Nella giornata di ieri, milioni di lavoratrici e lavoratori hanno rinunciato ad una giornata dei loro già magri salari per partecipare allo sciopero generale convocato da CGIL e UIL. Ad essi vanno la nostra solidarietà e quella fratellanza che unisce tutte e tutti coloro che decidono di lottare contro la montagna di ingiustizie sociali che colpiscono la società.
Lo sciopero ha inizialmente suscitato tutte le sorprese, le dissociazioni, le condanne dei partiti di governo e di Draghi, della Confindustria e della grande stampa, più confindustriale dei padroni stessi.
Poi la commissione anti scioperi lo ha ridimensionato usando quei veti su intere categorie, che finora le stesse CGILCISLUIL avevamo condiviso contro il sindacalismo di base e conflittuale.
Infine su di esso è calato il silenzio, la derubricazione ufficiale a fatto identitario e giuoco di ruolo. Il palazzo sta cercando di renderlo innocuo.
Il Presidente del Consiglio ha convocato lunedì prossimo sulle pensioni CGIL e UIL , assieme alla CISL, che non sciopera ma manifesta domani. Sulla nostra stessa piattaforma, ha dichiarato il segretario generale della UIL, aggiungendo che lunedì si ritroveranno tutti uniti come sempre.
Landini a sua volta ha corretto il tiro delle sue iniziali dichiarazioni, che sembravano addossare la colpa dello sciopero ai cattivi partiti che condizionerebbero negativamente il buon Draghi. Il segretario della CGIL ha rivendicato il carattere politico dello sciopero, che avrebbe lo scopo di far sentire la voce dei lavoratori e del popolo, ignorati dai palazzi della politica. Già ma una volta che quella voce si sarà sentita e che il potere avrà ancora una volta chiuso le sue orecchie, che si fa, si riprende come prima?
Qui sta la contraddittorietà di questa giornata di lotta. Da un lato essa è sembrata ed è stata presentata come un atto di rottura nei confronti del Governo nel nome dei diritti calpestati del lavoro, finalmente!
Dall’altro però viene ridotta a normale amministrazione sindacale di un conflitto destinato a chiudersi in breve.
Cosa chiedono infatti CGILCISLUIL , chi con lo sciopero, chi con la manifestazione di domani? Il blocco dei licenziamenti e delle delocalizzazioni, come fa la legge GKN già in discussione al senato? Il salario minimo a 10 euro come persino la UE confusamente suggerisce? Il blocco delle tariffe dei servizi e dei beni essenziali ? Misure vere contro la precarietà come l’abolizione del jobs act? Una vera tassa patrimoniale per redistribuire la ricchezza ? No nulla di tutto questo.
Solo la richiesta di abbassare l’età della pensione ha qualche concretezza, che subirà la verifica del prossimo incontro con Draghi. Per il resto la piattaforma confederale è solo un concentrato di raccomandazioni, senza proposte chiare e misurabili, alla fine riconducibile all’appello: ascoltateci di più.
La consistenza di una vertenza sindacale comincia da ciò che si rivendica. Non c’è niente che faccia arrabbiare padroni e controparti come una richiesta precisa e concreta. Perché lì o si tratta davvero o c’è la lotta. Viceversa quando le richieste sindacali sono discorsi fumosi , i padroni vanno a nozze perché sanno che alla fine ci si potrà intendere sul nulla.
Il sistema di relazioni sindacali che si è progressivamente affermato in questi anni, ha costruito una montagna di chiacchiere sopra la riduzione costante dei salari e dei diritti dei lavoratori, la peggiore tra tutti i paesi industriali più sviluppati. Ora la crisi sociale è dilagante e i padroni e le controparti hanno persino cominciato a risparmiare sulle parole degli accordi finti. Anni fa Whirlpool, GKN, Caterpillar, sarebbero state più prodighe di cortesia e finzioni, ora devono anche mostrare di essere dure, perché colpire i sindacati anche nella forma fa salire le quotazioni azionarie e gli utili.
Fu Sergio Marchionne undici anni fa ad inaugurare questa nuova via , in cui anche il sindacato, non solo i lavoratori, doveva essere umiliato. Poi ci sono stati Monti e Fornero, Renzi e infine Draghi.
Non risulta che la proclamazione dello sciopero da parte di CGIL e UIL si sia accompagnata ad una svolta di linea politica e comportamenti concreti. Anzi si proclama che si continuerà come sempre. E questo è il vero guaio.