Non sarà una sorpresa che la notizia dell’invenzione di una fotocamera 3d da record arrivi dal prestigioso Caltech (California Institute of technology.
Tantomeno è una sorpresa, per chi conosce l’argomento, il nome del professor Lihong V. Wang, dal suo laboratorio esce questo prodigioso strumento i cui dettagli sono documentati in un articolo pubblicato su Nature communications.
Il professor Wang è un pioniere nel campo della cosiddetta compressed ultrafast photography (CUP), il suo nuovo strumento è capace di catturare fino a 100 miliardi di fotogrammi al secondo, il che significa approssimativamente 10 miliardi in un battito di ciglia.
La particolarità rispetto agli strumenti precedenti realizzati da Wang è che si tratti di una fotocamera 3d.
Noi umani abbiamo una visione tridimensionale che ci dà la percezione della diversa distanza da noi dei vari oggetti nel nostro campo visivo che si differenzia dalle immagini bidimensionali delle normali fotocamere.
Ma come funziona la visione umana? Quello che osserviamo è la rielaborazione compiuta dal nostro cervello di immagini riprese da due punti di vista leggermente diversi, i nostri occhi, infatti chi perde la visione da un occhio perde la capacità di percepire la profondità.
La fotocamera 3d da record del professor Wang, battezzata “single-shot stereo-polarimetric compressed ultrafast photography,” (SP-CUP) funziona esattamente allo stesso modo, la lente è una sola ma funziona come se fosse due, le due metà producono coppie di immagini con una compensazione che vengono divise in due canali che poi vengono rielaborati dalla camera.
L’aggettivo polarimetric nel nome dello strumento rivela una ulteriore caratteristica che va oltre quello che l’occhio umano è in grado di fare, percepisce la polarizzazione della luce.
Lungi dall’essere un prodigio della tecnica fine a se stante da consegnare al Guiness dei primati la fotocamera 3d da record, nella speranza dei suoi realizzatori, potrebbe risultare utile per svelare enigmi della fisica. Ad esempio la combinazione di immagini tridimensionali e informazioni sulla polarizzazione potrebbe aiutare ad investigare il fenomeno della sonoluminescenza.
In questo fenomeno delle onde sonore sparate su un liquido generano delle bolle (l’immagine si riferisce proprio a un dispositivo per studiare questo fenomeno) che esplodendo emettono luce, dunque energia sonora trasformata in luce, evidentemente la temperatura all’interno della bolla sale talmente tanto da emettere luce, ma il processo è talmente veloce che in realtà non è mai stato possibile vedere cosa succede esattamente.
Roberto Todini