Se la Francia tassa il fast fashion e incentiva il recupero…

La Francia tassa il fast fashion

Se la Francia tassa il fast fashion, sarà il primo Paese al mondo a prendere provvedimenti concreti per disinnescare la spirale di eccesso, sfruttamento ed enorme impatto ambientale in cui si è avventurata l’industria dell’abbigliamento.

Cosa prevede la legge che in Francia tassa il fast fashion?

Marzo 2024, l’Assemblea nazionale francese ha approvato il disegno di legge proposto a fine febbraio dalla parlamentare Anne-Cécile Violland, membro del partito di centro destra Horizon et apparentés. Con questa legge la Francia tassa il fast fashion decidendo di mettere ordine a un fenomeno che ha invaso il mercato del tessile francese (e mondiale). La proposta aspetta solo il via libera del Senato ma, in teoria, dovrebbe essere approvata in via definitiva in tempi brevi. Per “fast fashion” la legge intende la “produzione tessile a basso costo, spesso remota e delocalizzata”, che consiste in una produzione frenetica di abiti di scarsa qualità a spese ambientali e sociali.

“Il fast fashion è un prodotto che è usato rapidamente e poi scartato, spesso con un costo enorme per ambiente e persone. Di solito, veloce significa economico, che significa materiali sintetici non biodegradabili e difficili da riciclare, con costi di lavorazione economici che derivano da un mercato del lavoro non regolato e collegato alle violazioni dei diritti umani. L’elevato volume di prodotti su cui queste aziende fanno affidamento nel loro modello di vendita, non solo incoraggia l’iperconsumismo di massa, ma crea anche montagne di rifiuti nei deserti e negli oceani perché le discariche sono già piene.

Tiffanie Darke, giornalista di moda.

Uscire da questo circuito sarebbe una boccata d’aria fresca sia per l’ambiente sia per le drammatiche condizioni in cui lavorano migliaia di operai. Ed è in questo senso che arriva il disegno di legge d’oltralpe.

Se la Francia tassa il fast fashion:

  1. Ogni capo di fast fashion dovrà essere accompagnato da un’etichetta che dia informazioni sul suo impatto ambientale e che spinga al riuso e alla riparazione.
  2. Verrà incrementato prezzo di listino a seconda dell’impatto ambientale del capo, calcolato in base a una stima delle emissioni di carbonio necessarie alla sua produzione. La tassazione, dunque, è fondata sul cosiddetto principio di responsabilità estesa al produttore (EPR) che consiste nell’estendere la responsabilità del produttore a tutto il ciclo di vita del prodotto: dalla produzione allo smaltimento.
  3. La pubblicità che incoraggia l’acquisto di prodotti di fast fashion verrà limitata.

Inoltre, dal prossimo anno è prevista una sovrattassa di 5 euro a capo legata all’impronta ecologica che salirà a un massimo di 10 euro entro il 2030 (senza però superare il 50% del prezzo dell’articolo).

La Francia tassa il fast fashion e incentiva il recupero



Se la Francia tassa il fast fashion, impiegherà le nuove entrate per gestire la raccolta, lo smistamento e lo smaltimento dei rifiuti tessili e, soprattutto, per sostenere le aziende che basano la loro produzione su criteri di circolarità a basso impatto ambientale.

E se la Francia tassa il fast fashion, questa legge farà il paio con il Bonus réparation approvato lo scorso autunno. Il “bonus rammendo” funziona in modo molto semplice: i tuoi pantaloni preferiti si sono strappati? Le tue scarpe della domenica si sono rotte? Il cappotto che ti ha regalato la nonna ha una tasca bucata? La spallina del vestito che hai comprato a pochi euro sul sito numero uno di fast fashion si è staccata?

Niente paura! Non hai bisogno di correre a fare una sessione di shopping compulsivo in negozi (fisici o online) di fast fashion. Puoi andare dal sarto o dal calzolaio per farlo riparare! Su ogni tipo di rammendo, infatti, potrai ottenere uno sconto tra i 6 e i 25 euro.

Questa misura, nella sua semplicità, è incredibilmente avveniristica: l’idea di circolarità di un prodotto è qualcosa che abbiamo perso completamente di vista ma che ha fatto parte dell’umanità per secoli. È arrivato il momento mettere da parte la cultura consumistica dell’usa e getta e di rispolverare l’idea di recupero e riciclo.

Ma la Francia è avanti in questo tipo di idee. Infatti, un po’ perché sembra essere più attenta ad alcune questioni ambientali, un po’ perché vuole proteggere la produzione interna della moda, ha già approvato almeno altri due provvedimenti:

  1. La legge Agec con l’obiettivo di incentivare l’economia circolare e la riduzione dei rifiuti;
  2. La CSDDD, una direttiva riguardo la sostenibilità aziendale, che è in attesa del via libera della Commissione europea.

La Francia tassa il fast fashion per il suo impatto ambientale

Sulle conseguenze che ha l’industria della moda veloce su ambiente e diritti fanno luce numerose inchieste e anche alcune istituzioni. Stando ai dati europei, ad esempio, ogni anno vengono utilizzati 93 miliardi di metri cubi di acqua, vengono prodotti 80-100 miliardi di capi di abbigliamento (di cui la stragrande maggioranza viene gettata via dopo pochi utilizzi) e, nella sola UE, vengono prodotti più di 5 milioni di tonnellate di rifiuti tra abbigliamento e calzature. Ossia 11 chili di rifiuti tessili all’anno per ogni cittadino.

Sono numeri sconvolgenti. Inoltre, se un paio di jeans costa 8 euro, se una maglietta costa 3 euro, se un costume da bagno costa 2 euro e pochi centesimi è anche perché chi ha lavorato alla sua concreta produzione ha guadagnato decisamente troppo poco.

È in questo quadro intriso di impatto socio-ambientale che, finalmente, qualcuno sta facendo un primo passo concreto: se la Francia tassa il fast fashion, certo, non risolve il problema. La questione, infatti, andrebbe affrontata alla radice: da un lato provando a cambiare la mentalità dei consumatori, che troppo spesso si lasciano attirare dai prezzi ridicoli acquistando capi di scarsa qualità ma dall’altissimo impatto. E dall’altro lato andando a limitare e regolamentare la produzione.

Tuttavia, se la Francia tassa il fast fashion, non solo fa qualcosa di buono per l’ambiente, ma dona a tutti noi una scintilla di speranza per un futuro migliore.

Arianna Ferioli

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