FRANCIA. E’ LOTTA DI CLASSE, MA DISTORTA ALLA RADICE

Di Maurizio Blondet


Viene da dire ai francesi: se vi piace così…avete votato per  altri cinque anni di “grand remplacement”, per farvi sostituire a tappe ancor più forzate da stranieri musulmani .  Avete votato per il governo dei Rotschild, della finanza internazionale, della deflazione-recessione. Altri cinque anni di soggezione a Berlino, alla UE, all’austerità, al precariato, alla riduzione salariale: avete votato per altri cinque anni di Hollande. Avete votato per la globalizzazione, per la NATO, per la guerra alla Russia.

Avete votato per un tizio artificiale creato apposta   nei laboratori  della nota lobby, un dipendente  della banca Rotschild, uno che  è stato ministro dell’economia   con Hollande e Valls, due anni durante i quali ha varata uno “legge sul lavoro” (legge Macron) contro la quale migliaia di voi sono scesi in piazza,  e che il primo ministro Valls  ha dovuto far passare   per decreto, a forza.  Avete votato uno il cui programma è vuoto come la sua  testa.

Avete confermato il potere delle burocrazie e   la dittatura dei LGBT.

Avete fatto brindare le Borse, gli speculatori,  fatto tirare un sospiro di sollievo ad  Angela Merkel, Schulz e Schauble. Vien da dire: francesi, se vi piace così…

Ma c’è una  parola   sbagliata in questa frase. Ed è la parola “francesi”.

Occorre qualche distinzione. I francesi poveri hanno votato massicciamente il Front National; i francesi ricchi  e benestanti, hanno votato Macron. Il voto a Marine ricalca fedelmente la distribuzione nazionale della disoccupazione, della povertà, della iniquità sociale – il Nord abbandonato   e il Meridione invaso  da musulmani.  Hanno votato FN le classi popolari, gli operai.   Parigi, la ricca  cosmopolita capitale,  non ha votato per Marine.




La cosa  è notata persino da Figaro, un quotidiano “moderato” e tutt’altro che lepenista (ha fatto campagna per Fillon) : “L’elettorato di Macron raccoglie la Francia che va bene,  la Francia ottimista, la Francia dei buoni guadagni; la Francia che non ha bisogno né di frontiere né di patria, questa Francia “aperta” e generosa perché ne ha i mezzi. La Francia di Marine Le Pen è la Francia che soffre,  che si inquieta del proprio avvenire, della fine del mese, che soffre di vedere i padroni  prender tanti soldi; che  freme davanti all’incredibile arroganza di questa borghesia che le impartisce lezioni di umanesimo e progressismo dall’alto dei suoi 5 mila euro mensili o più”.

E’ una lotta di classe. E’ la lotta di classe di cui ha  parlato  anni fa il miliardario Warren Buffett, finanziere: “La lotta di classe esiste, e l’abbiamo vinta noi”. Noi miliardari.

Persino sul Figaro si riconosce  che nell’ammucchiata “repubblicana” con cui tutti gli altri si uniscono per votare Macron al secondo turno,  si configura un esproprio  dei poveri. “Qualunque cosa si pensi della candidata del Front National,  v’è qui una forma di ingiustizia: la Francia “di sopra”  si appresta a confiscare  alle classi popolari l’elezione presidenziale, la sola elezione  che impegna davvero il loro destino”.

Il punto è   che la chiarezza della lotta politica  –  con la chiara coscienza di chi sia il “nemico principale”  – è distorta alla radice  da vari elementi. Uno è ben noto e condivido da tutti noi europei:   il fatto che la classe sfruttatrice si è appropriata  anche dell’etichetta di “sinistra”.  I miliardari, i burocrati, gli oligarchi sono oggi “i progressisti”.  Oggi è progressista sputare sul popolo “sovranista, xenofobo, omofobo”, arretrato.

I “socialisti” francesi hanno   in Micron il loro candidato, uscito dai loro circoli, sappiamo del resto che è “progressisti” essere liberisti, globalisti e per più Europa. Melenchon, il candidato super-trotzkista e ultrasinistro, con il suo programma antisistema e anti-euro, ha preso  quasi il 20 per cento dei voti:  il suo ruolo è stato intercettare  una quota di malcontento proletario che, altrimenti, probabilmente sarebbe andato a La Pen.

I comunisti (per quel che ne resta) hanno invitato i loro elettori a votare Macron: riconoscendo, si badi,  che è il “candidato che  gli ambienti finanziari hanno scelto per amplificare le loro politiche liberali  di cui il nostro paese soffre da 30 anni”.  Ma nonostante tutto,  i veri comunisti devono “sbarrare la strada a Marine Le Pen, alla minaccia che costituisce il Front National per la democrazia , la Republica, la pace”.  Così sul loro giornale ufficiale, l’Humanité.

Commenta Alain Soral, che viene da quelle fila: “Il Partito Comunista invita a  votare Rotschild – Ossia: come tradire il popolo fino in fondo”.

Ovviamente non ci stupiamo.  Ci guida la sentenza di Spengler, che spesso rievochiamo: “La  Sinistra fa sempre il  gioco del grande capitale. A volte perfino senza saperlo”. 

Ma il peggio di tutto non sono costoro, in fondo.

“La grande moschea di Parigi invita i musulmani a votare “massicciamente” Macron.  Il Consiglio Francese del Culto Musulmano (CFCM) farà lo stesso appello  al secondo turno, vista “la situazione eccezionale”.

Nei quartieri islamici, racconta Marco Imarisio del  Corriere, “Samir Moussa, origini algerine”; dice: “Questo tizio [Macron] non mi piace. Se rappresenti le banche, non puoi  parlare a nome del popolo. Ma l’ho votato, perché è l’unico che può impedire l’arrivo di quella là». Non riesce neppure a chiamarla per nome. Sua moglie Abra, di famiglia del Togo, impiegata presso Airbus, smette per un attimo di sorridere e la chiama con nomi irriferibili. «Scenderemo in piazza per Macron, faremo campagna. Barrage républicain , sbarramento repubblicano. Non riesco a pensare a una Francia che vota per quella donna».

Nel quartiere,  i manifesti con “le facce degli undici candidati sono state ricoperte tutte, nessuna esclusa, dall’acronimo TSQE dipinto con spray rosso. Non importa chi, ma «Tous sauf que elle», tutti tranne lei.

La lotta di classe falsata alla radice dalla  divisione etnica e razziale.

Si fa  presto a dire “francesi”. Anzi,forse è ormai tardi per chiamare i votanti “francesi”.  Il Grand Remplacement è troppo avanzato.



https://youtu.be/YNWaEVEpB8E

Jacques Attali profetizzò oltre un anno fa che alla presidenza francese sarebbe andato “uno sconosciuto”, e precisò : “Noi apportiamo il programma”. Chi sono i noi? Attali, j, teorico  del governo unico mondiale  (“Una istituzione di sorveglianza finanziaria planetaria”) di cui l’Unione Europea dovrebbe essere il laboratorio, è stato ministro di Mitterrand; presidente della BERD (Banca Europea  per la Ricostruzione e lo Sviluppo), consigliere indifferentemente di SArkozy e di Hollande. E sicuramente lo sarà di Micron.

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