“Folle affanno. Cronache del contagio” di Pedro Lemebel pare un album di ricordi di una famiglia allargata i cui membri condividono le difficoltà e i soprusi della vita. L’autore, con dolcezza e irriverenza, immerge il lettore in una dimensione temporale e spaziale a lui quasi sconosciuta.
Le locas come simbolo della libertà
Le locas, come l’autore stesso definisce le pazze dive di quartiere, vivono alternando la sofferenza con la gioia, usata per nascondere quel gran vuoto causato dalla povertà a cui sono costrette a vivere. “Folle affanno”, pubblicato da Edicola Ediciones nel Marzo 2022, è un inno ad essere se stessi, nonostante gli ostacoli e i pregiudizi che possono incombere su categorie che ancora oggi fanno fatica ad ottenere protezione.
Il Cile di “Folle affanno” tra gli anni ’70 e ’80: la forza delle locas e l’incubo dell’ AIDS
La realtà di cui parla Pedro Lemebel , il Cile, è ben lontana dal mondo occidentale. Niente estetica capitalistica, tipica degli Stati Uniti degli anni ’70 e ’80. Non c’è spazio per il divertimento fine a se stesso. Se ad ogni azione corrisponde una conseguenza, le locas devono guardarsi sempre le spalle, per evitare cattivi incontri o brutte sorprese. Tra di loro si instaura un sentimento di amicizia che non ha eguali. Il lettore non può non commuoversi leggendo le storie delle dive che si attaccano alla vita con tutta la forza possibile, sfruttando ogni momento e ogni piacere che essa ha da offrire.
Lemebel in “Folle Affanno” sceglie un lessico semplice, comprensibile, in cui la dolcezza si lega con l’irriverenza. Alcuni termini, che possono sembrare offensivi, improvvisamente si caricano di un affetto sconfinato, che si trasforma in ammirazione. Attraverso le parole tratta un tema delicato, ancora oggi tabù per molti: l’AIDS. Tuttavia, chi ne è affetto, viene dipinto come un eroe, che riesce a guardare la vita dritta negli occhi anche se questa lo sta via via abbandonando. Sono anni in cui l’AIDS sembra colpire solo precise categorie, per cui chi ne era affetto, per il governo e la società, meritava di soccombere. Ma l’amore, spesso, va oltre lo stigma, così come il desiderio di sentirsi liberi.
La forza delle locas
Il mito dei negozi di marca americana, le discoteche, le feste e i lustrini sono la cornice colorata di un quadro tetro che è la quotidianità. Se non fosse per il legame che si instaura tra le protagoniste, ciascuna di queste rischierebbe di lasciarsi alla deriva. La solitudine è l’unica cosa che la loca teme, per questo si circonda di altre regine proletarie come lei, che soffrono dello stesso incessante desiderio di evasione. Nonostante la povertà, la dittatura e il rammarico di essere nate nel posto sbagliato al momento sbagliato, le eroine di Lemebel non si arrendono. Anche se nel loro cuore c’è l’inverno, la follia va vissuta fino in fondo senza alcun rimpianto.
Il mito americano
“Folle affanno” raccoglie tante storie di tante vite diverse. Ogni loca vive un suo dramma, che sia la povertà, la famiglia da mantenere, la solitudine che la corrode o l’abbandono da parte dei cari. La sofferenza di ciascuna si allevia attraverso gli incontri fugaci, la passione di una notte, le feste e i balli in discoteca. La loca va dove può esprimere la sua artistica eccentricità. Le giornate scorrono lentamente attraverso la visione di immagini tratte dai giornali che riportano lo scintillio delle star hollywoodiane, da Madonna a Elizabeth Taylor. La bellezza patinata spinge le nostre eroine all’emulazione che sfocia nell’invidia. Le locas desiderano essere come loro: belle, intoccabili e dannatamente felici.
Il privilegio occidentale
La realtà fatta di censura, povertà e dittatura del Cile si scontra così con l’immagine patinata occidentale, le cui libertà rendono la vita di chi ne fa parte, appetibile. Questo è uno dei temi cari all’autore, ovvero il divario incolmabile tra il “mondo civilizzato” e il ” mondo indigeno”. Lemebel grida ad alta voce le ingiustizie che il Cile, e altri paesi dell’ America Latina, sono costretti a subire. Parla di una mancata rivendicazione, di un’ inesistente emancipazione sessuale che ha costretto la comunità LGBTQ+ a vivere nell’ombra, vergognandosi di se stessa. L’autore definisce l’emancipazione avviata dal 1968 estranea alla realtà latina, lasciando che il potere occidentale dettasse legge su cosa è o non è accettabile. Gli Stati Uniti in particolare, ha estetizzato l’omosessualità attraverso le riviste di moda e i “gay parade” internazionali, declinandola in uno strumento di potere. In questo panorama allegramente ipocrita, la voce esterna al potere occidentale, come quella indigena, viene strozzata.
Un romanzo che fa riflettere
Un manifesto, una lettera scritta a cuore aperto. Questo è “Folle Affanno”. Un testamento, pubblicato , composto da trentaquattro storie che implicitamente molte persone hanno lasciato a Lemebel, affinché potesse raccoglierle realizzando un romanzo volto a sensibilizzare e ad aprire gli occhi di chi, consapevole o no, vive nel privilegio.
Giulia Poggiali