FOMO: la depressione è sui Social Network

Sono sempre di più i giovani che soffrono di ansia e depressione a causa dei social network. A dimostrarlo è uno studio condotto dall‘Australian Psycological Society che ha esaminato l’effetto dei social sul benessere. Gli adolescenti controllano costantemente lo status degli amici, perché pervasi da “un’ansia sociale” denominata FOMO, Fear Of Missing Out, tradotto alla lettera vorrebbe dire “paura di perderselo”, paura di essere tagliati fuori, che gli altri stiano facendo qualcosa di importante, paura di non vivere al meglio. Si tratta di un disordine psicologico generato dall’utilizzo eccessivo della tecnologia.

FOMO è una realtà consolidata. Vi è una concordanza molto forte fra le ore trascorse su tecnologia digitale e più alti livelli di stress e di depressione“, dichiara il rapporto dello studio.

Quante volte abbiamo visto amici o conoscenti premere, proprio come se fosse un tic nervoso, il tasto del proprio smartphone senza che abbiano ricevuto notifiche? Quante volte l’abbiamo fatto noi stessi?

FOMO è un disturbo nato contemporaneamente alla nascita della società, gli uomini ne soffrono da sempre, l’ansia di mancato coinvolgimento, del resto, è parecchio comprensibile per degli esseri che appartengono ad una comunità, ma adesso si tratta di un vero e proprio fenomeno virale.

Sono stati svolti vari esperimenti sociali per dare delle cifre a questo caso, ecco qui di seguito i risultati.

La fascia d’età maggiormente colpita è quella dei giovani dal 16 ai 35 anni, prevalentemente di sesso maschile.

Più del 60% ha difficoltà ad addormentarsi una volta passate in rassegna le varie piattaforme su internet, eppure una persona su due dichiara di ricorrervi per “calmare i nervi”.

Oltre il 50% dei partecipanti ha dichiarato di sentirsi preoccupato, ansioso o geloso dopo aver scoperto da foto o status di essere stato tagliato fuori da qualche attività.

Un utente medio controlla lo smartphone circa 150 volte al giorno, una volta ogni 6 minuti, senza che ci sia una reale necessità.

Il dato più sconcertante afferma che sono in aumento gli individui che controllano la posta e i loro profili come prima cosa appena svegli, ogni mattina, non per lavoro, ma per essere al corrente di ciò che fanno gli altri.

La sociologa americana Marta Beck nell’articolo intitolato “3 Strategies to beat your fear of missing out” sostiene che “se qualcuno nella storia è mai morto di FOMO, quella è Emily Dickinson, un’agorafobica che ha vissuto in un mondo virtuale senza lasciare mai la sua casa. Ma ancora oggi milioni di persone leggono le sue poesie, che raccontano la vita in maniera incomparabile”.

Se proprio non si vuole uscire dal suolo nazionale, anche Giacomo Leopardi, che dalla biblioteca di casa sua osservava il Sabato del Villaggio, amava segretamente Silvia, osservava silensiosamente tutto quello che avveniva attorno a lui, probabilmente soffriva di FOMO.

La causa maggiore di tutta questa “sofferenza” potrebbe essere il tentativo da parte di chiunque di ostentare il proprio stile di vita, ma spesso è solo una ”maschera” per guadagnare consensi e perché no, anche dissensi. Su internet si può far credere qualunque cosa, bisogna essere in grado di attribuire la giusta importanza alle notizie che ci giungono.

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