Il rapporto di Franklin Delano Roosevelt con la disabilità

Tra segretezza e orgoglio: come il miglior Presidente degli Stati Uniti gestì la sua disabilità

Franklin Delano Roosevelt sulla sedia a rotelle mostra la sua disabilità ai fotografi

Franklin Delano Roosevelt viene considerato dagli storici il miglior presidente degli Stati Uniti d’America. Come governatore di New York ha condotto la città fuori dalla Grande Depressione, come presidente ha ricostruito il paese attraverso il New Deal, l’ha guidato durante la Seconda Guerra ed è stato il primo ad introdurre un sistema di previdenza sociale nel Nord America. Per questi e altri motivi la sua presidenza è stata la più lunga della storia: iniziata il 4 marzo 1933 e terminata alla sua morte nel 1945, al quarto mandato. Non tutti sanno che Roosevelt fece tutto ciò con una disabilità severa, con cui ebbe un rapporto ambivalente.

La malattia

Fu durante una vacanza che la vita di Franklin Delano Roosevelt cambiò in un istante. Un bagno in acque contaminate e dopo poche ore i primi sintomi della poliomielite, una malattia per cui non esisteva vaccino né cura e che portava in molti casi alla paralisi. Così andò anche per lui: perse l’uso delle gambe e rimase paralizzato dalla vita in giù.

Una ricostruzione successiva ipotizza che non si trattasse di polio, ma della sindrome di Guillain-Barré, una malattia autoimmune scatenata da un’infezione. In entrambi i casi, al tempo dell’incidente nel 1921 non esistevano cure e così Roosevelt, all’età di 39 anni, iniziò la sua nuova vita con una disabilità.

L’ascesa politica

La gran parte della sua carriera politica si dispiegò in seguito alla malattia. All’inizio riluttante a ritornare sulla scena pubblica, presto si fece convincere dalla moglie Eleonor a non abbandonare la politica, vista come unica passione in grado di risollevarne il morale. Fu sempre lei a mantenere viva la memoria del marito negli ambienti newyorkesi durante gli anni della convalescenza. Risultò così convincente che la città lo scelse come governatore nel 1928 e una seconda volta nel 1930.

I risultati ottenuti nella metropoli portarono gli americani ad eleggerlo pochi anni dopo come presidente. E rieleggerlo una seconda volta, e un’altra, e un’altra ancora. Franklin Delano Roosevelt fu il primo presidente americano della storia a venir eletto quattro volte e resterà l’unico, visto il limite dei due mandati imposto dopo la sua morte.

Il rapporto di Franklin Delano Roosevelt con la disabilità

Quelli non erano certo anni d’avanguardia in tema di disabilità, i primi movimenti per i diritti arriveranno decenni dopo e la percezione generale della popolazione era ancora legata allo stereotipo disabilità-debolezza. Impossibile per l’uomo più potente della terra mostrarsi debole.

Eppure gli storici non sono concordi sul modo in cui Roosevelt avrebbe gestito la sua disabilità. Da una parte si è sempre creduto che fece di tutto per nasconderla, dall’altra emergono testimonianze su come la usò a suo vantaggio.

Mostrarsi invincibile: come Roosevelt nascose la sua disabilità

Nonostante i medici furono chiari dall’inizio, Roosevelt non si rassegnò subito alla paralisi. Per sei mesi girò per mare convinto che l’acqua l’avrebbe guarito e acquistò una casa nell’area termale di Warm Springs in Georgia, che divenne poi un centro di riabilitazione aperto a tutti. L’intensa attività a cui si sottopose gli permise di sviluppare la muscolatura della parte superiore del corpo, dandogli una figura imponente e un’ottima salute fino alla fine.

Per mostrarsi in pubblico Roosevelt utilizzava diversi ausili che gli permettevano di stare in piedi e di muoversi agevolmente: imbracature per mantenere la posizione eretta; bastoni e stampelle per camminare poggiandosi da un lato ad un accompagnatore, dall’altro al bastone; macchine con comandi manuali; una serie di rampe montate nelle sue residenze (inclusa la Casa Bianca) e una sedia a rotelle, nascosta da una coperta nelle occasioni pubbliche.

I giornalisti contribuirono a dare del Presidente l’immagine desiderata. Si racconta di un tacito accordo con la stampa per scattare foto da una certa angolazione, di modo da non mostrare mai le sue difficoltà. Fece in modo di non mostrarsi mai all’arrivo e alla partenza nei luoghi degli eventi e utilizzò leggii solidi a cui appoggiarsi durante gli incontri pubblici. Non potendo gesticolare, avendo le mani impegnate a reggere il suo peso, arricchì i suoi discorsi con movimenti della testa ed espressioni del viso.

