I Food Tour: la nuova frontiera del turismo

Fonte: Do Eat Better

Se sei un viaggiatore alla ricerca di autenticità e ti piace mangiare bene, Daniele e Isabella hanno ideato ciò che fa al caso tuo, il “paradiso del turista buongustaio” e l’hanno chiamato Do Eat Better: grazie ai loro Food Tour è infatti possibile scoprire i segreti gastronomici delle città.

food tourAccompagnati da una “guida” rigorosamente locale, fondamentale per sentirsi nel posto giusto al momento giusto, in poco più di tre ore il turista è in grado di orientarsi per la città con la pancia piena delle delizie tradizionali del posto.

Daniele, 35 anni e una laurea in economia, e Isabella, 30 anni e avvocato, ci raccontano tutto sui Food Tour.

Come è nata questa idea?

Nasce come start-up genovese grazie a tre ragazzi che condividono un’unica missione: investire sul territorio per valorizzarlo. Inizialmente, con notevoli sforzi economici, creano una applicazione grazie alla quale è possibile condividere e trovare i piatti più buoni di una determinata regione. Prima della loro creazione non esisteva un sistema per rintracciare i singoli piatti, il famoso Tripadvisor permette infatti di cercare solo i ristoranti, ma questo non vuol dire rendere le persone in grado di trovare il piatto giusto. Grazie alle preferenze degli utenti elaborate dall’applicazione, insieme alla vera conoscenza del territorio e la voglia di far vivere l’esperienza locale, i tre arrivano all’idea dei Food Tour.

Poco dopo per via di problemi interni il gruppo si scioglie e Daniele rimane solo…o quasi. Conosce Isabella, una ragazza brillante che sposa immediatamente il suo progetto iniziando come guida gastronomica:

Ero appena rientrata da un’esperienza all’estero. Il motivo che mi ha convinta a imbarcarmi in questa avventura imprenditoriale per Genova è stato il desiderio di dare vita alla mia città. L’obiettivo si è poi espanso a livello italiano, la cosa che mi ha dato più soddisfazione è stata l’idea di dare lavoro a molte persone che come noi condividono questo obiettivo.

Come funzionano i food tour?

 

Basta effettuare la prenotazione sul sito Do Eat Better Experience ed il gioco è fatto. In 3 ore/ 3 ore e mezza i turisti visitano 5 diversi ristoranti o locali insieme ad un accompagnatore strettamente del posto. Daniele ci spiega:

“Esistono già idee simili, quello che rende speciali i nostri food tour sono le modalità e il formato: normalmente i tour gastronomici contemplano degli assaggi e si trovano solo nelle grandi città turistiche. In questo caso, il tour è un vero e proprio pasto itinerante studiato partendo dallo stuzzichino per aprire lo stomaco, passando per primi, secondi e finendo sempre con un bel dessert. Tutti customizzati a seconda delle tradizioni gastronomiche locali. La nostra filosofia è focalizzata sull’intento di scegliere le vere eccellenze della cucina italiana e dargli valore. Anche i più avvezzi a questo modo di conoscere le realtà locali rimangono felicemente sorpresi dell’esperienza autentica che proponiamo.”

Come scegliete i locali nei quali portare i turisti?

D: “I locali che scegliamo non sono famosi, non si trovano quasi mai sulle guide turistiche. Spesso nelle città italiane, dove sono molti i ristoranti che offrono prodotti tipici, i locali meno commerciali sono in realtà quelli più autentici ma solo la gente del posto li conosce e i turisti raramente sono in grado di raggiungerli. Grazie ad una rete di persone conosciute e partner fidati è stato possibile creare circuiti davvero validi. Anche quando apriamo nuovi tour in altre città ci affidiamo a persone del posto che siano in grado di eseguire lo stesso lavoro che abbiamo fatto noi nella nostra città.”




Come scegliete i vostri accompagnatori gastronomici?

