Frontex, l’agenzia europea della guardia di frontiera e costiera, ha indetto nuovi bandi per la ricerca di tecnologie avanzate per la sorveglianza delle frontiere. Tra queste gare di appalto due bandi per il valore totale di 184,3 milioni di euro sono dedicati alla fornitura di droni da impiegare nella sorveglianza delle acque del Mediterraneo ma anche dei confini terrestri.
Frontex: i bandi per l’acquisto di droni e di tecnologie per il controllo delle frontiere
I bandi pubblicati da Frontex ammontano a un totale di quasi 400 milioni di euro per la ricerca di tecnologie avanzate per sorvegliare i confini europei. Di questi, tre sono riservati all’impiego di droni e dispositivi aerei ad ampio raggio che possano monitorare le acque del Mediterraneo. I dispositivi dovranno avere un’autonomia di 12 ore, una velocità che possa raggiungere i 200 km/h e dovranno essere capaci di volare tra i 2.500 e i 4.500 piedi.
Uno stanziamento minore ma di comunque tre milioni di euro è stato indetto per la fornitura di droni di terra per pattugliare il confine bulgaro, una delle porte di accesso al territorio europeo per chi intraprende la Balkan Route, una delle principali rotte migratorie che dalla Turchia si inoltra nel territorio europeo attraverso i Balcani.
Continuano quindi spese ingenti da parte dell’UE e dei singoli stati per la militarizzazione delle frontiere e l’esternalizzazione delle frontiere: negli anni, i finanziamenti all’agenzia sono aumentati esponenzialmente partendo da 70 milioni di euro nel 2008, a 244 milioni nel 2015 fino allo stanziamento di 5,6 miliardi di euro per il periodo dal 2021 al 2027. Per quanto i finanziamenti siano erogati ormai da anni, stanziare 184 milioni in 4 anni significherebbe aumentare la spesa di circa il 30% all’anno.
Le politiche europee in ambito migratorio: esternalizzazione delle frontiere e blocco delle migrazioni
Con esternalizzazione delle frontiere si fa riferimento alla pratica per cui, sulla base di varie politiche internazionali, si tende a ostacolare l’arrivo dei migranti in territorio europeo spostando i confini verso zone extraterritoriali, boccando i migranti prima che raggiungano l’Europa anche attraverso la stipulazione di accordi per gestione dei flussi con Paesi terzi, di base incaricando questi stessi Paesi di intercettare le partenze.
Da anni il controllo e la riduzione dei flussi migratori alle porte dell’Europa è uno dei principali obiettivi degli stati membri dell’UE. L’esternalizzazione delle frontiere viene portata avanti in due modi: stringendo accordi ed erogando fondi a Paesi terzi, oppure attraverso il pattugliamento sistematico dei confini esterni con un ingente dispiegamento di personale e dispositivi per la militarizzazione delle frontiere.
I nuovi bandi indetti da Frontex rientrano in pieno nella direzione che le politiche europee hanno preso ormai da anni nell’ambito della gestione delle migrazioni. L’utilizzo di droni da parte di Frontex non è infatti una novità ma il costante incremento di finanziamenti per questo tipo di progetti si inserisce all’interno delle pratiche che si rafforzeranno in seguito all’entrata in vigore del nuovo “Patto per l’immigrazione e dell’asilo europeo”, descritto da numerosissime ONG, partiti e studiosi come una tragica svolta per il diritto d’asilo in Europa. Il nuovo regolamento, composto da dieci punti, ha tra i capisaldi l’esternalizzazione delle procedure di asilo, la mitigazione del concetto di Stato terzo sicuro e l’estensione della detenzione amministrativa dei richiedenti asilo, favorendo anche sui confini interni i respingimenti e i rimpatri dei migranti ritenuti “irregolari” in territorio europeo. L’impiego di droni permetterà di avvisare le guardie costiere di Paesi terzi della presenza di migranti da intercettare e riportare indietro.
Frontex: esternalizzazione delle frontiere e violazione dei diritti umani
Frontex (dal francese frontières extérieurs) nasce il 26 ottobre 2004 con una funzione di controllo delle frontiere esterne dell’UE. Durante il biennio 2015-2016, noto per quella che è stata definita “crisi migratoria”, il trattamento del fenomeno migratorio con toni appunto emergenziali ha legittimato un implemento delle pratiche di securitizzazione di Frontex. La dimensione emergenziale caratterizza da sempre gli interventi di questa agenzia nonostante sia nata come collaborazione sistematica per implementare progressivamente la sicurezza sui confini. Proprio questa errata retorica allarmista con cui storicamente viene trattato in Europa il tema delle migrazioni ha fatto leva sul senso di sicurezza, legittimando politiche sempre più stringenti sui confini europei. Oltre a ciò, fanno riflettere i continui e ingenti investimenti per finanziare accordi con Paesi Terzi e operazioni di controllo di Frontex mentre il sistema di accoglienza europeo fa acqua da tutte le parti. Le intenzioni dell’Unione sono chiare e Frontex è uno degli strumenti attraverso cui queste politiche prendono forma concreta.
