Cosa pensa Mateusz Morawiecki, primo ministro del paese più omofobo d’Europa, di Franek Broda, il gay di famiglia?
Franek Broda ha diciotto anni ed è gay. Niente di strano, se non fosse il nipote del primo ministro polacco, omossessuale in un paese espressamente omofobo.
La Polonia non è particolarmente nota per essere un paese liberale. A testimoniarlo sono i recenti avvenimenti contro la comunità LGBT+. Secondo l’estrema destra, infatti, essere omossessuale è una minaccia per lo Stato.
Nonostante le proteste contro le zone “lgbt-free“, venti distretti polacchi che, secondo le amministrazioni, sarebbero liberi da ideologia LGBT+, il paese taccia espressamente gli omossessuali come il nemico numero uno.
Complice una chiesa corrotta che ancora domanda espressamente dei centri di recupero per le persone omossessuali. Medioevo? No, è il 2020/2021 del Pis, Diritto e Giustizia, il partito di destra che guida il paese.
“Judenfrei” – libero da ebrei – urlava ai tempi la Germania nazista. Ora la Polonia urla “lgbt-free“, ma sarà vero?
E’ possibile cancellare da un giorno all’altro un’ideologia? Anzi, l’identità stessa, la natura di un individuo? Secondo gli attivisti e i manifestanti che sono scesi in piazza, non è possibile. Oltretutto, i sondaggi mostrano che il 56% dei polacchi è contrario a questo concetto così sinistro.
Karma ha voluto che un terribile nemico pubblico spuntasse proprio sotto il tetto del primo ministro: il giovane Franek Broda è gay ed è ovviamente un attivista, sceso in campo non soltanto per i diritti della comunità LGBTQ, ma anche per protestare contro l’abolizione dell’aborto come diritto. Cosa ne penserà lo zio?
Osteggiare espressamente i diritti di una larga fetta della popolazione è una risposta sufficiente. (Strano, visto che il partito è titolato Diritto e Giustizia). E’ dal 2015 che il Psi guida il paese e la lotta per ripristinare una cultura ultra conservatrice è più che evidente.
Inutile l’appello di Ursula von der Leyen, secondo la quale “le zone che non hanno posto per le persone LGBT sono zone che non hanno posto per l’umanità e non hanno posto nella nostra Unione” . Inutile anche il blocco dei fondi ai distretti lgbt-free (in pratica, senza diritti niente soldi). La Polonia respinge ogni accusa e mostra ostilità anche verso le procedure dell’UE.
Dopotutto, la comunità lgbt è colpevole d’insidiare l’identità, le tradizioni e la cultura polacca. Bastano due uomini che si baciano in pubblico per minare l’identità di un popolo?!
In un’intervista con VICE World News, Franek Broda ha spiegato le motivazioni che l’hanno spinto a diventare attivista, sebbene la palese difficoltà d’espressione in un paese omofobo e la maledizione di un famiglia non proprio tollerante:
è difficile comprendere quanto alcune persone possano mancare di rispetto nei confronti degli altri. Ed è questa la ragione principale della mia militanza: la mancanza del semplice rispetto. […] penso sia difficile per persone come me accettare quanto la società possa essere piena di odio. […] La Polonia ha davvero un grande problema con la cultura della vergogna. Odiamo le persone che vogliono essere loro stesse senza alcun rimorso. Le persone LGBTQ in Polonia hanno paura di tenersi per mano per strada o di truccarsi. Perché ti chiamano subito “f****o”. Il governo manda costantemente segnali negativi attraverso i media, dicendo spesso che noi vogliamo “rovinare i ragazzini.”
Come risultato, se ti mostri per quello che sei, sei in pericolo. Un mio amico è stato aggredito su un mezzo pubblico per il semplice fatto di avere indossato delle stringhe arcobaleno sulle scarpe.
Le cultura dell’odio alimenta le persone dalla notte dei tempi. Eppure, dopo l’imbarbarimento ci si aspetterebbe una ritorno alla civiltà. Niente. Gian Battista Vico aveva ragione.
Invece di propagandare odio, non sarebbe più facile predicare la tolleranza?! Non saremmo tutti più contenti?
Nell’intervista, Franek Broda dimostra di possedere una grande empatia: nonostante visioni politiche estremamente e palesemente opposte, Broda non intende “mandare al diavolo suo zio, il primo ministro” solo per far vendere i giornali.
Dopotutto è un ragazzo qualsiasi, che ama e rispetta la sua famiglia. Essere il nipote di un ministro, espressamente omofobo, può rappresentare una maledizione e una benedizione.
La sua delicatezza, nonostante a rischio ci siano i suoi diritti, è la palese testimonianza che la comunità LGBTQ non mette a rischio l’identità di nessuno. Tuttavia, come si fa a controllare una popolazione se non le si offre un nemico pubblico su cui scagliarsi?!
E’ il gioco di tutte le forze politiche che vogliono conservare il proprio potere, non soltanto in Polonia, ma in tutto il mondo. In Italia sono i migranti di Salvini, in America erano i Messicani di Trump, in Polonia sono gli omossessuali. L’estrema destra cerca sempre di trovare un nemico, forse per nascondere magagne e lacune interne.
Il fatto che Franek Broda sia gay, nato in una famiglia omofoba, non ha niente a che fare con il Karma. E’ la normalità della vita, la quotidianità, la natura. E in questo, non c’è proprio niente di strano.
Antonia Galise