Le “Storie Maledette” di Franca Leosini son tornate su Rai3. La puntata di ieri, dedicata al delitto di Avetrana, ha riscosso un certo successo. Ha infatti registrato il 7,5% di share. L’hanno cioè guardata 1 855 000 italiani. Protagoniste dell’episodio erano Cosima Serrano e la figlia Sabrina Misseri, la zia e la cugina della piccola Sarah Scazzi, uccisa nell’agosto del 2010. Le due donne sono state dichiarate colpevoli dell’omicidio e condannate all‘ergastolo in via definitiva. Tuttavia, continuano a definirsi innocenti.
Franca Leosini e la sua personalità magnetica
Oggi i social sono pieni di vignette con le citazioni più intriganti della conduttrice. Basta usare l’hashtag #storiemaledette per leggere i post dei tantissimi fan. Addirittura sono nate pagine ironiche a lei dedicate, come “Uccidere il proprio partner solo per essere intervistati dalla Leosini“. È riuscita infatti a stregare il pubblico parlando di un caso ormai anche fin troppo conosciuto. Qual è il suo segreto?
Franca Leosini è magnetica. Riesce a tenere il pubblico calamitato allo schermo grazie alla sua innata eleganza. È una donna raffinata, nell’aspetto e nel linguaggio. Con il suo stile casual combinato a elementi chic, si rapporta agli intervistati parlando con un lessico ricercato, ma d’immediata comprensione. Non sfora mai nella volgarità o banalità; quando serve, però, enfatizza i suoi pensieri con un registro più colloquiale, come quando dà, ripetutamente, della “babbalona” a Sabrina Misseri.
Uno stile unico
Franca Leosini indaga i casi giudiziari più complessi e discussi con l’attenzione e l’accuratezza di un vero investigatore. Ma non si limita a descrivere i fatti da uno studio televisivo, intervistando parenti o vicini di casa della vittima. La Leosini va in carcere e intervista direttamente il condannato. Questi ha dunque la possibilità di raccontarsi e dire la sua verità. Ma di fronte non ha un’intervistatrice inerte. Dovrà confrontarsi con un’interlocutrice con un forte temperamento, che non si accontenta di domande scontate.
La Leosini è sincera e diretta: non ha paura di dire la sua e di muovere critiche, con lo sguardo profondo di una professoressa che ti interroga puntualmente proprio quando non hai studiato. Ciò, senza tuttavia abbandonare mai un approccio educato e posato. In più, la sua intervista non è un’accusa né l’indagine di qualcuno che vuole giudicare. Questi sono i suoi intenti, come si può leggere in un post sulla pagina Facebook di “Storie Maledette”:
La parola importante è rispetto. Anche per i loro errori. Mi accosto a questi personaggi non per giudicare, ma per capire. Capire cosa è successo nella loro vita per farli precipitare nel baratro di una storia maledetta.
La Leosini scava nei meandri dei ricordi e della psiche dei condannati come una psicologa. Scandaglia nel passato dei condannati, facendo venire fuori i loro più remoti sentimenti. Indaga con arte maieutica sulla situazione familiare e sentimentale degli intervistati, creando così un quadro completo della loro personalità.
Una professionista che non ha bisogno di “sciacallare”
Franca Leosini si rivela quindi una vera rockstar. Una giornalista con uno stile unico. Proprio per questo, non ha bisogno di luci puntate in faccia quasi a farla sembrare un’apparizione divina. Non punta a “sciacallare” sul dolore di chi si è trovato a vivere simili tragedie, come spesso accade in alcuni programmi televisivi.
In un’intervista sul Giornale, ha affermato che i delitti non si giustificano mai, ma si devono interpretare e capire. Per questo, non si definisce un pubblico ministero, ma un’ “indagatrice dell’anima”. E la sua attività di indagine è molto intensa: Franca Leosini studia tutti gli atti processuali. Solo per il delitto di Avetrana ha studiato svariati faldoni, per un totale di 10 000 pagine.
In conclusione, il format del programma nato nel 1994 si dimostra avvincente e accattivante. Non ci resta allora che aspettare la prossima domenica.
Rossella Micaletto