Il Forum dei Popoli Liberi post-Russia è stato dichiarato organizzazione terroristica

La Russia designa il Forum dei Popoli Liberi post-Russia come organizzazione terroristica

La Corte suprema russa ha dichiarato il Forum dei Popoli Liberi post-Russia organizzazione terroristica

Nella giornata di venerdì 22 novembre, la Corte suprema della Federazione Russa ha designato il Forum dei Popoli Liberi post-Russia come organizzazione terroristica, in quella che rappresenta l’ultima mossa del Cremlino per colpire le comunità indigene del paese. Secondo il comunicato rilasciato sul sito del Procuratore generale della Federazione, l’accusa è di fomentare il separatismo nelle regioni russe.

Il Forum dei Popoli Liberi post-Russia è una piattaforma registrata in Polonia istituita nel 2022. Secondo la Corte suprema russa, consiste di 172 gruppi organizzati su base regionale e nazionale. Tra quelle citate nel comunicato figurano il Partito Repubblicano Baltico, Ingria Libera, il Congresso dei Popoli del Caucaso del Nord, la Fondazione Jacuzia Libera e la Confederazione dell’Estremo Oriente.

Secondo le autorità russe, il Forum è guidato da leader di movimenti ritenuti secessionisti che vivono all’estero, il cui obiettivo è quello di frammentare la Federazione in stati separati subordinati all’influenza di paesi ostili. Promuove inoltre la partecipazione alle ostilità contro la Russia delle forze armate ucraine, commettendo sabotaggi e facilitando attività terroristiche.

Il comunicato afferma che il Forum opera tramite le 172 “divisioni strutturali”, offrendo supporto informativo e promuovendo idee antirusse circa la secessione illegale dei territori della Federazione. In seguito alla designazione di organizzazione terroristica, l’appartenenza o l’associazione con il gruppo è perseguibile penalmente sotto la legge antiterrorismo russa.

Il Forum dei Popoli Liberi post-Russia era già stato riconosciuto come organizzazione indesiderata dal Procuratore generale del Paese nel marzo 2023, in quanto ritenuto una minaccia per l’ordine costituzionale del Paese e la sua sicurezza. La Corte suprema aveva inoltre accusato il Forum di diffondere informazioni false sull’”operazione speciale” in Ucraina.

Cos’è esattamente il Forum dei Popoli Liberi post-Russia

Il Forum dei Popoli Liberi post-Russia si autodefinisce una piattaforma per l’analisi, la comunicazione e la discussione il cui scopo è la decolonizzazione e la liberazione dall’imperialismo del Cremlino. Al posto della Federazione Russa come la si conosce oggi, il Forum propone di creare uno spazio post-russo pacifico che permetta la creazione di nuove entità geopolitiche indipendenti dal potere moscovita.

Il gruppo è stato fondato dall’imprenditore ucraino Oleg Magaletsky, che si ritiene essere uno dei maggiori sponsor, e Ruslan Gabbasov, attivista baschiro e già fondatore di Bashkort, organizzazione bandita in Russia nel 2020 con l’accusa di estremismo.

Nello specifico, gli obiettivi del Forum sono cinque. Innanzitutto, la ricostruzione e la trasformazione strutturale della Russia in uno scenario post-Putin, che favorisca la transizione pacifica da un regime autoritario e imperialista a un insieme di nazioni libere, indipendenti e democratiche, in grado di garantire standard di vita più elevati e una pace sostenibile nelle regioni euroasiatiche.

In secondo luogo, la decolonizzazione del paese, affinché le regioni indigene possano godere del diritto all’autodeterminazione. La “deputinizzazione” e denazificazione dell’élite russa e la possibilità di investigare sui crimini commessi nei confronti delle minoranze etniche del paese. La demilitarizzazione e denuclearizzazione della Russia. Infine, cambiamenti economici e sociali con la possibilità per ciascuno stato indipendente di scegliere quale forma di governo adottare.

