Ci hanno insegnato, da sempre, a credere che il talento, se supportato da una certa tenacia, conduca al successo. Come se la forza di volontà e la perseveranza fossero valori portanti del successo stesso, inteso come raggiungimento di obiettivi professionali ed economici. Un paradigma meritocratico che domina largamente nella cultura occidentale che si basa sulla competizione e sulla convinzione che il successo sia dovuto a qualità personali come talento e intelligenza. Quest’ultime, unite a sforzi e capacità di valutare assunzione di rischi, sono il segreto del successo. Qualche volta, per lo più scherzando, si ammette che anche la fortuna svolge un ruolo importante ma si tende comunque a sottovalutare l’importanza delle forze esterne nelle storie delle persone che “ce l’hanno fatta”.
La matematica in aiuto degli ‘sfigati’
Finalmente un modello matematico elaborato da tre studiosi dell’Università di Catania ridona giustizia agli animi abbattuti, a cui magari il talento non è bastato. I fisici Alessandro Pluchino e Andrea Rapisarda e l’economista Alessio Emanuele Biondo hanno sviluppato il modello matematico Talent Vs Lucky basandosi su rigorose statistiche e simulando carriere nell’arco di 40 anni.
Secondo questo studio rivoluzionario la fortuna non solo esiste, ma è anche capace di condizionare la nostra vita più di qualsivoglia dote naturale. I mediocri, che sono numericamente molti di più dei talentuosi, spesso hanno la meglio. È una questione matematica: la buona sorte ha più possibilità di agire su quella platea molto più numerosa.
Dimostrano, per la precisione, che se è pur vero che un certo grado di talento sia necessario per avere successo nella vita, quasi mai le persone più talentuose raggiungono i picchi più alti. Al contrario, sono spesso sorpassate da individui mediocri ma sensibilmente più fortunati.
Alcuni esempi
Qualche esempio di fortuna? Le persone che hanno un nome semplice da pronunciare vengono giudicati meglio. Il suono del cognome e il mese di nascita influenzano la probabilità di ricoprire incarichi di alto livello. Entrando ancora più nello specifico scopriamo anche che i cognomi che iniziano con le prime lettere dell’alfabeto hanno più possibilità di avere successo nelle pubblicazioni scientifiche.
La curva della ricchezza e dell’intelligenza
Lo scheletro portante di questa ricerca è basato su due curve. Quella dell’intelligenza e del talento (a forma gaussiana, ovvero la maggior parte delle persone hanno capacità nella media) e quella della ricchezza (che rivela tanti poveri e pochissimi ricchi). A scombussolare la combinazione di queste due curve c’è la fortuna. A parte questo, diamo anche per scontato il paese e l’anno di nascita, la famiglia d’origine e molti altri fattori.
Gli sfigati possono tirare un gran sospiro di sollievo. In fondo anche Van Gogh è morto povero.
Attenzione però, spiegano i tre studiosi:
…il messaggio che emerge non è che il talento e l’impegno professionale non contino e non vadano coltivati. Anzi, si dovrebbe fare tutto il possibile per scoprire e sviluppare i propri punti di forza. Il talento è infatti una condizione spesso necessaria per ottenere affermazioni professionali ma purtroppo raramente è sufficiente.
Marta Migliardi