E se invece avesse usato la disabilità a suo vantaggio?

In realtà, secondo lo storico James Tobin, gli americani erano ben a conoscenza della disabilità di Roosevelt e questa giocò un ruolo importante nella sua narrazione personale e nella sua carriera politica. Per Tobin il superamento della malattia diede a Franklin Delano Roosevelt la confidenza in se stesso che gli permise di vincere le elezioni.

Per dimostrare che non ci fu nessuna segretezza lo storico cita i giornali degli anni ’20, che parlarono a lungo della disabilità del candidato governatore, mettendone in dubbio la forza richiesta per la guida dello stato. Esistono poi centinaia di lettere di persone con disabilità che scrissero a Roosevelt e per le quali lui si impegnò durante le sue presidenze, anche attraverso la creazione dell’associazione March of Dimes per la promozione della salute di mamme e bambini.

Da governatore di New York tenne un discorso sui bambini con disabilità affermando:

«Io stesso sono passato per questa prova, e sono un simbolo di ciò che può accadere quando le persone con disabilità sono fortemente supportate».

Una frase che mandò in estasi gli ascoltatori, una novità assoluta in un mondo che ancora viveva la disabilità come una tragedia immane e insuperabile.

Secondo lo storico la disabilità rese Roosevelt un presidente migliore, gli permise di capire le esigenze delle persone più deboli, gli diede uno sguardo più ampio sul mondo, lo aiutò a capire il suo vero io e ad agire di conseguenza. La stessa Eleonor Roosevelt disse che la malattia aveva fatto diventare il marito un uomo più forte e coraggioso.

I rapporti con i leader esteri

Alcune testimonianze storiografiche mostrano come anche i leader dei paesi esteri fossero a conoscenza della disabilità di Franklin Delano Roosevelt, con reazioni diverse a seconda della loro personalità e ideologia politica.

Galeazzo Ciano, genero di Mussolini e ministro degli affari esteri del suo governo, lasciò nei suoi diari un commento del suocero sul presidente Roosevelt:


«Nella storia non si è mai visto un popolo retto da un paralitico. Si sono avuti Re calvi, Re grossi, Re belli e magari stupidi, ma mai Re che per andare al gabinetto, al bagno o a tavola avessero bisogno d’essere retti da altri uomini».

Non stupisce il commento del dittatore, considerando la sua visione della forza fisica e ciò che fece ai cittadini disabili. È stata però la Storia, a decretare chi tra i due fosse più adeguato a reggere un popolo.

Di tutt’altro genere l’incontro con il re dell’Arabia Saudita Ibn Saud, dopo la conferenza di Yalta. Si racconta che i due scherzarono a lungo sulla disabilita di Roosevelt e che questi regalò al Re una delle sue sedie a rotelle.

La memoria del presidente più amato dagli americani

Nel 1997, durante la presidenza di un altro democratico, Bill Clinton, venne inaugurato un memoriale in onore di Franklin Delano Roosevelt. Si trova a Washington DC ed è costruito in modo da essere accessibile in ogni sua parte. È attraversato da un sistema di rampe che lo rendono percorribile a tutti, le targhe e le iscrizioni sono poste più in basso in modo da essere leggibili anche per chi si sposta con una sedia a rotelle e sono accompagnate dalla relativa traduzione in codice Braille. Inoltre, cascate e pozze d’acqua vengono usate sapientemente per rendere l’esperienza multisensoriale e rilassante.

In seguito ad una campagna promossa dalle associazioni di persone con disabilità, pochi anni dopo venne aggiunta una statua del Presidente seduto sulla sua sedia a rotelle. Si è a lungo discusso sull’opportunità di tale decisione.

Da una parte è normale chiedersi cosa avrebbe voluto il Presidente. Se davvero passò la vita a cercare di nascondere la sua disabilità è diritto dei posteri scegliere diversamente?
Dall’altra è chiaro come i tempi siano cambiati, forse sarebbe lo stesso Roosevelt, oggi, a battersi orgoglioso per i diritti delle persone con disabilità.

Quello che è certo è come un esempio del genere può essere importante per bambini e adulti con disabilità, come mostri che le condizioni di partenza possono ribaltarsi in un attimo, che si può raggiungere qualunque posizione, ma che serve l’aiuto giusto: sia esso quello di una moglie come Eleonor, delle giuste tecnologie, delle persone che guardano oltre.

Sara Pierri

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