Esiste un termine, coniato dall’imprenditore e studioso statunitense Patrick McGinnis, che descrive la sensazione di ansia che ci assale quando, confrontandoci con la vita degli altri, proviamo gelosia e sentiamo di star perdendo occasioni ed esperienze indimenticabili: FOMO, Fear of missing out, fenomeno diffuso soprattutto tra i più giovani e amplificato dai social media, i quali, come vetrine di una strada commerciale, espongono i migliori “prodotti” che le persone hanno da offrire: le esperienze di vita. Queste esperienze, condivise tramite post e storie, hanno l’obiettivo di catturare l’approvazione degli altri utenti.
La fine dell’anno rappresenta uno dei momenti più delicati per chi soffre di FOMO. L’inizio del nuovo anno ci porta a fare i conti con ciò che abbiamo realizzato nel corso dei dodici mesi precedenti e a stilare dei buoni propositi per quelli successivi. Per chi si trova in condizioni finanziarie, fisiche e mentali non ottimali reggere il confronto con chi fa sfoggio di successi e obiettivi raggiunti può scatenare ansia, frustrazione e senso di inadeguatezza.
Capodanno in cifre: le spese degli italiani per la serata perfetta
La notte di San Silvestro e le settimane (se non addirittura mesi) che accompagnano l’organizzazione dei festeggiamenti di Capodanno generano ansia e stress nella maggior parte delle persone: mettere in piedi la serata perfetta è quasi imperativo, e il mondo del consumo ci offre un’apparente infinità di scelte tra cui optare per rendere indimenticabile l’attesa della mezzanotte. Il denominatore comune, che si scelga di trascorrere la serata in casa di fronte a una tavola imbandita o al ristorante in mezzo a festoni e balli di gruppo, è uno solo: spendere.
Secondo i dati elaborati dal Centro studi di Confcooperative, quest’anno la spesa totale degli italiani per il cenone è di 3,2 miliardi, un incremento rispetto agli anni precedenti. L’unica fascia di età in cui si registra invece una tendenza al risparmio è quella tra i 35 e i 44 anni; non stupisce che i lavoratori più deboli, alle prese con stipendi bassi e spese ingenti, come quelle del mutuo o del primo figlio, non abbiano la possibilità di investire grandi somme per festeggiare il Capodanno.
Oltre i social media: l’effetto del consumismo sull’esperienza sociale
Il termine FOMO è stato introdotto con particolare riferimento alle conseguenze psicologiche legate all’uso dei social media: l’esposizione costante a foto e video altrui, che mostrano vite perfette e momenti felici, alimenta il confronto sociale, inducendoci a pensare che le esperienze degli altri siano più gratificanti e interessanti delle nostre.
Tuttavia, pensare che i social media siano l’unica causa della FOMO significa focalizzarsi sul particolare e perdere di vista la complessità del fenomeno. Come analizzato nel libro Il secolo dei consumi di Stefano Cavazza ed Emanuela Scarpellini, che riporta l’analisi di sociologi come Horkheimer, Adorno e Marcuse, ci ritroviamo immersi in una società dove le possibilità sembrano infinite, e la nostra incapacità di adattarci ad esse ci fa sentire costantemente inadeguati.
L’industria culturale crea bisogni artificiali, portandoci a pensare che la felicità si compri e che potremo raggiungere il massimo stadio di benessere soltanto dopo aver acquistato un determinato prodotto, prenotato un viaggio o una cena al ristorante, partecipato a una festa. In quest’ottica, il Capodanno rappresenta una perfetta esperienza di consumo, dove i bisogni di ognuno di noi vengono messi in secondo piano, e l’infinita possibilità di scelte che la società ci offre si rivela una mera illusione: non possiamo davvero scegliere cosa vogliamo fare e come vogliamo trascorrere questa serata, le nostre decisioni, per essere considerati insider, devono necessariamente avvenire all’interno del perimetro delineato dal consumo.
