Questo articolo è espressamente scritto e pensato per soggetti eterosessuali appartenenti alla società italiana. È rivolto a persone cisgender, cioè che si riconoscono nel sesso che è stato loro assegnato alla nascita. Ma non solo: è formulato per tutti quei soggetti che sono convinti che nella nostra società sia in corso un pernicioso processo di demonizzazione dell’eterosessualità, meglio noto con il nome di “eterofobia”. Non è finita: è rivolto in particolare a soggetti che rispondono al nome di Sonia Fregolent, senatrice della Repubblica per la Lega, che ha sostenuto provocatoriamente questa tesi durante la discussione del ddl Zan. Benissimo, se vi rivedete in questo confortante ritratto, l’articolo che segue è per voi.
Grazie a Edoardo Mocini (Instagram: edoardomocini_) per l’ispirazione.
Senatrice Fregolent, lei è mai stata picchiata per strada perché indossava una maglietta con un simbolo o con un colore particolare? Ha mai sentito qualcuno dirle che fa schifo perché ha deciso di frequentare il suo attuale partner? O, ancora: ha mai temuto che, sul posto di lavoro, si venisse a scoprire il genere del suo compagno? O che lo scoprisse la sua famiglia? Oppure la sua squadra del calcetto del venerdì? Senatrice, lei è mai stata insultata per strada perché passeggiava sul lungolago mano nella mano con suo marito? Ha mai pensato che fosse meglio presentare il suo fidanzato come “un amico” per paura che accadesse qualcosa a voi, alle vostre auto o alle vostre case? Ha mai sperato che i suoi genitori di non si vergognassero più di lei per il fatto che lei frequenti un Mario e non una Maria? E, ancora: ha mai subito ricatti a seguito del fatto che qualcuno sia venuto a scoprire della sua eterosessualità?
L’adolescenza
Si è mai trovata di fronte qualcuno che decidesse di non affittarle un appartamento perché “qui non vogliamo certe cose”? Ha mai subito discriminazioni durante la sua adolescenza perché le piacevano i maschi? O magari ha sopportato risolini, nomignoli e insulti in ragione del fatto che potessero piacerle dei giocatori, dei cantanti, degli attori uomini? Ha mai scaricato un’app per conoscere persone eterosessuali, richiudendola frettolosamente temendo che qualcuno la riconoscesse e spiattellasse tutto in giro?
La cura
Ha mai sentito qualcuno dirle che, a causa del fatto che le piacciano gli uomini, lei è una persona deviata, malata, da curare e altre amenità di questo genere? Qualcuno le ha mai suggerito di andare dallo psicologo per il fatto che, appunto, lei trovi gli uomini attraenti? Ha mai pagato le tasse, contribuendo quindi allo stipendio di politici che dicono che gli eterosessuali sono solo dei fenomeni da baraccone? Qualcuno le ha mai vietato di avere figli o di adottarne in ragione del fatto che lei sia eterosessuale? Le hanno mai detto che questa passione per gli uomini la farà finire all’inferno? Ha mai subito pressioni da parte di confessioni religiose per pentirsi e, finalmente, abbracciare l’unica strada consentita dalla religione e cioè l’omosessualità? Il capo di una confessione religiosa qualsiasi si è mai rivolto ai suoi sottoposti dicendo loro che le coppie come quella formata da lei e da suo marito non possono essere benedette?
I passatempi
Viaggiando, si è mai informata preventivamente su locali in cui gli eterosessuali come lei fossero i benvenuti, per evitare di incorrere in spiacevoli episodi? Ha mai sentito il dovere morale di rivolgersi alla sua più stretta cerchia di amicizie con la frase “Volevo dirvi che sono eterosessuale”? Quando le persone vicine a lei hanno scoperto della sua eterosessualità, hanno cambiato atteggiamento in negativo? Hanno iniziato a farle domande molto intime a cui non aveva voglia di rispondere? Forse le hanno chiesto, nel rapporto con suo marito, quali posizioni sessuali prediligiate? O le hanno magari detto che loro non hanno niente contro la gente come voi, però certe cose è meglio farle a casa propria? In modo ancora più goffo, Senatrice, le hanno confidato, a mo’ di complimento, che lei non sembra per nulla eterosessuale, ma proprio per nulla?
La moda
Senatrice Fregolent, qualcuno ha mai avuto l’ardire di ipotizzare che le piacessero gli uomini per una moda passeggera? Perché è un modo di mettersi in mostra? Ha mai avuto paura per lei e per il suo compagno, senatrice Fregolent? Ha mai temuto che i suoi figli le confessassero di essere eterosessuali? Ha mai sognato di addormentarsi e di svegliarsi, il giorno dopo, finalmente omosessuale, in un modo che fa ancora fatica ad accettare l’eterosessualità?
No, l’eterofobia non è un problema
Ecco, senatrice Fregolent, se a tutte queste domande non ha potuto rispondere che no, queste cose non sono mai accadute, allora l’eterofobia, nella nostra società, non è un problema. E non è un problema perché è bello alzarsi la mattina, sapere che i vostri genitori non si stanno interrogando su che cosa abbiano sbagliato mentre vi guardano fare colazione. O andare al lavoro senza che nessuno, tra i colleghi, giudichi il vostro lavoro in base alle persone che frequentate. Viaggiare, andare al ristorante, passeggiare per strada mano nella mano senza che i vicini si diano delle gomitate ridendo di voi. Non temere di essere insultati, picchiati o uccisi perché vi piace chi vi piace. Entrare in chiesa e non sentirvi dire che siete “deviati”. E sapere che là fuori, tra tanta ignoranza e cecità, è pieno di gente che non è come voi, che magari ha fatto fatica ad aprire la mente, che ha ancora tanta strada da fare e che può avere qualche difficoltà con il linguaggio inclusivo, ma che ora è pronta a supportare le vostre battaglie. Perché, senatrice Fregolent, questa cosa proprio non vi va giù? Cosa vi toglie? Da cosa vi protegge?
Elisa Ghidini