In questi giorni è in mostra a Torino, fino al 3 maggio 2020, “Frida Kahlo through the lens of Nickolas Muray” (“Frida Kahlo attraverso l’obiettivo di Nickolas Muray”). Si tratta di un’esposizione di 60 foto, scattate da Muray nei momenti più segreti della vita di Frida. La mostra, per la prima volta in Europa, sarà l’occasione per approfondire sentimenti ed emozioni, a partire dall’incidente che ha segnato la vita della Kahlo.
Immagine emblema della mostra è la famosa “Frida Kahlo on the white bench” (“Frida Kahlo sul bancone bianco”), foto scattata da Muray a New York nel 1939.
L’incontro tra Muray e Frida
Nel 1923 Nickolas Muray incontra l’artista messicano Miguel Covarrubias, venuto a New York con una borsa di studio di sei mesi offerta dal governo messicano. Quando Covarrubias inizia a lavorare per Vanity Fair, rivista per la quale Muray collaborava con i suoi ritratti alle celebrità, i due diventano amici.
Nel 1931 Muray si reca in vacanza in Messico con Covarrubias e, poiché quest’ultimo era stato studente di Diego Rivera, era inevitabile che Frida e Nickolas si incontrassero.
I due inizieranno una storia d’amore che durerà dieci anni e un’amicizia che durerà fino alla morte di Frida nel 1954.
Le fotografie realizzate da Muray tra il 1937 e il 1946 ci offrono una prospettiva unica su Frida e del ruolo di Muray di amico, amante e confidente, mettendo in risalto il profondo legame della Kahlo con le sue radici messicane, la sua vita privata e le persone per lei più importanti.
Chi era Nickolas Muray?
Nickolas Muray, fotografo ungherese, sbarca a Ellis Island nel 1913 con in mano un diploma da incisore e in tasca 25 dollari. In pochissimo tempo, da un sottoscala di Brooklyn si trasferisce al Greenwich Village, famoso quartiere “alla moda” negli anni ’50.
In quell’ambiente bohemien fatto di aspiranti attori, musicisti e immigrati, Muray approfondisce la sua passione per la fotografia.
Con la sua capacità di mettere a proprio agio chiunque (celeberrimo il suo servizio fotografico allo schivo Claude Monet), la qualità dei suoi scatti varcano i confini del Village e contribuiscono a rendere immortale il mito delle dive di Hollywood. Famoso nella moda e nella pubblicità per i suoi ritratti di artisti, politici e personaggi dello spettacolo, tra cui Greta Garbo e Marilyn Monroe.
Frida è conosciuta come un’artista versatile, affascinante, esotica, apprezzata per il suo stile mistico e irreale. Artista ribelle e regina del Surrealismo.
Icona per eccellenza del femminismo.
Donna dalla femminilità provocatoria e fuori dagli schemi.
I suoi dipinti sono conservati in musei e gallerie come il MoMA di New York.
Soggetto di pellicole cinematografiche a lei dedicate: “Frida, Naturaleza Viva”, film del 1986, diretto da Paul Leduc con l’attrice Ofelia Medina nel ruolo di Frida; poi “Frida” del 2002, film tratto dalla biografia di Hayden Herrera, dove la protagonista è interpretata dall’attrice Salma Hayek. Per non parlare degli innumerevoli documentari a lei dedicati.
Frida Kahlo: una vita fragile, presa in prestito.
Accanto all’immagine pubblica di Frida, ne esiste un’altra più intima, sofferta e fragile.
Una vita fatta di perdite, rinunce, solitudine e sofferenza, dalle quali Frida cerca di riemergere attraverso la pittura.
Una vita che Frida sente di aver avuto in prestito dalla Morte e che, in quanto tale, decide di vivere con enorme passione.
Per raccontarvi questa Frida intima e vulnerabile, vi racconterò l’interpretazione che di lei ne da Alexandra Scheiman, scrittrice e psicologa messicana, nel suo romanzo “Il diario perduto di Frida Kahlo” .
Chiede al padre di farle avere la scatola dei colori ad olio, dei pennelli, delle tele, e comincia a dipingere.
Animata da una nuova speranza, mamma Matilde le fa fabbricare un cavalletto speciale perché possa dipingere sdraiata.
Frida sente che, non appena stringe il pennello tra le dita, il dolore è meno intenso. Per la prima volta, forse da sempre, Frida si sente ristorata, in pace, e trasportata lontano dal mondo.
Libera, per la prima volta.
Frida, infatti, è la terza di quattro sorelle e la meno femminile di tutte. E’ una bimbetta esile e senza appetito e il suo corpo, fin dalla più tenera età, è fragile.
All’età di sei anni è colpita dalla poliomielite che non la paralizza e non la uccide, ma la lascia con una gamba più piccola dell’altra. Un difetto fisico che Frida tenterà di nascondere per tutta la vita, indossando lunghi gonnelloni che le coprono le gambe fino alle caviglie e indossando una calza sull’altra per camuffare la gamba più sottile.
Da papà Guillermo, un tedesco di origini ebreo-ungheresi,
Frida coltiva la passione per la fotografia;
dalla mamma Matilde, una giovane signora molto bella che fa parte della nobiltà messicana, Frida impara tutto quello che ci si aspetti impari una ragazzina di “buona famiglia” per trovare marito: Frida impara presto a cucire, a ricamare, ma si rifiuta di cucinare.