Che tu rimanga a casa con gli amici a rimpinzarti di cibo e a guardare i concertoni sulle principali emittenti televisive, che tu vada in discoteca o parta per una meta estera, qualsiasi cosa tu decida di fare, devi consumare. E, dopo aver consumato, dovrai sentirti insoddisfatto e pensare che avresti potuto compiere una scelta diversa. Forse stare a casa davanti alla TV ti è sembrato noioso, ballare fino alle 6 del mattino sotto casa è stato troppo faticoso, o, all’estero, ti è mancata la compagnia degli amici.
In definitiva, l’obiettivo è creare un circolo vizioso di sensi di colpa, che ci spinga a cercare continuamente nuove esperienze di consumo, nel vano tentativo di raggiungere una felicità fugace e illusoria.
La FOMO e gli effetti sulle persone più fragili
In quanto strumento di consolidamento del modello capitalistico, gli effetti della FOMO sono più deleteri nei confronti delle fasce di popolazione più deboli. Le persone in condizioni economiche svantaggiate affrontano, durante tutto l’anno, una serie di difficoltà che hanno nel Capodanno il loro culmine.
Anzitutto, il reddito percepito non permette a tutte le famiglie di poter spendere denaro per cenoni e feste, e questo può portare a due conseguenze, entrambe negative: la tristezza e la rabbia per l’impossibilità di trascorrere una serata speciale, oppure la decisione di spendere comunque quel denaro, consapevoli delle rinunce che si dovranno affrontare nelle settimane successive per compensare la spesa. Un’indagine svolta da Facile.it evidenzia che l’1% degli intervistati si è indebitato per sostenere i costi del Capodanno 2025.
Anche chi dovrà lavorare la notte di San Silvestro, senza potersi permettere le ferie, come il personale di ristorazione o gli operatori sanitari, potrebbe vivere le conseguenze negative della FOMO. Alla categoria dei lavoratori a turni si aggiunge quella dei lavoratori non residenti: coloro che non devono lavorare la notte di Capodanno potrebbero avere comunque difficoltà a raggiungere il loro luogo di origine, e l’impossibilità di trascorrere questa festività in compagnia dei propri affetti potrebbe alimentare la solitudine e la frustrazione derivante dal timore di perdersi qualcosa.
Gli effetti negativi della FOMO possono risultare particolarmente gravi per chi vive in condizioni di difficoltà mentale e fisica, o per chi ha familiari in tali situazioni. Ansia sociale, depressione, malattie croniche o disturbi alimentari possono trasformare quelli che vengono presentati come festeggiamenti fantastici in un incubo. E chi decide di non celebrare Capodanno per tutelarsi o semplicemente perché non ne ha le forze viene sommerso da un bombardamento mediatico che trasmette un messaggio chiaro: se non festeggi, sei un outsider.
Individuare soluzioni e vie d’uscita dalla FOMO non è semplice. Come abbiamo visto, si tratta di uno degli innumerevoli bracci del capitalismo, e staccarne uno senza danneggiare l’intero sistema non risolve il problema. Tuttavia, esistono alcune strategie che possiamo adottare per proteggere la nostra salute mentale durante questo periodo.
Prendersi una pausa dai social media può essere una buona idea. Ridurre l’esposizione ai contenuti di questi giorni non solo ci protegge dall’insoddisfazione di non star passando un Capodanno tanto ‘cool’ quanto quello delle persone che seguiamo sui social, ma anche dall’ansia e dalla frustrazione generate dalle liste di buoni propositi che influencer e altri pubblicano online. Leggere obiettivi di vita ambiziosi, che, per motivi finanziari e personali, sappiamo di non poter raggiungere entro la fine del prossimo anno, può farci sentire inadeguati e colpevoli.
È importante riconoscere i nostri limiti senza considerarli come una colpa personale, ma piuttosto utilizzarli come occasione per riflettere criticamente sul sistema che li alimenta.