Erano gli anni Cinquanta. Fred Buscaglione con un pizzico di swing e una manciata di rock’n’roll rivoluzionava la musica italiana.
A sessant’anni dalla prematura scomparsa, ormai Fred Buscaglione rientra a pieni diritti nell’Olimpo dei musicisti acclamati e ricordati con affetto. Lo “smargiasso” all’americana, con cappello a falde, baffetti da gangster e “sigaretta in bocca”, è diventato un caposaldo della cultura pop italiana.
La vita al massimo
Ferdinando Buscaglione è nato a Torino nel 1921. La sua passione per la musica è sbocciata presto, infatti a soli undici anni viene ammesso al Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino, che abbandonerà tre anni dopo per via delle scarse finanze della sua famiglia e per il poco amore verso la musica classica.
Fred era un bravo poli-strumentista: era in grado di suonare la tromba, il pianoforte, il contrabbasso e il violino. Ancora adolescente si esibisce nei jazz club notturni di Torino, ammaliando il pubblico con le sue melodie. Durate un’esibizione al Gran Caffè Ligure conosce uno studente di giurisprudenza, Leo Chiosso. E’ un’incontro voluto dal destino: tra i due nasce una bellissima amicizia e un sodalizio artistico che durerà fino alla prematura scomparsa di Fred.
Durante la guerra Buscaglione viene mandato in Sardegna, dove conosce due abili musicisti, Franco e Berto Pisano, ed entra in contatto con le sonorità americane: swing, rock’n’roll e blues, melodie sconosciute in Italia, ancora vincolata alla melensa “canzonetta d’amore”.
Il Successo
Al ritorno dalla Sardegna, Fred inizierà a dedicarsi con sentimento alla musica. Prima suona come turnista per orchestre e gruppi jazz, poi decide di formare la sua prima band: gli Asternovas. Erano gli anni Quaranta. Buscaglione suonava il violino e cantava. Molto presto diventò il leader della band, decidendo di abbandonare lo strumento per diventare voce solita. Nel corso del tempo per gli Asternovas hanno suonato diversi musicisti. Fred aveva buon’occhio nello scoprire nuovi talenti.
Nel 1946 l’amicizia con Leo Chiosso si trasformerà nel sodalizio artistico che ha creato le canzoni più indimenticabili: Eri Piccola, Teresa non sparare, Che bambola!!!, Love in Portofino, Whiskey facile. Sono canzoni innovative, canzoni nuove e fresche.
Fred ebbe un successo inatteso. Le sue melodie non avevano niente a che spartire col solito repertorio italiano. Lui non si mostrava al pubblico come un cantante romantico e ispirato, niente gesti d’amore sul palco, niente melense caricature del sentimento.
Il suo modo di fare l’ha reso un vero e proprio “personaggio di scena”. Ben presto il pubblico ha percepito Fred come il personaggio delle sue canzoni: c’è stato un processo d’identificazione tra autore e testo. C’è da sottolineare che Buscaglione alimentava la tendenza. “Con la sigaretta in bocca e le mani in tasca” (per dirla alla Renato Carosone), Fred si presentava come un “vero duro”, l’uomo “che non deve chiedere mai”. Le sue canzoni così irriverenti e il suo atteggiasi a “uomo vero”, amante dell’alcool e delle belle donne, hanno fatto parecchio scalpore per l’epoca. Sarà per questo che non ha mai partecipato al Festival di Sanremo?!
Sta di fatto che Buscaglione è un genio dello swing. Il suo modo di cantare, tra parlato e musicato, ha influenzato parecchio la musica successiva, basti pensare al duo Ianacci-Gaber e alle canzoni de “I due corsari“. L’atteggiamento alla “Clark Gable” l’ha reso un vero e proprio “simbolo”, inequivocabile e indimenticabile.
La tragica morte
La sera del 3 febbraio 1960, di rientro da un’esibizione al night di via Margutta, a Roma, Fred resta coinvolto in un incidente d’auto con un camion. Il conducente ventiquattrenne e un metronotte tentano di dargli soccorso. Buscaglione non arriva in tempo in ospedale. Aveva trentotto anni. La scomparsa al culmine della carriera fu evento mediatico.
La maniera scapestrata e ribelle con cui ha condotto la sua vita, l’amore turbolento per la moglie Fatima, le sue canzoni irriverenti e la sua prematura morte hanno alimentato il mito di Fred Buscaglione. Il suo modo di porsi è diventato un “cult”, la sua musica è diventata immortale. E’ stato onorato postumo di molti riconoscimenti e premi alla carriera, ma, forse, il più stimabile resta quella memoria indelebile che da generazione in generazione lo ricorda come una leggenda.
Antonia Galise