Forma versus materia: l’arte di Venanzo Crocetti

Venanzo Crocetti

Artista intenso, dedito alla scultura, che tinge il suo repertorio di una ricerca costante, instancabile verso la réalisation. Processo inteso come un cammino verso la resa del reale nell’ambito formale. Il focus è la verità insita nella frammentarietà del visibile.

Il monito di Crocetti è la frase di Rilke: “L’artista deve spingersi all’estremo. Ma una volta che siamo giunti a questo confine, che cosa troviamo se non la grandiosa ansietà dell’inconciliabile tra forma e materia?”. La questione posta in questo interrogativo, retorico, rileva la tensione di cui sono dotati gli artisti verso la sintesi tra forma e sostanza e la relativa conclusione dell’impossibilità di una risoluzione definitiva.

Le sue sculture posseggono l’impronta stilistica di Manzù, l’eterogeneità della struttura ha una sua compattezza visiva globale. Ad esempio in “Giovane donna” e “Donna al fiume” il bronzo dona un’aura grezza alle opere caratterizzandole con una certa severità, ieraticità. Un primitivismo di fondo dona un tono solenne che copre le seppure evidenti irregolarità formali.
Crocetti assembla entrambi gli aspetti scultorei espressionisti e classicheggianti e sebbene persegua la ricerca della verità non costringe a un’unica soluzione stilistica.

L’artista coglie e accoglie entrambe le sfumature del reale e non. Utilizza marmo e bronzo principalmente, con la ferma intenzione di ricreare la plasticità degli oggetti e soggetti rappresentati. L’apporto della natura e della storia è imprescindibile nelle sue opere come si può notare in “Lotta dei cavalli”. L’arte deve appellarsi e riprodurre il vero.

L’artista è incline a una geometrizzazione degli oggetti rappresentati per conferire un’immagine di compiutezza. La fisicità è alleggerita da un sapiente utilizzo dei materiali scultorei che avvolgono le figure in una stentorea dolcezza, in un’atmosfera senza tempo né luogo.

In “Dormiente” il braccio lascivo, morbido, e la bocca socchiusa, conferiscono un’indolenza tipica del figurativismo di primo Novecento, in questo caso commisto della rudezza del materiale utilizzato (gesso), poco lavorato, che danno l’idea di una volontà di innovazione rispetto a una purezza consacrata da artisti come Wildt.

Costanza Marana

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