Frode fiscale: le scuse, semmai, siamo noi che le aspettiamo. Da Berlusconi!

E’ incredibile e desolante, perfino in un Paese come l’Italia, che la Corte di Cassazione debba preoccuparsi di smentire una grottesca storiella che spaccia per “complotto” la condanna definitiva per frode fiscale nei confronti di Berlusconi. E’ incredibile e desolante che questo avvenga a sette anni da quella condanna, ultima delle tre comminate a carico di Berlusconi in altrettanti gradi di giudizio, da parte di altrettanti collegi giudicanti composti da giudici sempre diversi. Ed è massimamente incredibile e desolante la storiella che i propagatori della storiella pretendono di raccontare: un membro della sezione di Cassazione – tale Antonio Franco, poi deceduto nel 2019 – che dopo aver condiviso e sottoscritto pagina per pagina la sentenza, si precipita a rivelare al condannato Berlusconi di essere al corrente di un complotto ai suoi danni.

In altre parole, invece di denunciare il complotto alle autorità competenti, come suo preciso dovere ed obbligo di magistrato, il presunto rivelatore ne sarebbe stato tranquillo complice e cofirmatario, per poi informarne confidenzialmente colui che aveva appena condannato. E quest’ultimo, invece di fare fuoco e fiamme contro i suoi persecutori, avrebbe a sua volta fatto finta di niente e atteso tranquillamente la morte del confidente per rendere pubblica la registrazione delle sue rivelazioni. Riavviando, a scoppio ritardatissimo, il tormentone della consueta compagnia di giro politica e mediatica su Berlusconi candido come un giglio e vittima innocente della magistratura politicizzata. Con tanto di rumorosa richiesta di riabilitazione e di scuse per il povero perseguitato.

E allora, tocca ripetere fino alla noia che Berlusconi è stato condannato a quattro anni di reclusione e cinque anni di interdizione dai pubblici uffici, in primo grado il 26 ottobre 2012; a 4 anni di reclusione, 5 anni di interdizione dai pubblici uffici e 3 anni dagli uffici direttivi, in appello l’8 maggio 2013; a 4 anni di reclusione, in via definitiva l’1 agosto 2013 e rinvio alla Corte di appello per la rideterminazione della pena accessoria dell’interdizione; a due anni di interdizione dai pubblici uffici, di nuovo in appello il 19 ottobre 2013; a due anni di interdizione dai pubblici uffici, in via definitiva il 18 marzo 2014. Grazie all’indulto che gli ha scontato tre anni, Berlusconi se l’è in realtà cavata con qualche ora di compagnia agli anziani ospiti di una casa di riposo . La decadenza dal Senato, a norma della legge Severino, risale invece al 27 novembre 2013 .

Le scuse, semmai, siamo noi che le aspettiamo. Da lui.

 

Stefano Morselli

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