Attraverso il Netflix’s Fund for Creative Equity (Fondo Netflix per la Creatività Inclusiva) la piattaforma di streaming ha deciso di dare il suo contributo per cambiare la rappresentazione delle minoranze sui media. Se la rappresentazione femminile, quella della comunità LGBTQIA+ e quella delle comunità razzializzate hanno fatto un balzo in avanti grazie all’impegno della piattaforma, non si può dire lo stesso per quella della disabilità.
Per le minoranze la rappresentazione è fondamentale. Molte persone non hanno contatti diretti con la diversità, ma solo con la sua rappresentazione mediatica. Per questo la diversificazione dei prodotti culturali, di massa e non, è estremamente importante per promuovere una conoscenza reale del prossimo, del diverso da sé.
Se non mi vedi non esisto
Tutti amiamo immedesimarci nelle storie che ascoltiamo e guardiamo. Il potere della narrazione è conosciuto da millenni come forma di guarigione, insegnamento, comprensione dell’altro, stimolo all’empatia. Ma cosa succede se le storie che ascoltiamo e guardiamo ci presentano personaggi simili tra loro e sempre diversi da noi? Cosa succede se sono sempre gli altri a raccontare le nostre storie, a dipingerci come ci immaginano ma mai come siamo realmente?
Per decenni i prodotti culturali di massa hanno narrato le gesta di un protagonista standardizzato: spesso maschio, quasi sempre bianco, eterosessuale, dal corpo conforme e di bell’aspetto. La ragione risiede, in buona parte, nel fatto che gli stessi autori e registi appartenevano a quel determinato gruppo sociale che, lo ricordiamo, è solo uno dei tanti possibili all’interno dello spettro della viariabilità umana.
Tutti gli altri gruppi sono stati esclusi dal racconto oppure rappresentati attraverso stereotipi, sempre e solo in un unico modo, spesso macchiettistico e caricaturale. Gli stereotipi veicolati dai media hanno infettato la società, contribuendo alla formazione di pregiudizi e conseguenti discriminazioni.
Negli ultimi anni le cose sono cambiate soprattutto grazie alle piattaforme di streaming come Netflix. Nelle ampie librerie di contenuti delle piattaforme trovano sempre più spazio storie di soggettività diverse, rappresentazioni più aderenti alla realtà, narrazioni che escono dagli stereotipi.
Fondo Netflix per la Creatività Inclusiva, cos’è e a cosa serve
Il Fondo Netflix per la Creatività Inclusiva nasce nel 2021 dalla consapevolezza dell’importanza della rappresentazione. Il colosso dello streaming ha investito 100 milioni di dollari per diversificare i suoi contenuti promuovendo l’inclusione di registi e sceneggiatori appartenenti a gruppi sottorappresentati.
Nei primi anni del progetto ha raggiunto risultati importanti nell’inclusione delle donne davanti e dietro alla cinepresa, delle comunità razzializzate e di quelle LGBTQIA+. Per sua stessa ammissione però, c’è ancora tanto da fare per aumentare la visibilità delle persone con disabilità sugli schermi e ancora di più la loro inclusione nei progetti creativi.
Ritrarre la disabilità
Uno studio sugli autori statunitensi ha mostrato uno scenario desolante: meno dell’1% si identifica come disabile e il 97% ha dichiarato di non aver lavorato con qualcuno che aveva una qualche forma di disabilità. Nella popolazione generale degli Stati Uniti d’America la percentuale di persone disabili è invece sopra il 20%.
I risultati si vedono sugli schermi: nel 2021 nemmeno una serie Netflix aveva un protagonista disabile, solo 2 serie su 100 avevano nel cast almeno una persona disabile, ma raramente il ruolo era “parlante” con almeno una battuta. I film hanno fatto leggermente meglio con un 7,7% di pellicole con un protagonista con disabilità.
La soluzione: The Visionary Fellowship
Per colmare il vuoto che il Fondo Netflix per la Creatività Inclusiva non è riuscito a riempire, Netflix ha deciso di collaborare con Inevitable Foundation (associazione non-profit attiva nella rappresentazione della disabilità sui media).
Dalla collaborazione tra le due realtà è nata la borsa The Visionary Felloship, un finanziamento di 55 mila dollari per ogni partecipante. È un programma di un anno diretto a registi e sceneggiatori con disabilità affinché realizzino un cortometraggio con il supporto di tecnici esperti. L’obiettivo è di affiancare i creativi per tutto il processo così da permettergli di migliorare le proprie tecniche, di fare rete e debuttare nell’ambiente professionale per un eventuale lungometraggio.
Le domande per la partecipazione verranno ammesse fino a fine luglio e i corti saranno pronti per il pubblico nel 2025. In un mondo in cui la rappresentazione mediatica influisce profondamente sulla percezione della realtà, iniziative come queste sono cruciali. Non resta che aspettare le nuove storie che ci faranno compagnia e ci mostreranno i mondi degli altri.