Il fine ultimo del Forum è la creazione di 41 entità stataliindipendenti, libere e sviluppate”.

La designazione del Forum dei Popoli Liberi post-Russia è stata criticata dagli oppositori del regime come una mossa volta a colpire le popolazioni non-russe, tanto più che non vi sono prove concrete del legame tra tutte le 172 organizzazioni indigene e il Forum. Molte non ne fanno parte e tantomeno si descrivono come movimenti nazionalisti separatisti. Solamente alcune si dedicano ad azioni di sabotaggio e, mentre altre hanno invocato operazioni di guerriglia sul territorio russo, non ci sono prove di partecipazione in attacchi terroristici.



La designazione di “organizzazione terroristica” come ultima manovra per colpire le minoranze etniche

Il presidente russo Vladimir Putin ha spesso reiterato il concetto di Russia come un paese multietnico e multiconfessionale la cui forza risiede nella diversità della comune madrepatria. Al di là dei discorsi ufficiali, la situazione è, però, ben diversa. La grande varietà etnica e religiosa della Russia è stata generalmente fonte di instabilità e preoccupazione tanto per il potere zarista che sovietico, e lo stesso vale per la Russia di Putin.

Il paese ospita al suo interno 193 gruppi etnici, che rappresentano il 22% della popolazione del paese. Ad oggi, nessun movimento indigeno ha abbastanza forza per convincere il governo russo a discutere di maggior autonomia o addirittura secessione. Tuttavia, l’ipotesi di una disgregazione dello Stato russo è una preoccupazione costante del potere moscovita.

A partire dalla seconda guerra cecena, combattuta tra il 1999 e il 2009, il Cremlino ha adottato una serie di politiche mirate a minare il sistema federalista del Paese, centralizzare il potere e integrare quanto più possibile le comunità non-russe.

Nel 2015 è stata istituita l’Agenzia federale per gli affari etnici e successivamente introdotto un registro dei rappresentanti delle comunità indigene. Politiche repressive sono state adottate, incluse restrizioni sull’insegnamento delle lingue native e il loro utilizzo in spazi pubblici. Oltre a ciò, nei primi mesi dell’invasione ucraina, il numero di coscritti tra le popolazioni non-russe è risultato essere in proporzione considerevolmente maggiore e, a due anni e mezzo dall’inizio del conflitto, il tasso di feriti e deceduti tra le repubbliche etniche rimaneva ancora più alto che in altre regioni.

Dall’inizio della guerra in Ucraina nel febbraio del 2022, il governo russo ha intensificato gli sforzi per tenere sotto controllo le regioni con una forte presenza di comunità native. A luglio del 2024, Mosca ha inserito 54 gruppi indigeni nella lista di organizzazioni estremiste, sulla base della loro appartenenza a ciò che il Cremlino definisce “movimento antirusso separatista”.

Il mese successivo, la Russia si è inoltre ritirata dalla Convenzione per la protezione delle minoranze nazionali. Adottata dal Consiglio d’Europa nel 1994 e ratificata dal governo russo di Boris El’cin nel 1996, rappresenta il trattato multilaterale più comprensivo in materia di protezione delle minoranze nazionali.

Oltre a questo, il Parlamento russo sta tuttora discutendo una riforma dei governi locali che contribuirà a centralizzare ulteriormente il potere nelle mani del governo centrale di Mosca. La legge, proposta da Putin nel 2020, verrà votata entro la fine del 2024.

In sostanza, la decisione della Corte suprema russa di dichiarare il Forum dei Popoli Liberi un’organizzazione terroristica sembrerebbe principalmente servire lo scopo di colpire indiscriminatamente i gruppi indigeni del paese, inserendosi nel più ampio tentativo del regime russo di scongiurare ogni tentativo delle repubbliche etniche, presunto o concreto, di ottenere una maggiore autonomia e, eventualmente, l’indipendenza.

Lorenzo Asquini

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