Una donna deve avere altre aspirazioni. Non può sognare di passare la vita in una cucina.
La madre è anche una fervente credente e impone alle figlie obblighi inderogabili; uno tra questi è la messa della domenica, ma Frida non sa che farsene di santi e parabole, non vuole sottostare alle prigioni della colpa e del peccato .
Non vuole fardelli e la vita che sogna deve essere libera.
Invece di andare al catechismo gioca al pallone con i ragazzi del quartiere, corre e si arrampica sugli alberi. Fa a gara con i maschi “a chi arriva primo” sotto gli occhi delle vecchie comari che la criticano perché il suo comportamento non è adatto ad una ragazzina di buona famiglia come lei.
Quando Frida ha solo quindici anni,
Rivera è già una celebrità della pittura messicana. Da tutti è visto come un dio, anche se un dio privo di qualsiasi grazia, perché ha una pancia enorme, occhi grossi e sporgenti, mani grandi quanto il suo appetito.
Ogni cosa in Diego è smisurata, ma Frida, quel bestione che ruba sospiri alle ragazze come una stella della radio piace, e molto.
In quegli anni Frida si innamora di un ragazzo di nome Alejandro Gòmez, con il quale un giorno prende un autobus per recarsi a Coyoacàn. Sarà su quell’autobus che Frida rimarrà vittima del brutale incidente che la costringerà in ospedale per un mese e la bloccherà nel suo letto della Casa Azul.
Un tram ha colpito in pieno l’autobus sul quale Frida sta viaggiando e nell’impatto un tubo di metallo le si è conficcato nel bacino.
La colonna vertebrale le si è fratturata in tre parti, si è rotta la clavicola, le costole e il bacino.
Nella gamba destra ci sono undici fratture.
Il dottore dice che è viva per miracolo.
Quando Frida si risveglia dall’operazione che l’ha fatta morire per alcuni minuti, vorrebbe vedere i suoi genitori, ma il padre e la madre non vanno a trovarla, facendola sprofondare in una forte tristezza.
Nonostante Frida sia scampata alla morte, nella Casa Azul si è diffuso uno stato d’animo da veglia funebre, che si è impadronito dei suoi genitori, delle sue sorelle e dei domestici. Durante la convalescenza va a trovarla solo la sorella Matilde.
Da quel momento Frida vivrà con la convinzione che essere stata risparmiata
significherà dover vivere nel dolore il resto della sua esistenza.
Chiude gli occhi e accetta di vivere una vita fragile, presa in prestito.
Le ultime parole che Frida scrive sul suo quaderno, prima di morire, sono:
Spero che il viaggio sia gioioso, e stavolta spero di non tornare.
A vent’anni Frida impara di nuovo a camminare, lentamente; in quello stesso periodo incontra la famosa fotografa Assunta Adelaide Luigia Modotti Mondini, che tutti chiamano Tina. Una donna bellissima e dai mille talenti, che Frida considererà come la sua anima gemella.
Tina è dura come una roccia; ha il sorriso di un uomo,
gli occhi di un gatto, la voce da ragazza e le mani di una duchessa.
E’ l’incarnazione del desiderio, dell’entusiasmo, della vita.
Tina sarà colei che, avendo fatto la modella per lui per un murale a Chapingo, presenterà a Frida Diego Rivera.
Tina conosce l’appetito smodato di Diego Rivera per i corpi delle donne belle e giovani.
E sa che Frida è vulnerabile. Vorrebbe proteggerla.
L’orco e la principessa – Tina avrebbe detto così.
Il matrimonio con Diego Rivera sarà per Frida un ulteriore calvario. Nei primi anni di matrimonio Frida vivrà all’ombra di quest’uomo e del suo successo. Per anni sarà solo l’esotica moglie di Diego Rivera, che dal canto suo si divertirà ad esibirla durante gli eventi mondani.
Quando si trasferiscono a San Francisco, tutti trattano Diego come un re.
Frida si tiene in disparte e non dice a nessuno di essere un’artista.
Diego la tradisce con qualsiasi bella donna con la quale si trova a collaborare.
Di ritorno dagli Stati Uniti, Frida dovrà anche sopportare il tradimento di Diego con sua sorella Matilde, che porterà i due a separarsi per un lungo periodo e Frida e sua sorella a non vedersi per molto tempo.
Frida tenterà per più di una volta di diventare madre, senza alcun successo. Dopo il primo aborto, resterà incinta una seconda volta, fino a che non si renderà conto definitivamente che il suo corpo, in seguito all’incidente, non è più adatto a far crescere una vita.
Nonostante Frida chieda poi definitivamente il divorzio da Diego e intavoli una relazione, che durerà dieci anni, con Nickolas Muray, la pittrice non lascerà mai definitivamente Diego Rivera, che sarà per tutta la vita il suo amore e il suo tormento.
Dimentica le sue sofferenze, torna all’appartamento e tira fuori il cavalletto.
E’ consapevole di essere stata tradita; è consapevole che non sarà madre e che il dolore pulsante alla gamba non la lascerà mai.
Mentre dipinge Frida si libra in volo, libera.
Diego si accorge che sua moglie è cambiata. Non è più la timida signora Rivera, ora è Frida!
Milena Capriuolo