La Francia e il Regno Unito stanno elaborando un piano militare per garantire la sicurezza dell’Ucraina e dell’Europa nel complesso scenario geopolitico attuale. Attraverso una strategia difensiva avanzata e missioni mirate, i due Paesi cercano di definire un nuovo equilibrio di potere, attraverso la “forza di rassicurazione”, indipendente dagli Stati Uniti. Le incognite però restano numerose, sia per le tensioni con Mosca sia per l’incertezza sulle future mosse di Washington.
Un piano europeo tra diplomazia e incertezze
La strategia europea per l’Ucraina si muove tra diplomazia, obiettivi militari e incertezze legate alle trattative segrete tra Donald Trump e Vladimir Putin. Al centro delle manovre vi è l’intento di rafforzare la sicurezza di Kiev e, indirettamente, dell’Europa intera. La Francia, guidata dal presidente Emmanuel Macron, coordina colloqui intensi con Downing Street e gli altri partner europei, inclusa l’Italia, per definire un progetto che possa garantire stabilità a lungo termine.
Il progetto della “forza di rassicurazione” si basa sull’invio di forze militari da parte dei Paesi europei. Le decisioni ancora non sono state prese: il Presidente Volodymyr Zelensky ha detto infatti che ci sono ancora poche risposte. In un contesto segnato da profonde divisioni geopolitiche, il piano è in continua evoluzione, influenzato dalle dinamiche internazionali e dalle relazioni transatlantiche. Si può capire però che lo scenario che si sta formando è basato su una nuova coalizione, le cui redini sono tenute dal Presidente francese Emmanuel Macron e il Primo Ministro britannico Keir Starmer.
La strategia del porcospino e il rafforzamento militare
Uno degli elementi centrali del progetto europeo riguarda, appunto, il rafforzamento delle forze armate ucraine. L’obiettivo è evitare che, in uno scenario postbellico, Kiev smantelli il proprio esercito, che attualmente conta 900 mila soldati, di cui 400 mila con esperienza diretta di combattimento. Parigi e Londra propongono un modello difensivo ispirato alla strategia israeliana, definito “strategia del porcospino”: una forza armata tecnologicamente avanzata, altamente addestrata e capace di dissuadere eventuali future aggressioni.
Per concretizzare questa visione, una delegazione franco-britannica sarà inviata a Kiev nei prossimi giorni per discutere con i vertici ucraini le dimensioni e le capacità da garantire nel lungo periodo, includendo forze di terra, navali e aeree. Nel frattempo, Parigi ha annunciato un nuovo pacchetto di aiuti militari da due miliardi di euro, comprendente missili terra-aria Mistral, carri armati Amx e munizioni, mentre il presidente ucraino Volodymyr Zelensky continua a fare pressione su Berlino per lo sblocco dei missili Taurus.
La controversa “forza di rassicurazione”
Uno degli aspetti più dibattuti del piano europeo è la creazione di una “forza di rassicurazione”: un contingente multinazionale da dispiegare in Ucraina dopo un cessate il fuoco completo. Questa forza avrebbe il compito di sostenere Kiev attraverso sorveglianza, consulenza, addestramento e supporto alla difesa aerea, oltre a garantire la sicurezza delle infrastrutture critiche.
Macron ha spiegato che l’eventuale dispiegamento del contingente avverrebbe su richiesta delle autorità ucraine, nelle aree più sensibili come il porto di Odessa, l’aeroporto di Leopoli e lungo il fiume Dnipro. Francia e Regno Unito, promotori della cosiddetta “coalizione dei volenterosi”, immaginano una missione esplorativa a Kiev per definire una mappatura dettagliata entro aprile.
Tra i potenziali partecipanti figurano, oltre a Francia e Regno Unito, Canada, Australia e diversi Paesi baltici e nordici. La posizione degli Stati Uniti resta ancora poco chiara, con l’inviato Steve Witkoff che ha definito la proposta «non realistica».
Missioni di monitoraggio e ruolo dell’ONU
Parallelamente, i ministri degli Esteri dei Paesi alleati stanno elaborando una proposta concreta per una missione di monitoraggio di un eventuale cessate il fuoco. Tra le opzioni valutate vi sono il coinvolgimento dell’OSCE, che però ha già fallito nel monitoraggio degli accordi di Minsk, oppure delle Nazioni Unite, con il rischio di un veto russo al Consiglio di Sicurezza. Italia e Germania spingono per una missione ONU che includa anche potenze come Cina, India e Brasile, al fine di rafforzare la legittimità del processo.
La linea del fronte da controllare, però, si estende per oltre 1.400 chilometri, rendendo il monitoraggio estremamente complesso. Anche l’idea di una missione militare che faccia base in Romania, sfruttando le strutture di comando della NATO, è stata discussa, ma richiederebbe un accordo ad hoc tra “volenterosi” e Alleanza atlantica.
Verso una NATO post-trumpiana?
Il progetto della forza di rassicurazione europea, sostenuto da Macron e dal leader britannico Keir Starmer, mira anche a ridisegnare il ruolo dell’Europa all’interno della NATO in un contesto post-trumpiano. L’idea è quella di tracciare un pilastro europeo della NATO, capace di agire in autonomia rispetto agli Stati Uniti. Francia e Regno Unito immaginano una missione coordinata dal CJEF (Combined Joint Expeditionary Force), il comando militare anglo-francese, con una copertura aerea che richiederebbe comunque la collaborazione americana.
Questa visione è parte di una strategia più ampia, definita da Macron come “pace attraverso la forza”, che trova eco nelle richieste di Zelensky. L’obiettivo ultimo della forza di rassicurazione è infatti quello di agire come “un deterrente dalle potenziali aggressioni russe”. Tuttavia, la proposta non gode di unanimità tra i partner europei e le regole d’ingaggio restano ambigue, aumentando i rischi di un’escalation.
Critiche e reazioni internazionali
La proposta franco-britannica ha suscitato reazioni contrastanti. Da Mosca, la portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova, ha accusato Londra e Parigi di voler mascherare un intervento militare in Ucraina come una missione di mantenimento della pace. Anche i fedelissimi di Putin hanno criticato l’iniziativa, sostenendo che i “volenterosi” stiano cercando di giustificare il riarmo e la militarizzazione dell’Europa.
Sul fronte statunitense, il silenzio di Trump sulle dichiarazioni europee potrebbe celare futuri sviluppi nelle trattative tra Washington e Mosca. Macron, dal canto suo, ha definito «paradossale» l’aumento dei dazi americani proprio mentre gli Stati Uniti chiedono più sforzi europei in ambito difensivo.
L’ambizioso piano europeo per l’Ucraina è dunque ancora in fase di definizione, ma il suo successo dipenderà dalla capacità di conciliare le diverse posizioni dei partner internazionali e di evitare una frattura insanabile tra l’Unione Europea e gli Stati Uniti. Nel frattempo, le tensioni sul campo e le trattative geopolitiche continuano a influenzare il fragile equilibrio tra pace e guerra nell’Europa dell’Est.