Ancora fiamme e ancora morti. Questa volta accade a Foggia e a morire è un giovane gambiano
Foggia, nella notte divampa un rogo in una baracca del ghetto di Borgo Mezzanone: un agglomerato abusivo sorto a pochi chilometri da Foggia. A morire fra le fiamme di quel rogo un giovane gambiano di 26 anni.
La vittima si chiamerebbe Samara Saho. Secondo quanto riferito da alcuni suoi amici, anche loro residenti nella baraccopoli, il giovane vendeva vestiti nella baracca in cui si è sviluppato il rogo. Il 26enne era fino a poco tempo fa ospite del Cara – il Centro Richiedenti Asilo – ubicato affianco alla baraccopoli abusiva. Il giovane era da qualche mese irregolare: non era infatti stata accolta la sua richiesta di asilo.
Gli investigatori stanno però compiendo accertamenti sulla effettiva identità della vittima e sulla causa che avrebbe scatenato l’incendio. Infatti, le cause non sono ancora del tutto certe. L’incendio potrebbe però essere nato per un corto circuito partito da uno dei tantissimi allacci abusivi alla corrente elettrica che si trovano nella baraccopoli. La baracca era costituita prevalentemente da lamiere e legno.
Ed ora gli inquirenti dovranno accertare se il giovane sia morto nel sonno a causa dei fumi sprigionati dall’incendio o per altre cause. Il ragazzo è stato ritrovato steso a terra quasi completamento carbonizzato. E’ probabile che nei prossimi giorni venga disposta un’autopsia per accertare le cause del decesso
Sotto shock
un amico del giovane morto questa notte e che ancora sconvolto per il rogo divampato nei pressi di Foggia, rivolge un appello “ al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella e a papa Francesco, affinché ci aiutino”. Muhammed Mboob, questo il nome dell’amico del giovane gambiano, che racconta “ ieri sera ero con lui, ero con mio fratello. Oggi mi sono svegliato e senza neppure lavarmi il viso sono corso qui tra le baracche perché ho saputo che era morto” . E prosegue il 21 enne “Oggi è morto un mio amico. Ho già perso due miei amici tra le fiamme”. “Noi veniamo qui in Italia perché vogliamo lavorare – dice il giovane ragazzo – Non vogliamo fare del male. Non possiamo vivere così. In queste baracche dove si rischia di morire. Vogliamo lavorare e vivere come uomini non come capre”.
Mentre il presidente della commissione antimafia, Nicola Morra, commenta così la morte del giovane nel ghetto: ” Ogni morte ci appartiene, ci rattrista, sempre se siamo una società civile che sente il dovere di prendersi cura di tutti e soprattutto dei più deboli“.
Salvini: ” I grandi insediamenti sono un problema”
“La tragedia – così commenta il rogo nei pressi di Foggia, il ministro dell’Interno – conferma che i grandi insediamenti di stranieri, legali e abusivi che abbiamo ereditato dalla sinistra erano e sono un problema”. Così come le baracche di San Ferdinando dove, ricorda il vicepremier, vi erano ” fino a 3mila persone”.
Continua la propaganda del ministro che rammenta che adesso “nel Cara ci sono meno di 150 ospiti, nel 2017 erano circa 1.600 e recentemente abbiamo cominciato ad abbattere l’insediamento abusivo nato nei dintorni dove sono gravitate fino a 4mila persone. Non solo – dice ancora il ministro – abbiamo chiuso i grandi centri di accoglienza veneti a Cona e Bagnoli e stiamo azzerando le presenze a Mineo” . Conclude ” Abbiamo il dovere di riportare sicurezza, ordine e legalità continuando con i controlli, gli sgomberi e i progressivi svuotamenti “.
Ancora una volta per il ministro dell’Interno esiste una sola parola: ordine. Forse dovrebbe ricordarsi che sicurezza e legalità non hanno nulla a che fare col decoro, ma bensì con il rispetto della vita umana.
Francesca Peracchio