Francesco Pio Maimone: l’ennesima morte tra le vittime innocenti della mafia

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A solo un giorno di distanza dalla Giornata nazionale per la commemorazione delle vittime innocenti della mafia, l’ennesima morte. Il 20 marzo, quasi come il rintocco di una campana che con precisione suona per annunciare la giornata commemorativa, si spegne a Napoli il diciottenne Checco Pio. La triste notizia dell’omicidio del giovanissimo Maimone si materializza come una fitta nube nera che contrasta la vivacità di questi primissimi giorni di primavera, costringendoci a riflettere sull’ennesima tragedia causata da una delle piaghe più spietate della nostra società.

L’ennesima morte tra le vittime innocenti della mafia

Lunedì, sul lungomare di Napoli, più precisamente nella zona di Mergellina, è stato ucciso a colpi di pistola il diciottenne Francesco Pio Maimone. Francesco Pio aveva 18 anni e si trovava in compagnia di un suo amico, quando una semplice uscita post-lavoro si è trasformata in tragedia. Il ragazzo, infatti, è stato colpito al petto da un proiettile, il quale inoltre non era indirizzato a lui, che lo hanno immediatamente assassinato. I colpi di pistola erano di Francesco Pio Valda, suo coetaneo, che ha deciso di sparare all’impazzata in seguito ad una lite con un altro ragazzo, dinamica quindi con la quale Francesco Pio Maimone non c’entrava nulla. Una scarpa macchiata di vino, questo il movente della lite, movente che al carnefice è risultato sufficiente al punto di decidere di dover punire il responsabile con la morte. L’obiettivo di Valda però si è scansato e a pagarne le conseguenze è stato Maimone, colpevole unicamente di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato e nella traiettoria dell’arma dell’assassino. Francesco Pio Valda è stato accusato di omicidio dopo le analisi dei video ripresi dalle telecamere di sorveglianza e le testimonianze delle persone presenti, omicidio aggravato da modalità mafiose in quanto componente di una famiglia camorrista, in particolare del clan Cuccaro.

Un delirio di grandezza violento

Particolarmente simbolico è il fatto che l’omicidio di Maimone sia avvenuto il giorno precedente alla Giornata nazionale in commemorazione delle vittime innocenti della mafia, quasi come fosse una notifica o un promemoria. Notifica immensamente tragica che costringe ad un’urgente riflessione riguardo la tematica della criminalità organizzata. L’aspetto più preoccupante che costituisce le fondamenta delle dinamiche della criminalità organizzata è sicuramente il modus cogitandi (e successivamente quindi operandi) caratteristico di questi contesti. Alla base di azioni tragiche come quella sopracitata, vi è infatti la formazione di individui educati ad una violenza spietata e delirante. Una violenza irrazionale e fredda diretta esclusivamente all’esemplificazione concreta della legge del più forte. Per individui formati attraverso narrative simili, la dimostrazione del proprio supposto potere è più importante di qualsiasi altra cosa ed è necessario che esso risulti evidenti agli occhi degli altri, anche a costo di spezzare vite.

Giovane violenza

Queste dinamiche di violenza e delirio omicide sono purtroppo il frutto di una lunga e triste tradizione, ma esse assumono un carattere ancor più scoraggiante se contestualizzate all’interno dell’epoca in cui ci viviamo e soprattutto all’interno delle relazioni tra giovanissimi, le prime vittime, inizialmente simboliche e, come abbiamo visto, potenzialmente anche fisiche, di un sistema omicida caratterizzato dal male e dalla corruzione. Con il passare del tempo, infatti, l’età media delle vittime e contemporaneamente anche dei carnefici criminalità organizzata sembra abbassarsi sempre più, evidenziando come il germe della mafia non si sia assopito e come esso continui ad agire anche tra gli strati più giovani della nostra società.

L’importanza di una comunità unita

A tale proposito, in occasione della XXVIII Giornata della Memoria e dell’Impegno, ricorrenza avvenuta nella giornata del 21 marzo, si sono tenute diverse manifestazioni sull’intero territorio nazionale volte a  sottolineare l’impegno di una nazione che si ribella nei confronti della corruzione e della violenza delle mafie, violenza che costituisce un problema da non sottovalutare in quanto si ripresenta ciclicamente mietendo vittime innocenti e privando queste ultime dei propri sogni e del proprio futuro. Questo è stato evidenziato anche dalle parole del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il quale a Casal di Principe, durante l’anniversario dell’uccisione di don Giuseppe Diana, ha ricordato:

Oggi l’Italia ricorda tutti i caduti per mano della mafia, della camorra, della ‘ndrangheta. Tra le vittime anche bambini, uccisi per errore o per vendetta. Ancora ieri, a Napoli, un ragazzo di 18 anni è stato ucciso quasi a caso, con una crudeltà che gli ha sottratto il futuro, lasciando nella disperazione i suoi familiari

Non solo una data

I numeri parlano chiaro: dal 1861 a oggi sono 1.069 i nomi presenti nell’elenco delle vittime cadute per mano della criminalità organizzata. Numeri che servono ad aumentare la nostra consapevolezza nei confronti di questa realtà e che non permettono minimamente di poter sottovalutare la portata del fenomeno mafioso. Per questo, il 21 marzo non può essere solo una data, ma è necessario sia il simbolo di una società che, grazie alla propria unione, combatte quotidianamente contro una marcia realtà da sradicare, in onore delle vittime e delle loro famiglie e del benessere comune.

 

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