l’esplosione di giugno fino a dicembre 2023. Lo stesso studio ha portato poi alla conclusione della presenza di 127.000 tonnellate di metano uscite dal pozzo danneggiato nella regione kazaka.
L’analisi della perdita e le contestazioni
Kayrros ha utilizzato telecamere a infrarossi a bordo di satelliti per osservare l’impronta digitale unica del metano nell’atmosfera. Tuttavia, Buzachi Neft contesta le analisi, affermando che Kayrros ha confuso un’emanazione di vapore acqueo con il metano e non ha valutato la concentrazione pregressa del gas intorno al pozzo. Gli scienziati che hanno verificato l’analisi respingono tali affermazioni, sottolineando che la ricerca ha considerato il vapore acqueo causato dall’incendio e ha individuato picchi di concentrazione di metano.
Le cause e le implicazioni del metano in Kazakistan
Un’indagine ufficiale sull’incidente rivela errori nella supervisione dei lavori nel sito di Buzachi Neft. Tuttavia, non è la prima volta che il Kazakistan è teatro di simili incidenti con l’estrazione del gas naturale, evidenziando la necessità di rafforzare le norme di sicurezza nell’estrazione di combustibili fossili. L’impatto di questa perdita di metano equivale, secondo l’Agenzia per la protezione ambientale degli Stati Uniti, all’uso annuale di oltre 717mila automobili a benzina.
Un richiamo all’azione
Il disastro del metano in Kazakistan pone sotto i riflettori la necessità di rivedere le pratiche nell’industria dell’estrazione di combustibili fossili e l’importanza di monitorare attentamente le perdite di metano. Il mondo è chiamato a riflettere sulle implicazioni ambientali di tali incidenti e a promuovere soluzioni sostenibili per contrastare il cambiamento climatico. La nostra responsabilità collettiva è salvaguardare il nostro pianeta per le generazioni future.