Nel cuore della Sicilia, nella cittadina di Paternò, tre nuovi murales sono apparsi a coprire le facciate di tre edifici popolari. Realizzate grazie all’iniziativa della Fondazione Federico II, queste opere d’arte urbana rappresentano un tributo a figure storiche che hanno dedicato la loro vita alla lotta contro la mafia, celebrando la memoria di chi ha fatto della legalità e della giustizia un esempio per le future generazioni. Gli artisti siciliani Ligama, Alberto Ruce e Chiara Abramo, con il loro talento e impegno, hanno dato vita a tre murales che offrono un’immagine visiva della battaglia tra il bene e il male, proponendo l’arte come strumento educativo e di promozione della cultura della legalità.
Le opere e il loro significato simbolico
Le opere, commissionate nell’ambito del progetto intitolato Le strade da seguire, mirano a diffondere un messaggio profondo: il valore della lotta per la giustizia e la determinazione contro il crimine organizzato devono rimanere impressi nelle menti e nei cuori dei cittadini, soprattutto dei giovani. Le tre opere, inaugurate dal presidente della Fondazione Federico II, Gaetano Galvagno, alla presenza degli artisti e di Bernardo Mattarella, figlio dell’ex presidente della Regione Siciliana Piersanti Mattarella, vogliono essere un invito a percorrere la strada del cambiamento e della resilienza alla mafia.
Tra i murales, ognuno con uno stile unico, troviamo:
“L’Ulivo Bianco, Piersanti Mattarella” – Creato dall’artista Ligama, questo murale raffigura il volto del presidente della Regione Siciliana Piersanti Mattarella, assassinato dalla mafia nel 1980. Attorno al suo volto sono stati aggiunti dei ramoscelli di ulivo, simbolo di pace e resistenza, in un’iconografia che rappresenta il coraggio civile. Mattarella, con la sua determinazione e il suo sacrificio, viene così celebrato come una figura di straordinaria integrità morale, offrendo un messaggio di speranza e ricordando quanto sia importante resistere alla violenza della mafia.
“Legalità” – L’opera di Alberto Ruce presenta una donna bendata, simbolo della giustizia, accompagnata da un falco, il cui nome ricorda foneticamente quello di Giovanni Falcone, il magistrato che ha combattuto senza sosta contro il potere mafioso fino al tragico attentato che gli costò la vita nel 1992. In questo murale, il falco simboleggia la fermezza e la vigilanza della giustizia, indicando una guida ideale per coloro che cercano verità e integrità, anche nelle situazioni più pericolose e compromesse.
“Quale futuro lasciamo ai nostri figli” – Infine, Chiara Abramo ha realizzato un’opera che rappresenta un giovane che tiene tra le mani un cuore di terra, da cui spuntano un ficodindia e un ficus: due piante simboliche che richiamano l’albero Falcone, piantato in onore del giudice ucciso, e incarnano la forza vitale della Sicilia. Il titolo dell’opera è un chiaro interrogativo che stimola una riflessione profonda sulle responsabilità attuali e future della società civile nella costruzione di un mondo più giusto e sicuro per le generazioni a venire.
L’arte urbana come veicolo di memoria e coscienza collettiva
L’iniziativa della Fondazione Federico II rappresenta non solo un omaggio ai personaggi che hanno dedicato la loro vita alla lotta antimafia, ma anche una strategia di valorizzazione territoriale. L’arte urbana viene proposta come uno strumento per rigenerare luoghi e promuovere una nuova identità, basata sui principi di legalità e solidarietà. Il progetto è destinato a espandersi in altre città siciliane, come Gela, e prevede di trasformare tutta l’isola in un percorso artistico dedicato agli “eroi della legalità”.
Le dichiarazioni del presidente della Fondazione Federico II
Gaetano Galvagno, nel giorno dell’inaugurazione, ha sottolineato il significato dell’iniziativa, definendola “un progetto ambizioso” volto a diffondere una cultura della memoria attraverso l’arte. Ha dichiarato che il progetto si propone di contrapporsi alla tendenza attuale di “esaltare figure di boss mafiosi nelle serie televisive”, che spesso finiscono per glorificare comportamenti criminali e distorcere il ricordo di coloro che hanno sacrificato la vita per la giustizia. Galvagno ha anche evidenziato l’importanza di creare “modelli e idoli positivi” per i giovani, facendo dell’arte un motore di rigenerazione culturale e turistica per i territori colpiti dal fenomeno mafioso.
Il potenziale educativo dell’arte: educare i giovani alla legalità
Il messaggio di educazione civica e di promozione della legalità trova nelle opere di Paternò un forte strumento visivo e simbolico. Le immagini dei murales, immediatamente comprensibili e cariche di significato, mirano a coinvolgere il pubblico, trasmettendo valori di giustizia, onore e rispetto. Per molti giovani, infatti, queste opere rappresentano una possibilità di avvicinarsi alla storia dei grandi protagonisti della lotta antimafia e di comprendere l’importanza della resistenza contro la criminalità organizzata.
Come sottolineato da Galvagno, uno degli obiettivi principali è quello di utilizzare l’arte non solo per “abbellire” i muri di una città, ma per valorizzare e trasformare gli spazi pubblici in luoghi di riflessione e sensibilizzazione sociale. L’iniziativa “Le strade da seguire” è pensata per fare in modo che la memoria degli eroi antimafia diventi patrimonio collettivo e sia continuamente presente nella vita quotidiana dei cittadini.
Un percorso per tutta la Sicilia: un tributo agli “eroi della legalità”
L’intenzione della Fondazione Federico II è quella di espandere il progetto su scala regionale, creando una vera e propria via dell’arte e degli eroi che, partendo da Paternò, si estenderà in tutta la Sicilia. Questo percorso si propone non solo di omaggiare le figure simbolo della lotta contro la mafia, ma anche di offrire una nuova opportunità turistica che si distingua per il suo contenuto etico e culturale. In un’isola che spesso è stata vittima delle ingiustizie della criminalità organizzata, questo progetto rappresenta una rinascita e un rinnovamento, creando un legame diretto tra i luoghi e le storie delle persone che li hanno difesi.