Il Partito Pirata islandese potrebbe essere sulla buona strada per vincere le elezioni in Islanda, in questo modo, un ex mucchio disordinato di attivisti internet potrebbe essere sul punto di ricevere una considerevole responsabilità sul il futuro del Paese.
Oggi, durante le elezioni politiche anticipate, dopo una vivace campagna svoltasi prevalentemente online, la coalizione dei Pirati, sarebbe sul punto di destituire il governo conservatore di Progressisti e Indipendenti implicato nel famoso scandalo dei Panama Papers.
Il partito è stato fondato meno di quattro anni fa e promette una piattaforma radicale. I suoi membri vogliono legalizzare le droghe e basare il proprio operato sulla tutela della privacy e la e la democrazia diretta.
La maggior parte dei sondaggi annunciano una loro vittoria, in questo caso si tratterebbe di un cambiamento radicale: una vittoria pirata nella terra dei vichinghi.
“Penso un possibile successo possa derivare dal fatto che ci siamo avvicinati alla politica in un modo nuovo”, ha detto il deputato del Partito Pirata Ásta Helgadóttir, “abbiamo cercato di concentrarci sui problemi reali, piuttosto che seguire alla cieca le solite idee continuamente proposte”.
I primi passi di questo partito risalgono al 2006, quando una figura che può essere facilmente accostata a Julian Assange di nome Rick Falkvinge fondò il Partito Pirata svedese, nel tentativo di abolire le leggi sul diritto d’autore su internet. Attualmente ci sono partiti pirata in più di 60 paesi – anche se prima di questo fine settimana nessuno ha mai minacciato di prendere un posto nel governo.
Proprio come in Svezia, la propaggine islandese è cresciuta da un gruppo di attivisti internet, non ha leader ufficiale ma la testa de-facto del partito è Birgitta Jónsdóttir, ex collaboratore di Wikileaks che ha scritto diversi libri di poesia. Il suo scopo principale è quello di coinvolgere gli islandesi molto di più nella creazione della democrazia del paese, spostando il potere lontano da ciò che vede come una élite politica incomprensibile.
“E ‘importante capire che il Partito Pirata non è qui per governare o addirittura essere al potere”, ha spiegato Helgadóttir, “al contrario, stiamo cercando di dare il potere, stiamo cercando di essere il Robin Hood della democrazia”.
I suoi membri insistono sul fatto che tutte le decisioni dovrebbero essere basate sulla reale volontà del popolo, piuttosto che sulle tradizioni religiose o culturali, da questo, nasce il loro impegno nel tentativo di legalizzare tutte le droghe. Inoltre, il partito vuole che tutte le informazioni del governo siano disponibili al pubblico.
Anche se la politica di questa piccola isola caratterizzata dalla neve e dai suoi vulcani può sembrare insignificante rispetto alla chiassosa corsa presidenziale degli Stati Uniti, l’ascesa del Partito Pirata islandese rispecchia una tendenza globale che vede gli elettori rifiutare il contesto politico.