Molti si aspettano dei tour passivi e noiosi. Ed è proprio qui che Daniele e Isabella hanno capito come fare la differenza. Daniele spiega:

“Sicuramente la guida deve padroneggiare un ottimo inglese, per sostenere conversazioni non basiche con i turisti internazionali. Quello che però ritengo sia fondamentale è che siano persone che abbiano voglia di fare, condividere e adattarsi, che trovino gusto nello scambiare opinioni e che si divertano durante il tour. Come in molti altri lavori, non devono essere i soldi a spingere a questa professione. Se non ti piace e lo fai male è facile accorgersene. Bisogna sentirsi a proprio agio e capace di essere protagonista, colui o colei che dà forma alla giornata.”

Isabella, che ha iniziato come accompagnatrice ed ha istruito poi tutte le altre, aggiunge: “L’accompagnatore gastronomico condivide con te il suo patrimonio culturale che deriva dal bagaglio personale dell’essere nato qui. Non è un ruolo facile ma le persone che lavorano con noi sono persone fidate e il successo viene proprio da loro: un collaboratore soddisfatto rende un cliente soddisfatto”. Entrambi sono molto attenti al benessere dei loro dipendenti, conoscono tutti personalmente e sono sempre aperti a spiegazioni, discussioni, nuove idee e, perché no, anche a feste aziendali. L’importanza di credere nelle persone è sicuramente uno dei segreti del loro business.

In che città sono attivi i vostri food tour?

Entrambi, con orgoglio: “Dalla Sicilia al Veneto. La prima città è stata ovviamente Genova, ora siamo anche a Verona, Pisa, La Spezia, Torino, Savona, Palermo, Milano, Roma, Bologna, Napoli, Firenze”.

Ancora qualche mese e conquisteranno molte altre tappe, basti pensare che la start-up ha iniziato solo a Marzo 2017 e ad oggi conta tra i 30 e i 40 collaboratori. Il successo dell’idea è indiscusso, il posizionamento del sito Do Eat Better sui motori di ricerca parla da se, come pure le recensioni su Tripadvisor: una media di 5 stelle su tutte le città. Un ottimo risultato per un’impresa nata da appena un anno.

I food tour possono considerarsi un modo sostenibile di fare turismo?

Daniele risponde:

“Sicuramente attingiamo anche dal turismo di massa, come i croceristi, ma la maggior parte dei nostri turisti sono viaggiatori organizzati che scelgono attentamente le loro mete. Si tratta quindi spesso di visitatori consapevoli, ed è per questo che molto raramente incappiamo in problemi. Inoltre, nel caso delle piccole città si visita tutto il centro, delle grandi città una grande parte, perché i tour avvengono sempre a piedi, a passo d’uomo, seguendo il ritmo delle persone. Grazie a questo ritmo l’esperienza viene vissuta in modo molto più profondo che non stando seduti su un bus o seguendo passivamente una guida turistica senza poter intervenire. Condividere il momento del pranzo o della cena dà modo alle persone di interagire, facendole sentire parte integrante e partecipi della buona riuscita del tour. I gruppi sono sempre mediamente piccoli, massimo dieci persone, per creare un’esperienza autentica e mantenere buoni rapporti con i locali e ristoratori. Questa scelta permette il crearsi di scambi e molto spesso rapporti di amicizia tra persone provenienti da tutte le parti del mondo.”

Quali novità avete in serbo per il futuro?

Attualmente abbiamo creato delle gift card affinché le persone possano regalarsi questa esperienza da condividere o da provare in solitaria. Inoltre stiamo stringendo delle partnership con altre realtà regionali affinché le persone vivano anche la cooking experience, ovvero possano essere in grado di cucinare ciò che hanno assaggiato durante i tour. Per noi è importante che le persone capiscano il valore dell’uso di un ingrediente piuttosto che un altro, che percepiscano il momento del pasto come un momento di tranquillità, raccoglimento e condivisione. Infine, a seguito di numerose richieste, i turisti avranno presto la possibilità di acquistare i prodotti locali che gli invieremo una volta tornati a casa.

Insomma, un servizio completo, divertente, sostenibile e umano. Turisti da tutto il mondo e con culture diverse si trovano d’accordo: Do Eat Better è un’esperienza che arricchisce ed è bello pensare che sia proprio il cibo a rompere le barriere culturali. coi Food Tour i viaggiatori saranno quindi soddisfatti e…sazi!

Annalisa Ramos

Exit mobile version