L’agenzia Frontex ha però numerose ombre sul suo operato: è stata infatti accusata innumerevoli volte da ONG e associazioni internazionali e anche grazie a inchieste giornalistiche è stato mostrato come l’Agenzia violi sistematicamente i diritti umani sanciti dalle convenzioni europee. Col suo operato si è infatti resa complice di pushbacks e deportazioni sia nel Mediterraneo che nei Balcani, contribuendo al respingimento di migranti in Paesi terzi non ritenuti sicuri. Un esempio di inchiesta è quella portata avanti da Bellingcat che nel 2020 ha rivelato il coinvolgimento di Frontex nei respingimenti illegali di migranti nel Mar Egeo effettuati dalla Guardia costiera greca, nonostante le smentite dell’allora presidente Fabrice Leggeri, dimessosi nel 2022. A giugno, Leggeri si è candidato alle elezioni europee con il partito di estrema destra Rassemblement National.
Un’altra accusa è arrivata a fine maggio 2024 da Refugees in Lybia e front-Lex: le due associazioni hanno infatti chiesto al direttore esecutivo di Frontex, Hans Leijtens, di interrompere determinate attività di sorveglianza aerea nella “zona pre-frontaliera” del Mediterraneo centrale, denunciando le azioni dell’agenzia europea
«per impedire ai richiedenti asilo in fuga dalla Libia di raggiungere l’Unione europea, Frontex trasmette sistematicamente e illegalmente la geolocalizzazione delle imbarcazioni delle persone in alto mare alla cosiddetta Guardia costiera libica. Ogni giorno, Frontex consente così l’intercettazione sistematica e il “respingimento” dei rifugiati verso la Libia, paese in cui hanno subito soprusi e dove saranno sottoposti nuovamente a crimini contro l’umanità».
La situazione nei Balcani
L’esternalizzazione delle frontiere e la pratica dei respingimenti non sono politiche applicate solamente alle rotte migratorie che attraversano il Mediterraneo. Sui confini sia esterni che interni dei Balcani, infatti, continuano quotidianamente respingimenti illegali e violenze perpetuate sui migranti da parte delle varie polizie di frontiera. La rotta balcanica è una delle principali vie migratorie verso l’Europa, e negli scorsi anni ha registrato passaggi elevati. Nel 2024 però, anche i numeri della rotta balcanica sono drasticamente diminuiti. Per rafforzare ulteriormente il controllo su questa rotta, l’Unione Europea ha firmato un accordo con la Serbia per migliorare la cooperazione tra Belgrado e Frontex, l’agenzia europea per la gestione delle frontiere. Questo accordo consente a Frontex di schierare agenti in tutta la Serbia, inclusi i confini con Paesi non UE. L’accordo fa parte della strategia più ampia dell’UE per gestire le migrazioni nei Balcani occidentali.
Con il bando indetto da Frontex ulteriori forze verranno dispiegate anche sul confine tra Bulgaria e Turchia, confine diventato estremamente violento negli ultimi mesi. I migranti sono ammassati in campi lungo il confine in tragiche condizioni igienico-sanitarie e chi tenta il passaggio del confine o si trova esposto ai soprusi della polizia di frontiera o rischia di perdere la vita nella foresta bulgara, spesso morti che rimangono senza nome o sepoltura.
Respingimenti: una pratica illegale
Frontex, come abbiamo visto, è stata più volte accusata di aver svolto attività di respingimento illegali. Questo fatto diventa ancora più inaccettabile nel momento in cui le denunce ricadono su un’agenzia europea. Le operazioni di intercettazione e respingimento, infatti, rappresentano una violazione dei diritti umani dal momento che infrangono il principio di non respingimento sancito dalla Convenzione di Ginevra del 1951. L’articolo 33, infatti, introduce il principio di non-refoulment, ovvero il principio secondo cui nessun migrante può essere respinto verso i confini di territori in cui la sua vita o la sua libertà sarebbero minacciate A ciò si aggiunge il fatto che le intercettazioni infrangono un altro diritto sancito dalla Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione Europea, proclamata per la prima volta il 7 dicembre 2000 a Nizza. L’articolo 19, “Protezione in caso di allontanamento, di espulsione e di estradizione”, stabilisce infatti che: «1. Le espulsioni collettive sono vietate. 2. Nessuno può essere allontanato, espulso o estradato verso uno Stato in cui esiste un rischio serio di essere sottoposto alla pena di morte, alla tortura o ad altre pene o trattamenti inumani o degradanti».
Ciò che avviene quotidianamente ai confini esterni (e anche interni) dell’Europa sono pratiche illegali che evidenziano chiaramente la direzione intrapresa dalle politiche migratorie europee: una chiusura verso l’esterno e la volontà di intercettare le persone in movimento prima ancora che raggiungano il territorio europeo, spesso condannandole a situazioni di violenza e di violazione dei diritti umani. Tutto questo è reso possibile anche grazie al continuo aumento delle risorse e dei finanziamenti destinati a Frontex.